Circensi e fieranti: la sfida dell’accoglienza per la comunità cristiana. Se ne parlerà
in congresso da venerdì prossimo in Vaticano
Il grande valore educativo e pedagogico dell’arte circense viene sottolineato dall’arcivescovo
Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti
ed itineranti, nel documento che aprirà i lavori del Congresso dei direttori nazionali
della pastorale dei circensi e lunaparkisti, che sarà ospitato in Vaticano venerdì
e sabato prossimi, 11 e 12 dicembre. Servizio di Roberta Gisotti: Quasi
un secolo e mezzo fa partiva in Belgio, nel 1868, "Action Roulotte", la prima forma
di attività pastorale rivolta ai circensi e ai fieranti. In Italia, gli inizi furono
a Padova nel 1924. Quindi l’istituzione nel 1970 della Pontificia Commissione per
la Pastorale delle Migrazioni e del Turismo, elevata poi a Consiglio per i Migranti
e gli Itineranti. Un percorso ricordato da mons. Agostino Marchetto,
attraverso le tappe segnate dai congressi internazionali per mettere in comune le
esperienze di sacerdoti ed operatori dedicati a questo particolare servizio ecclesiale,
come spiega il presule al microfono di Fabio Colagrande: "Una
delle caratteristiche del mondo dei circhi e delle fiere è la mobilità. Si stima che,
in media, un circo cambi il luogo di sosta ogni settimana. Questi continui spostamenti
e una certa provvisorietà di vita non permettono così ai circensi e ai fieranti di
usufruire della pastorale ordinaria che viene offerta ai fedeli nelle parrocchie". Purtroppo, lamenta mons. Marchetto, gli operatori a tempo pieno
in questo settore sono pochi, a fronte di nuove sfide come globalizzazione, nuove
tecnologie di comunicazione e d’informazione e stili di vita e di consumo. “Processi
- sottolinea il presule - che si ripercuotono negativamente sulla dimensione economica
dei circensi e fieranti, e non di rado anche su quella umana e religiosa, sui rapporti
interpersonali, sul rispetto della dignità, sul credo religioso”. "Certamente,
il cappellano da solo non può rispondere alle sfide pastorali che ciò comporta. L’attenzione
specifica ai circensi e fieranti richiede comunque alla comunità cristiana maggior
coinvolgimento di tutte le persone e realtà ecclesiali, come diocesi, parrocchie,
istituti religiosi, movimenti, ecc.". Così, “l’accoglienza e
l’ospitalità che le parrocchie riserveranno a circensi e fieranti potranno essere
- auspica mons. Marchetto - di sprone anche alla società civile per praticare una
maggiore attenzione e apertura verso queste persone”. Del resto, il mondo dei circhi,
delle fiere e dei lunapark “ha codici di cultura e di tradizione degne di considerazione
e rispetto”. Tra le priorità di questo rinnovato impegno pastorale
mons. Marchetto evidenzia alcuni ambiti: la famiglia, il significato della festa,
l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, l’istruzione di bambini e ragazzi e la formazione
professionale dei giovani circensi e fieranti, sostenuta, quest'ultima, negli ultimi
anni dall’Unione Europea e da varie organizzazioni circensi, attraverso progetti di
educazione a distanza, per scongiurare rischi di esclusione sociale. L’arcivescovo
Marchetto conclude con accenti positivi di fede e speranza, laddove evidenzia il grande
valore educativo e pedagogico dell’arte circense, oggi riconosciuto in campo sociale
per favorire responsabilità e socialità, tanto da proporla negli ospedali, nelle scuole
e nei centri sociali giovanili, dove si sperimentano clowneria, giocoleria, acrobatica,
oltre alla comicoterapia.