Il Papa ai vescovi brasiliani: di fronte alle divisioni portate dalla teologia
della liberazione, riscoprire il valore fondamentale dell’unità della Chiesa
I rischi insiti nella teologia della liberazione e l'importanza dell’educazione cattolica
per la formazione della persona umana sono stati i temi forti del discorso di Benedetto
XVI ai vescovi del Brasile, regione Sud 3 e 4, ricevuti stamani in Vaticano in occasione
della visita ad Limina. Il Papa ha messo l’accento sulla sana laicità e sul
contributo delle istituzioni culturali cattoliche per lo sviluppo della società brasiliana.
Il servizio di Alessandro Gisotti:
Benedetto
XVI ha ricordato la recente ricorrenza del 25.mo anniversario dell’Istruzione Libertatis
nuntius della Congregazione per la Dottrina della fede su alcuni aspetti della
teologia della liberazione. Un documento, ha rammentato ai vescovi brasiliani, che
sottolineava “il rischio che comportava l’assunzione acritica, fatta da alcuni teologi
di tesi e metodologie provenienti dal marxismo”. Ed ha ricordato che la ribellione,
la divisione, il dissenso, l’anarchia che provocò quel movimento ha creato nelle comunità
diocesane del Brasile “grande sofferenza e una grave perdita di forze vive”: “Suplico
a quantos de algum modo se sentiram atraídos…” Dal Papa l’invito, dunque,
a quanti si sono sentiti “attratti, coinvolti e toccati nel proprio intimo da certi
principi ingannevoli della teologia della liberazione che si confrontino nuovamente”
con quella Istruzione. Ed ha sottolineato, riprendendo la Fides et Ratio, che
la “regola suprema” della fede della Chiesa “le proviene dall'unità che lo Spirito
ha posto tra la Sacra Tradizione, la Sacra Scrittura e il Magistero della Chiesa in
una reciprocità tale per cui i tre non possono sussistere in maniera indipendente”.
Il Papa ha quindi dedicato gran parte del suo discorso alla cultura cattolica, riferendosi
in particolare all’università e alla scuola, volgendo l’attenzione alle comunità accademiche
nate all’ombra dell’umanesimo cristiano: “Possa ela, numa
convicta sinergia com as famílias…” La scuola cattolica, è stato il
suo auspicio, possa “in una convinta sinergia con le famiglie e con la comunità ecclesiale
promuovere quella unità tra fede, cultura e vita che costituisce la finalità fondamentale
dell’educazione cristiana”. Pure le scuole statali, “secondo forme e modalità diverse”,
è stata la riflessione del Pontefice, possono essere aiutate nel loro compito educativo
“dalla presenza di professori credenti - in primo luogo, ma non esclusivamente i docenti
di religione cattolica - e da alunni formati cristianamente”, così come attraverso
la collaborazione della famiglia e delle comunità cristiane. Ed ha ribadito che “una
sana laicità della scuola non implica una negazione della trascendenza, né una mera
neutralità di fronte a quei requisiti e valori morali” che sono alla base di una autentica
formazione della persona, inclusa l’educazione religiosa. “A
escola católica não pode ser pensada nem vive separada…” La scuola cattolica,
ha proseguito il Pontefice, non può vivere separata dalle altre istituzioni educative.
E’ infatti “a servizio della società”, svolgendo un servizio di pubblica utilità “non
riservato soltanto ai cattolici”, ma aperto a tutti coloro che desiderano usufruire
di una proposta educativa qualificata. Il problema della sua parità giuridica ed economica
con la scuola statale, ha detto ancora, potrà essere impostato correttamente “se partiamo
dal riconoscimento” del ruolo primario della famiglia, come indicato anche dall’articolo
26 della Dichiarazione universale dei Diritti dell’Uomo, per il quale “i genitori
hanno diritto di priorità nella scelta di istruzione da impartire ai loro figli”. “O
empenho plurissecular da escola católica situa-se nesta direção…” L’impegno
plurisecolare della scuola cattolica, ha affermato Benedetto XVI, si situa in questa
direzione, spinti dalla forza che fa di Cristo “il centro del nostro processo educativo”.
Ha così rivolto il pensiero all’università. La Chiesa, ha rammentato il Papa, “è sempre
stata solidale con l’università e con la sua vocazione di condurre l’uomo ai più alti
livelli di conoscenza della verità”. Ed ha ringraziato le diverse Congregazioni religiose
che hanno fondato e dirigono rinomate università, ricordando al contempo che esse
non appartengono a chi le ha fondate o a chi le frequenta, ma sono espressione della
Chiesa e del suo patrimonio di fede.