Rapporto Censis: la famiglia, perno della società italiana anche in tempi di crisi
L'Italia è una società in apnea, che non innova, ma che ha trovato i modi per uscire
dalla crisi. Il 30% delle famiglie ha difficoltà ad arrivare a fine mese e sono stati
persi in un anno oltre 760 mila posti di lavoro. E’ il cuore dell’annuale rapporto
del Censis sulla situazione nel Paese, presentato oggi a Roma. Il servizio di Alessandro
Guarasci:
Gli
italiani hanno dimostrato di sapersi adattare alla crisi. Infatti, il 40% ha reagito
riuscendo a contenere gli sprechi. Le aziende poi hanno deciso di ristrutturare, e
questo ha permesso di riuscire a tenere, a parità degli altri Paesi più industrializzati,
le posizioni sui mercati. Certo, sono stati soprattutto i precari a subire i colpi
maggiori della crisi. Basta dire che i collaboratori a progetto, se si confronta il
2009 con il 2008, sono calati del 20%. Per Giuseppe Roma, segretario
generale del Censis, la famiglia rimane un formidabile ammortizzatore sociale:
“La
famiglia resta un perno, perché la famiglia italiana ha accumulato risparmi, ha un’abitazione,
ha rapporti solidali. Grazie alla famiglia noi non siamo soli, abbiamo una certa solidarietà.
Pensiamo ad una famiglia di una sola persona che vive di un solo stipendio e sta in
affitto in una città come Londra: c'è la crisi e magari perde il lavoro. Ecco, da
noi anche chi perde il lavoro qualche piccola solidarietà ce l’ha”.
L’Italia
però fa fatica ad innovare, a trovare nuove modalità per uscire dalla crisi. Insomma,
vengono replicati i vecchi schemi del passato. Dunque, un forte intervento del settore
pubblico, la flessibilità delle piccole aziende, il posto fisso. Per il presidente
del Censis, Giuseppe De Rita, serve altro:
“Fare
un progetto collettivo, fare comunità: in un piccolo comune, in un vicinato, in un
quartiere … E sul piano generale, fare interessi collettivi, ricominciare a credere
nel sindacato, nel partito … Tanti anni di attesa di riforme da parte dello Stato,
tanti anni di fai-da-te hanno in qualche modo sciolto la fiducia
nella dimensione collettiva della vita”.
In quest’Italia,
manca ancora una spiccata mobilità sociale e troppo spesso si perseguono con forza
interessi particolari.