2009-12-04 15:41:38

Il cardinale Bagnasco per i 50 anni dell'Ucsi: l'informazione non perda gli ancoraggi etici


Si sono aperte stamani, alla Camera dei Deputati, le celebrazioni del 50.mo della fondazione dell’Ucsi, l’Unione cattolica della stampa italiana. Un’occasione, questa, per tirare le somme di una lunga storia cominciata nel 1959 e contraddistinta da “un giornalismo da sempre attento alla dignità e ai diritti della persona umana”, come ha ricordato, nel suo saluto, il presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Angelo Bagnasco. Nel suo messaggio, il presidente della Cei ha richiamato le parole di Benedetto XVI pronunciate in occasione della 42.ma Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali. “Quando la comunicazione perde degli ancoraggi etici e sfugge al controllo sociale – ha detto, richiamando il Papa – finisce per non tenere più in conto la centralità e la dignità inviolabile dell’uomo”. L'invito del portavoce della Cei, don Domenico Pompili, è a vincere “rassegnazione o fatalismo” per dare voce ad un desiderio che non si acquieta e che anche oggi serpeggia nelle coscienze di tanti: quello di vedere la realtà, cioè di capire il mondo, di non rassegnarsi alla cecità dei significati. Rivolgendosi ai giornalisti, il cardinale Bagnasco ha esortato a curare la "formazione delle nuove generazioni", impegno - ha aggiunto - che "ben si inserisce nel percorso che la Chiesa italiana ha iniziato proprio a riguardo della questione educativa”. Quindi ha proseguito avvertendoli sull’importanza e l’urgenza di riscoprire “padri e maestri che con la loro testimonianza professionale, umana e cristiana, sappiano indicare ai giovani la strada del servizio alla verità in alternativa a quella del protagonismo”. Le celebrazioni di oggi sono, per l’Ucsi, l’occasione per lanciare a tutti i professionisti della comunicazione, in particolare ai giovani, il “Manifesto per un’etica dell’informazione” con l’obiettivo di "contribuire alla messa a fuoco dei criteri di un’informazione sempre più consapevole delle implicazioni etiche della propria attività e della propria missione". Un richiamo concreto a riscoprire un’assunzione di responsabilità forte da parte di chi lavora per e con l’informazione. (A cura di Roberta Rizzo)








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