2009-12-01 15:31:33

Il cardinale Caffarra: l'Emilia-Romagna non equipari alla famiglia convivenze di diversa natura


“Onorevoli Signori, è la mia coscienza e responsabilità di cittadino, di cristiano, e di vescovo che mi induce a rivolgervi questo appello”: si apre con queste parole il testo dell’ “Appello” del cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna, al presidente della Regione Emilia-Romagna e ai membri della giunta e del consiglio regionale, perché non si proceda alla equiparazione alla famiglia di forme di convivenza di natura diversa. Il testo – diffuso stamane dall’ufficio stampa della arcidiocesi bolognese e ripreso dall'agenzia Sir – entra subito nel merito tecnico della vicenda, riferendosi al comma 3 dell’art. 42 del “Progetto di legge di iniziativa della Giunta Regionale (n. 274 – 11 novembre 2009) che “pone sullo stesso piano singoli individui, famiglie e convivenze nell’accesso dei servizi pubblici locali”. Caffarra richiama il fatto che “già l’Osservatorio giuridico – legislativo della Conferenza episcopale dell’Emilia-Romagna ha espresso con pacate e convincenti argomentazioni giuridiche l’inaccettabilità di questa equiparazione. Non intendo ripeterle. Desidero rivolgermi alla vostra coscienza di responsabili del bene comune su un altro piano”. Dopo aver ricordato come “nell’omelia pronunciata in San Petronio il 4 ottobre scorso dissi che chi non riconosce la soggettività incomparabile del matrimonio e della famiglia ‘ha già insidiato il patto di cittadinanza nelle sue clausole fondamentali’, il cardinale Caffarra afferma: “E’ ciò che fareste, se quel comma fosse approvato: un attentato alle clausole fondamentali del patto di cittadinanza. Non sto giudicando le vostre intenzioni: - prosegue l'appello - nessuno ha questo diritto. Ma l’introduzione di una norma giuridica nel nostro ordinamento regionale, è un fatto pubblico che veicola significati che vanno ben oltre le intenzioni di chi lo compie. L’approvazione eventuale avrebbe a lungo andare effetti devastanti sul nostro tessuto sociale”. Il cardinale afferma quindi che “il matrimonio e la famiglia fondata su di esso è l’istituto più importante per promuovere il bene comune della nostra regione. Dove sono erosi, la società è maggiormente esposta alle più gravi patologie sociali”. Nel suo “Appello” alla Regione il cardinale Caffarra afferma poi che “la prima erosione avviene quando si pongono atti che obbiettivamente possono far diminuire la stima soprattutto nella coscienza delle giovani generazioni, dell’istituto del matrimonio e della famiglia. E ciò accadrebbe se al matrimonio e alla famiglia, così come sono costituzionalmente riconosciuti, venissero pubblicamente equiparate convivenze di natura diversa. (R.P.)







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