2009-12-05 15:31:53

Il cardinale Tettamanzi nel suo discorso alla città per la vigilia di Sant'Ambrogio: Milano torni grande con la sobrietà e la solidarietà


Non saranno monumenti o infrastrutture a rendere grande Milano. Solo con la sobrietà e la solidarietà, che unita alla giustizia favorisce lo sviluppo, la città potrà essere grande. Questo il monito che ieri sera l'arcivescovo della diocesi ambrosiana, il cardinale Dionigi Tettamanzi, ha rivolto ai milanesi nel tradizionale appuntamento alla vigilia di Sant’Ambrogio, patrono della città. Il cardinale Tettamanzi, chiede una solidarietà che “sia in grado di sconfiggere la solitudine di tante persone”. Il servizio di Fabio Brenna:RealAudioMP3

Dopo aver riconosciuto segni di solidarietà nelle famiglie che hanno accolto rom sgomberati nei giorni scorsi, o negli imprenditori che hanno tenuto duro di fronte alla crisi, il cardinale Tettamanzi ha chiesto una solidarietà che sia in grado di animare il corso delle istituzioni. Ma per questo, ha aggiunto, occorre riscoprire la sobrietà:

 
“Milano è spesso etichettata come ‘città del fare’. La sobrietà può rinverdire questo nobile appellativo. Un fare che non deve riguardare solo la dimensione produttiva, ma che vuole mirare ai risultati concreti a beneficio di tutti gli abitanti. Un risultato che si raggiungerà eliminando tutto ciò che è superficiale, vuota apparenza, perdita di tempo e spreco di risorse”.

 
Un impegno questo richiesto a chi ha assunto responsabilità pubbliche:

“Sono convinto che chi per vocazione, per lavoro, per servizio, per mandato pubblico, per elezione è chiamato ad operare per gli altri debba essere sobrio per incontrare realmente le donne e gli uomini nelle loro esigenze, per mettere al centro delle proprie attenzioni i problemi delle persone, delle famiglie e quindi per risolverli. La festa di San’Ambrogio può suonare come appello ad un sussulto di moralità e di spiritualità nei nostri stili di vita”.

 
Il risultato di questo impegno è di avere persone felici che contribuiscano a costruire una Città migliore. Il cardinale Tettamanzi invita poi a guardare a Cristo crocifisso come modello, per attraversare le situazioni umane di fatica nella prospettiva della Resurrezione. Con un invito che richiama recenti discussioni:

 
“Ma il Crocifisso è risorto, non limitiamoci a considerare il Crocifisso come segno di un’identità. Dobbiamo passare dal simbolo alla realtà. Alla realtà di Gesù Cristo morto, risorto e veniente: persona viva, concreta, incontrabile, sperimentabile. Conserviamolo questo simbolo, ma soprattutto viviamolo con coerenza umile, forte e gioiosa”.







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