Lunedì l'avvio del vertice di Copenaghen sul clima. P. Lombardi: curare l'ambiente
responsabilità dei Paesi ricchi verso i poveri
Siamo ormai alla vigilia di uno degli appuntamenti internazionali più attesi e circondati
da attenzione mediatica del 2009: la Conferenza mondiale di Copenaghen sul clima,
che inizierà lunedì prossimo e terminerà il 18 dicembre. E' di ieri la decisione del
presidente statunitense, Barak Obama, di prendere parte alla chiusura dei lavori e
dunque al momento in cui si tireranno le somme di un dibattito che non si annuncia
facile. In questo suo editoriale, il nostro direttore generale, padre Federico
Lombardi, riflette sulle implicazioni che potranno avere sul presente e il futuro
del pianeta le decisioni partorite dall'imminente vertice:
Tempo fa
le preoccupazioni ambientali e climatiche a molti sembravano un lusso. Preoccupazioni
dei ricchi. Altri erano i problemi dei poveri, che dovevano sopravvivere e soddisfare
i bisogni primari. Poi abbiamo capito che le cose stavano diversamente. Quando c'è
la siccità o quando ci sono catastrofi ambientali, i poveri sono i primi a soffrire
e a morire. Chi sta in luoghi più sicuri o ha più risorse per nutrirsi o proteggersi
può superare meglio il peggiorare delle condizioni ambientali. E' per tutti, dunque,
ma per i poveri per primi, che dobbiamo curarci dello stato di salute del pianeta.
E il pianeta è come un organismo in cui gli squilibri si riflettono gli uni sugli
altri. L'alterarsi della composizione dell'atmosfera, l'innalzarsi del livello dei
mari, il ridursi delle riserve di acqua dolce non inquinata, le modifiche delle precipitazioni
e gli uragani, l'erosione dei suoli e la desertificazione, i danni all'agricoltura
e alla salute umana… E tutto ciò dipende in fondo in gran parte dai comportamenti
e dalle decisioni umane. La Conferenza di Copenhagen sul clima
sarà considerata un successo o un fallimento a seconda degli impegni che si assumeranno
i governi, soprattutto dei Paesi più potenti e più grandi. Si pronunceranno dei numeri
"magici" sulle riduzioni delle emissioni di gas nocivi e sui finanziamenti da procurare.
Ma alla fine tutto dipenderà dalla somma dei comportamenti di tutti noi, abitanti
della Terra, troppo abituati a crederci furbi nello scaricare ognuno la responsabilità
sugli altri. Il Papa nell'ultima Enciclica ha giustamente parlato di "nuovi stili
di vita", e ha ricordato che il sistema ecologico si regge su un buon rapporto dell'uomo
con la natura ma anche con i suoi simili. Quello di Copenhagen è dunque anche un nostro
problema.