Ultimo saluto a padre Blet, grande studioso del Pontificato di Pio XII
Si sono svolti stamani a Roma, nella cappella della Curia della Compagnia di Gesù,
i funerali del gesuita francese padre Pierre Blet, morto domenica all’età di 91 anni.
Le sue ricerche storiche sono un importante contributo per la comprensione del Pontificato
di Pio XII e del magistero della Chiesa durante la Seconda Guerra Mondiale. Il servizio
di Amedeo Lomonaco:
Storico attento
alla complessità, ricercatore che non prescindeva mai da una scrupolosa inchiesta
negli archivi, contribuì alla realizzazione dei dodici volumi degli “Atti e documenti
della Santa Sede nella Seconda Guerra Mondiale”. Si tratta di una preziosa documentazione,
voluta da Papa Paolo VI, per far luce sul Pontificato di Pio XII. E’ una fonte essenziale
– sottolinea l’Osservatore Romano - per chi vuole ricostruire non solo la storia della
Chiesa in quel periodo, ma anche per chi vuole conoscere risvolti diplomatici, sociali,
religiosi. Anche Giovanni Paolo II, rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano
di illustrare il magistero della Chiesa durante la Seconda Guerra Mondiale, aveva
consigliato di leggere l’opera di padre Blet. Nato il 18 novembre 1918, padre Blet
nel 1950 venne chiamato come professore di storia moderna presso la Facoltà di storia
ecclesiastica della Pontificia Università Gregoriana. Insegnò storia diplomatica presso
la Pontificia Accademia Ecclesiastica dal 1965 al 1995 e formò molti grandi diplomatici
della Santa Sede. Padre Blet era conosciuto soprattutto per i suoi studi sul modernismo
e per quelli sulla vicenda del clero francese tra Seicento e Settecento, durante il
regno di Luigi XIV. Era conosciuto per il suo rigore nella ricerca e nell'uso degli
archivi. Era anche un esperto della diplomazia pontificia, di cui aveva tracciato
un ampio panorama dalle origini sino all'inizio dell'Ottocento. Studioso dell'età
moderna e delle relazioni internazionali, padre Blet studiò gli anni di Pio XII con
la convinzione, maturata nelle lunghe frequentazioni delle carte della Santa Sede,
che la Chiesa non avesse nulla da temere dalla storia. Nella sua ultima intervista
concessa ad Avvenire, aveva detto che all’apertura degli archivi vaticani si potrà
constatare che non è stato nascosto niente.
Per un ritratto di padre Pierre
Blet ascoltiamo, al microfono di Amedeo Lomonaco, il gesuita padrePeter
Gumpel, relatore per la causa di beatificazione e canonizzazione di Papa
Pio XII:
R. – L’ho
conosciuto bene, era un eccellente sacerdote, un uomo di grande preghiera. I nostri
colloqui vertevano soprattutto su contesti storici: era una persona di fama mondiale.
A suo tempo fu nominato da Paolo VI come membro del gruppo di quattro gesuiti incaricati
di esaminare tutti i documenti conservati negli archivi segreti vaticani. Contribuì
alla realizzazione di un’opera di 12 volumi, con oltre 5 mila pagine e documenti che
si riferivano al periodo della Seconda Guerra Mondiale. Questa è un’opera monumentale
di permanente valore.
D. – Quali passi sono stati
compiuti nella comprensione del Pontificato di Pio XII, grazie alle ricerche e agli
studi di padre Blet?
R. – Proprio il risultato di
questa ricerca, fatta da padre Blet e da tre colleghi, si trova in questa monumentale
opera che fa testo e che, purtroppo, non è stata sufficientemente studiata, né dagli
storici, tanto meno dai giornalisti. Uno dei meriti di padre Blet è quello di aver
sempre insistito sul fatto che una persona debba esaminare i documenti, non fare speculazioni,
che costano poco.
D. – Lei, padre Gumpel, è relatore
della Causa di Canonizzazione di Papa Pio XII. In questo percorso verso la Canonizzazione
quale contributo può dare l’opera di padre Blet?
R.
– L’opera di padre Blet non solo può dare ma ha dato un contributo essenziale nel
mio lavoro di giudice, di investigazione per la Causa di Beatificazione e Canonizzazione
di Pio XII. E' importante ricordare che l’8 maggio 2007, tredici tra cardinali e vescovi
hanno giudicato unanimamente, entusiasticamente positive le virtù del Sommo Pontefice
Pio XII. E questa posizione, naturalmente in parte essenzialissima, è basata proprio
su questa opera alla quale padre Blet ha contribuito in modo preminente.
D.
– Quindi il suggerimento per cogliere la verità sul Pontificato di Pio XII, come aveva
detto anche Giovanni Paolo II ai giornalisti, è di leggere l’opera di padre Blet...
R.
– Certamente, tempo fa ho avuto un colloquio con uno dei più famosi storici della
storia moderna. Questo storico mi ha detto: “Caro collega, lei sa qual è la tragedia
di noi storici di oggi? Noi facciamo per anni studi, poi ci mettiamo a scrivere, poi
infine il libro esce. Chi lo legge però? Forse qualche specialista. Ma non il grande
pubblico. La gente legge sempre di meno. I giornalisti ancora di meno. E allora cosa
capita? Il primo idiota – sono le sue parole, non le mie – si mette davanti alle telecamere
della televisione, dice le cose più sciocche e a queste la gente crede. Così si forma
un’opinione pubblica. Le nostre ricerche storiche invece non vengono sufficientemente
studiate o non vengono studiate affatto”. E concludeva: “Questa è la tragedia di noi
storici oggi”.
D. – Padre Blet, grande storico e
ricercatore, quale modello indica a chi si accosta agli archivi, alla storia?
R.
– La storia non si può fare con speculazioni, la storia si studia esaminando i documenti.
Questa è l’essenza. Il suo insegnamento era, come deve essere, anche un insegnamento
sulla metodologia. E qui il principio sacrosanto è semplicemente quello di studiare
i documenti: è un lavoro che prende tempo e fatica, ma se non si ha la volontà di
farlo o non se ne ha la possibilità, è meglio tacere e non uscire in avventate affermazioni
che, francamente, sono contraddette e in evidente contrasto con la verità dei fatti.