Nel giorno in cui si annunciano le prossime elezioni in Iraq, oltre 100 morti a Baghdad
per diversi attentati
È di 112 morti e 500 feriti il pesantissimo bilancio ancora provvisorio di cinque
autobombe fatte esplodere a Baghdad. Si tratta di uno dei più sanguinosi attacchi
dalla caduta del regime di Saddam nel 2003, portato a termine all’indomani dell’approvazione
della nuova legge elettorale e nel giorno in cui il presidente Talabani ha annunciato
la data delle elezioni politiche. Il servizio di Marco Guerra:
Cinque
auto bomba esplose in rapida successione colpiscono altrettanti obiettivi Baghdad.
La dinamica e il bilancio dell’attacco sono gli stessi delle altre carneficine che
hanno scosso il cuore della capitale irachena negli ultimi anni. Nel mirino della
prima esplosione il quartiere Dora. Poi, nell'arco di pochi minuti, sono avvenute
le altre: un'autobomba è esplosa davanti al ministero degli interni; un'altra nei
pressi di un ufficio giudiziario, un'altra ancora nei pressi della storica università
al Mustansiriya. Infine, la quinta esplosione nel distretto commerciale di piazza
al Rusafi. La giornata più sanguinosa degli ultimi tempi arriva non caso a poco
più di 24 ore dall’accordo faticosamente raggiunto in Parlamento sulla legge che dovrà
essere applicata per le elezioni legislative, fissate per il 6 marzo proprio oggi
dal presidente Talabani. La scena politica vede infatti ancora una volta lo scontro
tra la maggioranza sciita e la minoranza sunnita impegnata ad emendare la legge elettorale.
Dal canto loro le autorità militari statunitensi avevano ammonito sulla possibilità
di una nuova ondata di attentati con l'approssimarsi dell'appuntamento con le urne. Pakistan
attentati Nuova fiammata di violenza in Pakistan. Almeno 12 persone sono morte
e 18 sono rimaste ferite nell’attentato che ha colpito la sede dei servizi segreti,
nella città di Multan, nel Punjab pachistano. Secondo la polizia, un pick-up imbottito
d'esplosivo è saltato in aria provocando la carneficina. Un altro attentato, con ordigni
esplosivi attivati a distanza, è stato portato a termine contro un posto di blocco
militare nell'area di Qasim Bela. Le squadre di soccorso hanno trasferito in ospedale
numerosi feriti.
Iran, manifestazioni opposizione Resta alta la tensione
a Teheran all’indomani delle nuove manifestazioni di piazza dell’opposizione nella
Giornata degli Studenti. Secondo alcuni testimoni l’università oggi è di nuovo circondata
dalle milizie basiji, rispondendo agli ordini del governo che ha annunciato di non
voler mostrare “alcuna pietà” nei confronti dei dimostranti. Ieri la polizia avrebbe
fatto anche uso di gas lacrimogeni, sparando in aria per disperdere la folla. Incerto
il bilancio dei feriti e degli arresti. Ma quale il significato della protesta nel
Paese? Linda Giannattasio lo ha chiesto a Riccardo Redaelli, docente
di geopolitica presso l’Università Cattolica di Milano:
R. – La protesta
è contro gli acclarati brogli elettorali da parte del presidente Ahmadinejad. Non
dobbiamo dimenticare che in Iran, fino a queste elezioni, c’era stato sempre un sufficiente
grado di rispetto da parte del regime nei riguardi del volere popolare. Questa è stata
una manipolazione molto forte che ha innescato le proteste di una società civile,
tra le più mature di tutto il Medio Oriente. E’ il tentativo di negare ad un regime,
che ha manipolato fortemente i risultati, la normalizzazione. Va detto che la società
internazionale non sta aiutando molto questi studenti, dato che è ossessionata solo
dagli accordi sul nucleare e quindi ha messo in secondo piano la manipolazione dei
risultati elettorali da parte del regime.
D. – Ahmadinejad
viene contestato anche per la difficile situazione del Paese dal punto di vista economico,
per esempio sul fronte dell’occupazione …
R. – Sì.
Ahmadinejad è stato non solo un ultra-radicale, ma anche un populista la cui politica
economica ha avuto effetti disastrosi proprio sulle classi sociali a reddito fisso
e medio-basse, le stesse che diceva di voler aiutare.
D.
– Le donne sono ancora il simbolo di questa protesta?
R.
– Non solo sono un simbolo, ma sono anche uno dei motori! Non dimentichiamo che in
Iran, più del 60 per cento degli studenti universitari sono donne. Le donne sono molto
più integrate nella società, nonostante il chador, rispetto a quanto avvenga nel mondo
arabo. Quindi, le donne iraniane hanno, da un lato, una rabbia, un senso di frustrazione
per le limitazioni a cui sono sottoposte; dall’altro, hanno anche la possibilità di
meglio accedere alle parti pubbliche della società e quindi è più visibile la loro
presenza e le loro manifestazioni.
D. – Cosa succederà,
ora? La repressione come andrà avanti?
R – Pasdaran,
“Bassige”, radicali, ultra-conservatori non si fermano di fronte all’uso della violenza
nelle carceri, fra gli arrestati; l’intimidazione, la cacciata degli studenti dalle
università che quindi rovina la loro possibilità di sviluppo umano e professionale.
Afghanistan
strategia militare Il segretario alla Difesa statunitense, Robert Gates, è
giunto stamani a Kabul per illustrare i termini della nuova strategia militare dell'amministrazione
Obama. Al centro dei colloqui con il presidente afghano Karzai vi sono in particolare
“i temi dell'addestramento delle forze di sicurezza afghane e del loro futuro ruolo
guida, il processo di riconciliazione e il ristabilimento della pace”. Dal canto suo
Karzai ha già detto che l’Afghanistan avrà bisogno di risorse finanziarie per “almeno
altri 15 o 20 anni” prima di poter garantire da solo la sicurezza interna.
Ue
su Medio Oriente Gerusalemme deve essere la capitale dello Stato israeliano
e del futuro Stato palestinese. È quanto affermato nel testo adottato dal consiglio
dei Ministri degli Esteri dell'Unione Europea. Alla menzione si sono opposti soprattutto
Italia, Germania, Repubblica Ceca e Ungheria che “guardano con preoccupazione ad un’interferenza
europea sugli esiti del negoziato” tra le parti.
Al Qaeda rivendica rapimento
occidentali Al-Qaeda del Maghreb islamico (Aqmi) ha rivendicato il rapimento
di un cittadino francese e di tre cooperanti spagnoli, sequestrati a fine novembre
rispettivamente nel Mali e in Mauritania. La rivendicazione è stata fatta con una
registrazione audio del suo portavoce diffusa oggi dall’emittente televisiva Al Jazira.
L’esponente del gruppo terroristico ha aggiunto che in seguito invierà un messaggio
ai governi spagnolo e francese contenente le condizioni poste dal suo gruppo per ottenere
la loro liberazione.
Grecia – Macedonia La Grecia mantiene il veto
sul nome della Macedonia e blocca l'avvio dei colloqui di adesione per la Fyrom (l'ex
Repubblica di Macedonia) alla Ue. I ministri degli Esteri europei non sono riusciti
neppure oggi a superare le resistenze di Atene ed hanno deciso di ridiscutere una
data per l'avvio dei negoziati con Skopje sotto la presidenza spagnola di turno dell’Ue.
Le posizioni delle autorità greche e macedoni restano ancora distanti sulla questione
del nome “Macedonia”, che le autorità elleniche chiedono sia usato solo se accompagnato
da una chiara specificazione geografica che lo distingua dalla regione nel nord della
Grecia. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 342 E'
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