Gli incontri settimanali nel periodo di Avvento tra i giovani della diocesi di Parma
e il loro vescovo, mons. Solmi. Intervista con don Paolo Salvadori
L'Avvento e i "martedì del vescovo". Per i giovani diocesi di Parma, queste settimane
di preparazione al Natale sono scandite dall'incontro settimanale con il loro vescovo,
mons. Enrico Solmi, incentrati sul tema della responsabilità. Una iniziativa che il
sacerdote responsabile della Pastorale giovanile della diocesi, don Paolo Salvadori,
descrive al microfono di Federico Piana:
R. - Sono
incontri che il nostro vescovo ha lanciato dall’anno scorso per i giovani, per mettersi
con loro in ascolto della Parola di Dio e per mettere noi in loro ascolto, cioè per
dare loro lo spazio di parlare, di dialogare e fare domande.
D.
- Perché il vescovo ha deciso proprio di aprire a un ascolto così particolareggiato?
R.
- Anzitutto, perché tutti dobbiamo metterci in ascolto della Parola di Dio e il vescovo
è stato il primo. Quest’anno, nella sua lettera pastorale, ha iniziato dicendo: “Pensando
a voi mi viene facile collegarvi ad una ragazza, Maria, che un giorno come tutti gli
altri ha avuto la vita cambiata dall’incontro con il Signore”. Dunque, ascoltare la
Parola di Dio e poi mettersi in ascolto dei giovani, con il desiderio di crescere
con loro e assieme a loro, e anche di farli crescere, di dare loro l’occasione di
dire ciò che hanno nel cuore, di porre le domande grandi che portano dentro, per le
quali tante volte nessuno dà loro lo spazio se non, spesso, nella banalità di un quotidiano,
nelle notizie che circolano normalmente e che di solito mettono in luce solo il negativo.
E allora proviamo a conoscere questi giovani, a vedere con loro che cosa sta nascendo.
D.
- Lei, don Paolo, ha detto recentemente che questi incontri sono nati anche per liberare
i giovani. In che senso?
R. - Noi siamo convinti
che i giovani abbiano un grande potenziale, però dipende da cosa ne fanno. Sono il
futuro, ma questo futuro va curato, bisogna prenderlo sul serio. Bisogna incontrare
i giovani perché, se non li si conosce, restano molte volte dei pregiudizi di fronte
ai loro atteggiamenti, che evidentemente sono atteggiamenti di gente che cerca la
propria autonomia e che cerca di differenziarsi dalle generazioni che li hanno preceduti.
Quindi, si tratta di un grande potenziale che intendiamo "liberare" nel senso più
bello, nel senso di dire: “Portate a compimento quello che di bello c’è nella vostra
vita”.
D. - Perché avete scelto proprio il periodo
di Avvento per fare questi incontri di catechesi?
R.
- Li facciamo in Avvento e in Quaresima. Sono tempi "forti" e quindi anche il clima
di preghiera che avvolge questi momenti liturgici della Chiesa penso sia un aiuto.
L’Avvento, poi, è una preparazione: è sempre un momento in un certo senso penitenziale
e quindi un momento in cui si offre un tempo prezioso per la propria crescita spirituale,
per il proprio rinnovamento spirituale.
D. - Quindi,
spazio anche alla speranza, non solo alla penitenza, don Paolo...
R.
- La speranza e anche la gioia contraddistinguono l’Avvento cristiano e contraddistinguono
le letture che ascoltiamo ogni domenica in questo periodo. Certamente, è un clima
che invita tutti a fare qualcosa di più per prepararsi, per crescere nell’attesa del
Signore che viene. (Montaggio a cura di Maria Brigini)