2009-12-05 15:53:01

Al Policlinico Gemelli, presentata l'Associazione italiana ginecologi e ostetrici cattolici. Intervista con il prof. Giuseppe Noia


In occasione del convegno “La difesa della vita nascente”, a 30 anni dall’apertura del Day Hospital ostetrico del Policlinico Gemelli, è stata presentata oggi, nell’ateneo romano, la nuova Associazione italiana ginecologi e ostetrici cattolici. Coordinatore dei lavori odierni e presidente della nuova associazione è il prof. Giuseppe Noia, responsabile del Centro diagnosi e terapia fetale del Gemelli, che al microfono di Gabriella Ceraso, fa il punto della situazione sulla difesa della vita nascente alla luce dell’esperienza del Policlinico romano:RealAudioMP3

R. - Il valore vita viene minacciato in tutte le sue varie forme. Non è una valutazione come cattolico, ma è un fatto osservazionale. Noi abbiamo lavorato in questi 30 anni cercando di dimostrare con i fatti, che una buona scienza ha bisogno di una buona etica, e che una buona etica fonda il concetto di servizio alla persona umana. Questo è quello che ci ha guidati per informare correttamente le persone. Spesso è in nome di un’informazione non rigorosa che si fanno delle scelte devastanti a livello personale e indirettamente anche sociale.

 
D. - In questo contesto nasce l’Associazione italiana ginecologi e ostetrici cattolici. Qual è la missione lo specifico?

 
R. - L’Associazione nasce come costituzione il 25 marzo, la festa dell’annunciazione di Gesù concepito. Sul piano laico è un'Associazione di medici di ispirazione cattolica che però vogliono proporre un linguaggio che è basato su dati scientifici, su fondamenti filosofici, giuridici, antropologici per aprire degli spazi di riflessione sulla dignità della persona umana, che possono essere accettabili da credenti e da non credenti.

 
D. - A tenere banco in questo periodo, proprio a proposito di difesa della vita, è il dibattito sulla RU486. Qual è il vostro pensiero a riguardo?

 
R. - Il nostro pensiero nasce da un’osservazione scientifica che l’embrione è un protagonista sin da subito, interagisce in maniera relazionata con la propria madre. Questa sua relazione gli conferisce quel rispetto al quale ogni persona umana ha diritto. Tali concetti dovrebbero essere più conosciuti, per lo meno più sostenuti e se uno li vuole controbattere, con argomentazioni che siano però scientificamente valide.

 
D. - Professore, è facile perdere di vista la dimensione etica, trasformarsi in manipolatori, in vista anche di una pressione sociale che può gravare sul medico?

 
R. - Sicuramente, la pressione sociale c’è, ma questo non toglie il fatto che noi abbiamo pronunciato un giuramento che oggi non viene più considerato, quello di Ippocrate. Io non vedo la differenza che c’è quando noi ci strappiamo le vesti dinanzi a tante aggressioni alla vita - come la pedofilia, come le violenze sulle donne - e il valore della vita nascente solo perché non viene visto, non viene considerato. Questo tipo di cultura che è una cultura di morte, si sta suicidando, mentre la cultura della vita, offre sempre degli investimenti nella persona umana.







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