L'arcivescovo de L'Aquila: l'Avvento radichi gli abruzzesi nella speranza
Lavorare per far sì che “ogni comunità abbia un luogo di culto, una chiesa o una struttura
in cui ritrovarsi per il Natale” è una delle priorità sottolineate da mons. Giuseppe
Molinari, arcivescovo de L'Aquila, durante il periodo d'Avvento. A otto mesi dal terremoto
che il 6 aprile ha devastato il capoluogo abruzzese e numerosi paesi limitrofi, il
presule ha parlato all'agenzia Sir delle necessità più urgenti per la popolazione
e la sua arcidiocesi, ricordando che un buon numero di strutture verrà reso agibile
per le festività. “Come sempre, cerchiamo di vivere questo tempo dell'anno liturgico
come un tempo di speranza per le nostre comunità”, ha spiegato, ricordando che si
tratta di un periodo speciale “anche perché coinciderà con l'arrivo nella nostra arcidiocesi
del vescovo ausiliare, mons. Giovanni D'Ercole, che verrà ordinato il 12 dicembre
nella Basilica di San Pietro”. Nonostante la “molte difficoltà” che vive la popolazione,
alcune delle quali, come la mancanza di lavoro, “erano presenti anche prima del terremoto
ma sono state aggravate”, mons. Molinari vede anche “segnali di speranza, come la
ripresa di qualche attività e la riapertura di tutte le scuole”. Il fatto di non poter
celebrare il Natale in Cattedrale “è senz'altro un dispiacere che ci ricorda come
la situazione a L'Aquila sia cambiata in modo drammatico e improvviso”, riconosce.
“Celebrando il Natale, una delle feste più belle della nostra fede, non dobbiamo però
dimenticarci, come ho già detto, che questa è la festa della speranza”, ha sottolineato.
Il presule si è quindi detto “sicurissimo” che il terremoto sia stato per molti “l'occasione
di riscoprire la propria fede”. “Ci stiamo attrezzando per vedere come adattarci a
questa realtà che cambia”, ha ammesso l'arcivescovo, sperando che non ci si dimentichi
della tragedia abruzzese ora che iniziano ad abbassarsi i riflettori. “Spero che non
solo lo Stato ma anche le varie comunità, gli organismi e i tanti volontari arrivati
fino ad oggi continuino ad aiutarci. Perché chi è stato qui sa che la tragedia non
finisce il 31 dicembre”. (V.V.)