Il cardinale Bagnasco per i 50 anni dell'Ucsi: l'informazione non perda gli ancoraggi
etici
Si sono aperte stamani, alla Camera dei Deputati, le celebrazioni del 50.mo della
fondazione dell’Ucsi, l’Unione cattolica della stampa italiana. Un’occasione, questa,
per tirare le somme di una lunga storia cominciata nel 1959 e contraddistinta da “un
giornalismo da sempre attento alla dignità e ai diritti della persona umana”, come
ha ricordato, nel suo saluto, il presidente della Conferenza episcopale italiana,
il cardinale Angelo Bagnasco. Nel suo messaggio, il presidente della Cei ha richiamato
le parole di Benedetto XVI pronunciate in occasione della 42.ma Giornata mondiale
delle Comunicazioni Sociali. “Quando la comunicazione perde degli ancoraggi etici
e sfugge al controllo sociale – ha detto, richiamando il Papa – finisce per non tenere
più in conto la centralità e la dignità inviolabile dell’uomo”. L'invito del portavoce
della Cei, don Domenico Pompili, è a vincere “rassegnazione o fatalismo” per dare
voce ad un desiderio che non si acquieta e che anche oggi serpeggia nelle coscienze
di tanti: quello di vedere la realtà, cioè di capire il mondo, di non rassegnarsi
alla cecità dei significati. Rivolgendosi ai giornalisti, il cardinale Bagnasco ha
esortato a curare la "formazione delle nuove generazioni", impegno - ha aggiunto -
che "ben si inserisce nel percorso che la Chiesa italiana ha iniziato proprio a riguardo
della questione educativa”. Quindi ha proseguito avvertendoli sull’importanza e l’urgenza
di riscoprire “padri e maestri che con la loro testimonianza professionale, umana
e cristiana, sappiano indicare ai giovani la strada del servizio alla verità in alternativa
a quella del protagonismo”. Le celebrazioni di oggi sono, per l’Ucsi, l’occasione
per lanciare a tutti i professionisti della comunicazione, in particolare ai giovani,
il “Manifesto per un’etica dell’informazione” con l’obiettivo di "contribuire alla
messa a fuoco dei criteri di un’informazione sempre più consapevole delle implicazioni
etiche della propria attività e della propria missione". Un richiamo concreto a riscoprire
un’assunzione di responsabilità forte da parte di chi lavora per e con
l’informazione. (A cura di Roberta Rizzo)