Il cardinale Bertone a Palazzo Madama per la presentazione di un libro su Chiesa e
Stato in Italia
Con gli atti parlamentari che dal 1914 al 1984 portarono fino alla modifica del Concordato
Lateranense si è trovato “un consenso, che esprime ‘il riconoscimento della dimensione
sociale e pubblica del fatto religioso’ e, quindi, della profonda identità del popolo
italiano”. Il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, è così intervenuto
ieri pomeriggio a Roma, a Palazzo Madama, alla presentazione del libro “Chiesa e Stato
in Italia dalla Grande Guerra al Concordato” di Roberto Pertici, che riporta il lavoro
di Camera e Senato fino alla Revisione dei Patti Lateranensi. Per il Presidente del
Senato, Renato Schifani, non bisogna disconoscere il valore storico e culturale dei
simboli religiosi. Il servizio di Alessandro Guarasci: Nascono
anche grazie al confronto tra uomini e posizioni di pensiero tra loro diverse i rapporti
tra Stato e Chiesa. Il libro di Pertici, fa notare il cardinale Bertone,
dimostra che si è trovato un consenso che non è “un compromesso per nulla al ribasso”:
“Questa
è la profonda identità del popolo italiano, in forza di un corretto attrezzamento
del ruolo del cattolicesimo nella plurisecolare vicenda storica della nostra penisola
e dell’Europa. Ma questo non può essere soltanto un motivo di compiacimento per la
saggezza umana e politica dei protagonisti di quelle vicende parlamentari, bensì dovrebbe
diventare una identificazione, una indicazione di metodo sempre valida”.
Un
traguardo raggiunto dopo un cammino non facile, cominciato subito dopo il 1870, quando
Chiesa e Stato partirono da posizioni che sembravano antitetiche. Ma per il cardinale
Bertone, quando si tratta di affrontare tematiche legate alla presenza
pubblica della religione e ancor più quando si discute di aspetti legati all’etica,
non può giovare il ritornare alla lezione che ci viene dalle vicende riproposte nelle
pagine di questo volume?
“Si tratta … di percorrere
quella che il Presidente Schifani, con felice espressione, denomina ‘la via del patriottismo
costituzionale’. Si potrebbe dire che bisogna operare guidati dalla ragione umana,
che accomuna tutte le persone di buona volontà, credenti e non credenti, secondo le
regole della convivenza democratica”.
Il segretario
di Stato rimarca che i cittadini guardano al Parlamento “anche per essere incoraggiati
dall’esempio dei loro rappresentanti ad assumere uno stile di convivenza sociale,
che sia sempre teso a conseguire non interessi parziali o compromessi mortificanti,
ma il bene integrale della persona e quello comune della società”. Sulla stessa linea
il presidente del Senato Renato Schifani, convinto che “rispetto
e reciprocità non significano abbandono della propria tradizione, ma al contrario
identità”. Per Schifani, non si può rimanere silenti rispetto alle pronunce sul Crocifisso
nelle scuole”:
“Può portare alla cecità lo strabismo
del quale sembriamo talvolta affetti noi europei quando ci allarmiamo per il referendum
in Svizzera sui minareti e restiamo invece silenti alle pronunce sul Crocifisso nelle
scuole. Quando si disconosce il valore storico e culturale di un simbolo religioso
si rischia oggettivamente di farne un simbolo politico, oltrepassando la linea di
confine fondamentale fra religione e Stato che sta alla base della stessa libertà
religiosa”.
Schifani riconosce come “l’esperienza
italiana è preziosa perché non ha mai negato il significato pubblico del fatto religioso”.
Insomma, “la laicità delle istituzioni non può essere interpretata come separatismo,
né in una visione antagonistica o di indifferenza”.