Da 50 anni, un’informazione al servizio dei cittadini: con noi, il presidente dell’Ucsi,
Andrea Melodia
L’Ucsi, Unione cattolica della stampa italiana, ha celebrato, in questi giorni, il
50.mo anniversario della sua fondazione. Una lunga storia, cominciata nel 1959 e contraddistinta
da un’attenzione costante ad un’informazione responsabile al servizio dei cittadini
e della dignità della persona umana. Per un bilancio di questo anniversario, Roberta
Rizzo ha raccolto il commento del presidente dell’Ucsi, Andrea Melodia:
R. – Credo
che l’Ucsi, pur essendo una piccola associazione di giornalisti, è però un’associazione
che è stata lievito nel mondo cattolico per un’informazione responsabile, per un’informazione
al servizio dei cittadini. Oggi abbiamo il problema di adeguare la nostra azione alle
trasformazioni profonde che da una parte le tecnologie, dall’altra i comportamenti
hanno portato nel mondo dell’informazione. Quindi, c'è il bisogno di adeguarla soprattutto
al modo dei giovani di avvicinarsi all’informazione. Questa, certamente, è una sfida
importantissima per il futuro.
D. – Celebrare il
cinquantenario lanciando un manifesto per un’etica dell’informazione: è un messaggio
simbolico?
R. – E’ anche qualcosa di più di un messaggio
simbolico: è un manifesto che costituisce un primo nucleo di considerazioni su come
ci si debba accostare alla professione giornalistica, all’informazione professionale,
ed è un nucleo – credo – molto solido e strutturato. Su questo lavoreremo ancora per
tentare di capire sempre più in che modo l’essere informatori nel mondo contemporaneo
comporti delle responsabilità nei confronti dei cittadini e della società intera.
D.
– Padre Borgomeo, che è stato a lungo direttore della Radio Vaticana, scomparso di
recente, aveva un tema caro, che era quello della concretezza dell’etica. Come si
può tradurre, oggi?
R. – Oggi significa fondamentalmente
essere fino in fondo uomini responsabili, cioè in tutte le azioni concrete che si
svolgono, in tutto quello che si scrive, in tutto quello che ci passa per le mani
nel momento in cui dobbiamo trasferire ad altri delle conoscenze, pensare all’uomo
che si ha di fronte e non astrattamente al proprio mondo di convinzioni. Non sono
le nostre convinzioni che dobbiamo trasmettere: dobbiamo trasmettere dei contenuti
concreti informativi che servono alle persone. Questa è la concretezza che credo padre
Borgomeo, con un grandissimo contributo alla vita dell’Ucsi, ci abbia lasciato. La
vera sfida è quella generazionale, in questo momento, perché certamente il mondo dei
giovani ha molto bisogno di etica e di professionalità, e noi possiamo aiutarli a
costruirla sapendo però che sono loro il luogo dove l’etica della professionalità
deve essere sviluppata.