Sri Lanka: gli sfollati tornano nella regione tamil ma l'area è infestata dalle mine
Nello Sri Lanka il governo ha autorizzato i profughi di etnia Tamil ad “uscire dai
campi nel nord del Paese dove erano stati raccolti a maggio, alla fine del conflitto
con l’Esercito di liberazione delle Tigri Tamil”. Si stima che siano oltre 136 mila
le persone autorizzate a rientrare nelle loro case. Ma non mancano insidie e pericoli:
l’arcivescovo di Colombo, mons. Malcom Ranjith, ha sottolineato, in particolare, che
i profughi rischiano di restare gravemente feriti o di morire se non si procederà
allo sminamento del territorio. “La comunità internazionale – ha aggiunto il presule
le cui parole sono state riprese dall’agenzia Zenit – dovrebbe aiutare lo Sri Lanka
a sminare l’area prima possibile e contribuire alla ricostruzione delle infrastrutture”.
Dopo il conflitto, caratterizzato da abusi e gravi violazioni dei diritti umani, il
governo di Colombo ha chiarito che la ricostruzione dovrà essere finanziata dalla
solidarietà internazionale, senza alcuna ingerenza sul futuro assetto del Paese e
sulla partecipazione delle minoranze. L’arcivescovo di Colombo ha anche chiesto un
maggiore impegno per la riabilitazione di oltre 10 mila bambini soldato reclutati
dai ribelli delle Tigri Tamil. Tutti i leader religiosi – ha infine affermato mons.
Malcom Ranjith – dovrebbero unirsi per condannare la violenza e lavorare per la pace:
“Ciò che devono fare è incoraggiare il governo dello Sri Lanka a trovare una soluzione
politica”. (A.L.)