Padre Cantalamessa nella prima predica d'Avvento: l'attivismo frenetico, eresia dei
nostri tempi
Evitare il pericolo dell’eresia dei nostri tempi, l’attivismo frenetico, per guardare
alle priorità assolute: la preghiera, il rapporto vivo con Gesù, la Parola. E’ l’invito
rivolto ai presbiteri, in questo Anno Sacerdotale, da padre Raniero Cantalamessa,
predicatore della Casa Pontificia, nella sua prima predica dell’Avvento, tenuta nella
Cappella Redemptoris Mater, alla presenza del Papa e della Famiglia pontificia. Ce
ne parla Sergio Centofanti.
Padre Cantalamessa
ha ricordato che i sacerdoti sono in modo particolare “servi e amici di Gesù” e il
servizio essenziale che devono svolgere “è continuare la sua opera nel mondo …rivelare
agli uomini la volontà salvifica e l’amore misericordioso del Padre”:
“Essere
continuatore nel mondo dell’opera di Cristo significa fare proprio questo atteggiamento
di fondo, di amore, di volontà di salvare più che di giudizio. Non giudicare ma salvare…
Ma in che senso possiamo parlare dei sacerdoti come continuatori dell’opera di Cristo?
In ogni istituzione umana, come era a quel tempo l’impero romano … i successori continuano
l’opera, ma non la persona del fondatore. Questi a volte viene corretto, superato
e perfino sconfessato. Non così la Chiesa. Gesù non ha successori perché non è morto:
è vivo! La morte non ha più potere su di lui. Quale sarà allora il compito dei suoi
ministri? Quello di rappresentarlo, cioè di renderlo presente, di dare forma visibile
alla sua presenza invisibile”.
Gesù ha detto: “non
vi chiamo più servi, ma amici”. Per questo - ha aggiunto padre Cantalamessa – i sacerdoti
sono chiamati a coltivare in modo speciale “un rapporto personale, pieno di confidenza
e di amicizia” con il Cristo:
“L’amore per Gesù è
quello che fa la differenza tra il sacerdote funzionario e manager - e ce ne sono
- e il sacerdote servo di Cristo e amico di Gesù. Se conoscessimo, venerabili padri
e fratelli – io per primo! - quanto il Signore Risorto ci è vicino come il più premuroso
degli amici! Quanto desidera stare e lavorare con il sacerdote, quanto è pronto a
sostenerlo, a consigliarlo, a perdonarlo - perfino a scherzarci! - la vita del sacerdote
sarebbe l’avventura, anche umanamente, più esaltante: e saremmo i più felici tra gli
uomini!”.
Ciò che occorre evitare – ha proseguito
padre Cantalamessa - è “l’attivismo frenetico”, nuova eresia dei tempi moderni. Noi
sacerdoti – ha concluso - siamo esposti più di altri al “pericolo di sacrificare
l’importante all’urgente”. La preghiera, la preparazione dell’omelia o alla Messa,
lo studio e la formazione, sono tutte cose importanti, ma sono spesso soppiantate
dalle piccole cose urgenti di tutti i giorni:
“Si
sente dire talvolta: come starsene tranquilli a pregare, a fare adorazione, quando
tanti hanno bisogno di noi e la casa brucia? E' vero, ma immaginiamo cosa succederebbe
se un giorno arriva un allarme in una centrale di pompieri e questi corrono, a sirene
spiegate, per spegnere l’incendio e poi, quando sono sul posto, si accorgono di non
avere con sé, nei serbatoi, neppure una goccia d'acqua. Così siamo noi, quando corriamo,
corriamo, ma senza aver pregato!”.