Germania: è incostituzionale l'apertura domenicale dei negozi
L'apertura domenicale dei negozi in Germania viola la Costituzione tedesca perché
la domenica va considerata «giornata del riposo dal lavoro» non solo per motivi religiosi,
ma anche per permettere il recupero fisico e spirituale dei lavoratori e la loro partecipazione
alla vita sociale e familiare. Lo ha stabilito la Corte Costituzionale tedesca accogliendo
il ricorso presentato dalla Chiesa cattolica e da quella evangelica contro l'apertura
dei negozi a Berlino nelle quattro domeniche di Avvento. Nella sentenza i giudici
hanno sottolineato che la persona umana va posta al di sopra degli interessi economici.
Soddisfazione è stata espressa da mons. Robert Zollitsch, presidente della Conferenza
episcopale tedesca, e da Margot Käßmann, presidente del Consiglio della Chiesa evangelica
in Germania. Il divieto di apertura domenicale dei negozi avrà effetto a partire dall'inizio
del nuovo anno. Su questa decisione Federico Piana ha sentito il parere di
don Paolo Gentili, direttore nazionale dell’Ufficio di pastorale familiare
della Cei:
R. – Come
dice un antico detto “sine dominico non possumus”, cioè "senza la domenica
non possiamo vivere". I primi cristiani nel 304 dicevano questa frase quando erano
invece costretti a lavorare la domenica, perché ritenevano che fosse vitale per loro
vivere il tempo del riposo, ma soprattutto vivere un tempo della famiglia. E credo
allora che questo sia un po’ un riandare a quelle origini, perché anche oggi i ritmi
frenetici, soprattutto la ricerca del profitto, sta facendo scomparire le relazioni
tra le persone e soprattutto all’interno dei legami familiari.
D.
– La domenica siamo arrivati alla frenesia dei centri commerciali...
R.
– Siamo in un mondo in cui il consumismo mette tutti nella fretta di possedere nuove
cose e nell’illusione che questo crei un maggior benessere. In realtà siamo davanti
ad una situazione in cui sono le relazioni delle persone, in particolare all’interno
della famiglia, che sono fortemente penalizzate da questo. Per cui c’è una voracità
nel cercare di avere e si scopre che poi non sei più persona, non ami più, non hai
più il tempo per gli altri. Questi centri commerciali, gli outlet, sono diventati
un po’ i nuovi santuari laici, che certamente creano un profitto economico, ma in
realtà non fanno incontrare realmente le persone, soprattutto non fanno incontrare
le generazioni tra loro. Spesso quell’altare dell’outlet in realtà ha soffocato il
vero altare che è l’Eucaristia e che è riservato in modo speciale alla famiglia la
domenica, ma anche un altro altare che è fondamentale per la vita familiare, che è
la mensa familiare, dove i figli parlano con i genitori, dove possono passare del
tempo. Durante la settimana hanno l’impegno scolastico, la domenica di solito sono
a casa e sono a casa spesso soli, spesso davanti ad un computer, ma hanno bisogno
invece di relazioni risanate, rinnovate, di potersi guardare negli occhi, di poter
liberamente condividere le loro gioie e i loro dolori.
D.
– Il fatto che si lavori sempre più spesso di domenica non può essere una delle cause
della disgregazione della famiglia?
R. – Magari c’è
un giorno libero che però non coincide con il giorno libero dei figli, per cui quel
giorno diventa realmente vacanza, ma nel senso di vuoto, non nel senso di riposo,
perché il vero riposo è invece ritrovare le relazioni.
D.
– E per molti cattolici, don Paolo, significa riscoprire la Messa...
R.
– La vera questione è che viene a mancare il fulcro dell’amore. Il cattolico non va
alla Messa per soddisfare tanto un precetto, ma per ritrovare un ristoro, per ritrovare
la fonte del suo amore. In qualche modo è come togliere un’anima anche alla famiglia:
togliere la domenica vuol dire togliere l’anima alla famiglia. (Montaggio
a cura di Maria Brigini)