2009-12-08 15:02:05

Tensione a Teheran il giorno dopo la manifestazione degli studenti: si parla di feriti e di arresti ma è difficile avere notizie


L’opposizione iraniana è tornata in piazza ieri a Teheran nella Giornata degli Studenti. Incidenti nei pressi della maggiore università della capitale sono stati segnalati da diversi testimoni, secondo i quali la polizia avrebbe fatto anche uso di gas lacrimogeni, sparando in aria per disperdere i dimostranti. Incerto il bilancio dei feriti e degli arresti. Ma quale il significato della protesta nel Paese? Linda Giannattasio lo ha chiesto a Riccardo Redaelli, docente di geopolitica presso l’Università Cattolica di Milano.RealAudioMP3

R. – La protesta è contro gli acclarati brogli elettorali da parte del presidente Ahmadinejad. Non dobbiamo dimenticare che in Iran, fino a queste elezioni, c’era stato sempre un sufficiente grado di rispetto da parte del regime nei riguardi del volere popolare. Questa è stata una manipolazione molto forte che ha innescato le proteste di una società civile tra le più mature di tutto il Medio Oriente. E’ il tentativo di negare ad un regime, che ha manipolato fortemente i risultati, la normalizzazione. Va detto che la società internazionale non sta aiutando molto questi studenti: è ossessionata solo dagli accordi sul nucleare e quindi ha messo in secondo piano la manipolazione dei risultati elettorali da parte del regime.

 
D. – Ahmadinejad viene contestato anche per la difficile situazione del Paese dal punto di vista economico, per esempio sul fronte dell’occupazione …

 
R. – Sì. Ahmadinejad è stato non solo un ultra-radicale, ma anche un populista la cui politica economica ha avuto effetti disastrosi proprio sulle classi sociali a reddito fisso e medio-basse, le stesse che diceva di voler aiutare.

 
D. – Le donne sono ancora il simbolo di questa protesta?

 
R. – Non solo sono un simbolo, ma sono anche uno dei motori! Non dimentichiamo che in Iran, più del 60 per cento degli studenti universitari sono donne. Le donne sono molto più integrate nella società, nonostante il chador, rispetto a quanto avvenga nel mondo arabo. Quindi, le donne iraniane hanno, da un lato, una rabbia, un senso di frustrazione per le limitazioni cui sono sottoposte; dall’altro, hanno anche la possibilità di meglio accedere alle parti pubbliche della società e quindi è più visibile la loro presenza e le loro manifestazioni.

 
D. – Cosa succederà, ora? La repressione come andrà avanti?

 
R – Pasdaran, “Bassige”, radicali, ultra-conservatori non si fermano nell’uso della violenza nelle carceri, fra gli arrestati; o nell’intimidazione, la cacciata degli studenti dalle università che quindi rovina la loro possibilità di sviluppo umano e professionale …







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