2009-12-09 15:32:30

Circensi e fieranti: la sfida dell’accoglienza per la comunità cristiana. Se ne parlerà in congresso da venerdì prossimo in Vaticano


Il grande valore educativo e pedagogico dell’arte circense viene sottolineato dall’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti ed itineranti, nel documento che aprirà i lavori del Congresso dei direttori nazionali della pastorale dei circensi e lunaparkisti, che sarà ospitato in Vaticano venerdì e sabato prossimi, 11 e 12 dicembre. Servizio di Roberta Gisotti: RealAudioMP3
 
Quasi un secolo e mezzo fa partiva in Belgio, nel 1868, "Action Roulotte", la prima forma di attività pastorale rivolta ai circensi e ai fieranti. In Italia, gli inizi furono a Padova nel 1924. Quindi l’istituzione nel 1970 della Pontificia Commissione per la Pastorale delle Migrazioni e del Turismo, elevata poi a Consiglio per i Migranti e gli Itineranti. Un percorso ricordato da mons. Agostino Marchetto, attraverso le tappe segnate dai congressi internazionali per mettere in comune le esperienze di sacerdoti ed operatori dedicati a questo particolare servizio ecclesiale, come spiega il presule al microfono di Fabio Colagrande:
 
"Una delle caratteristiche del mondo dei circhi e delle fiere è la mobilità. Si stima che, in media, un circo cambi il luogo di sosta ogni settimana. Questi continui spostamenti e una certa provvisorietà di vita non permettono così ai circensi e ai fieranti di usufruire della pastorale ordinaria che viene offerta ai fedeli nelle parrocchie".
 
Purtroppo, lamenta mons. Marchetto, gli operatori a tempo pieno in questo settore sono pochi, a fronte di nuove sfide come globalizzazione, nuove tecnologie di comunicazione e d’informazione e stili di vita e di consumo. “Processi - sottolinea il presule - che si ripercuotono negativamente sulla dimensione economica dei circensi e fieranti, e non di rado anche su quella umana e religiosa, sui rapporti interpersonali, sul rispetto della dignità, sul credo religioso”.
 
"Certamente, il cappellano da solo non può rispondere alle sfide pastorali che ciò comporta. L’attenzione specifica ai circensi e fieranti richiede comunque alla comunità cristiana maggior coinvolgimento di tutte le persone e realtà ecclesiali, come diocesi, parrocchie, istituti religiosi, movimenti, ecc.".
 
Così, “l’accoglienza e l’ospitalità che le parrocchie riserveranno a circensi e fieranti potranno essere - auspica mons. Marchetto - di sprone anche alla società civile per praticare una maggiore attenzione e apertura verso queste persone”. Del resto, il mondo dei circhi, delle fiere e dei lunapark “ha codici di cultura e di tradizione degne di considerazione e rispetto”.
 
Tra le priorità di questo rinnovato impegno pastorale mons. Marchetto evidenzia alcuni ambiti: la famiglia, il significato della festa, l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, l’istruzione di bambini e ragazzi e la formazione professionale dei giovani circensi e fieranti, sostenuta, quest'ultima, negli ultimi anni dall’Unione Europea e da varie organizzazioni circensi, attraverso progetti di educazione a distanza, per scongiurare rischi di esclusione sociale.
 
L’arcivescovo Marchetto conclude con accenti positivi di fede e speranza, laddove evidenzia il grande valore educativo e pedagogico dell’arte circense, oggi riconosciuto in campo sociale per favorire responsabilità e socialità, tanto da proporla negli ospedali, nelle scuole e nei centri sociali giovanili, dove si sperimentano clowneria, giocoleria, acrobatica, oltre alla comicoterapia.







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