In Dialogo con la città: riparte a Napoli l'iniziativa del cardinale Sepe per l'Avvento
Un Avvento nel segno della speranza: è quello che si propone il cardinale arcivescovo
di Napoli, Crescenzio Sepe, con l'iniziativa "In Dialogo con la Città". Giunta alla
terza edizione, l'iniziativa cambia formula: quest'anno, infatti, gli incontri non
si terranno più nella Cattedrale partenopea, ma saranno itineranti in luoghi particolari
del territorio dell'arcidiocesi di Napoli. Proprio su questa novità, Fabio Colagrande
ha intervistato il cardinale Crescenzio Sepe:
R. – Andare
nel luogo, del quale noi vogliamo mettere in luce la problematica, ci è sembrato un
modo molto più diretto per far partecipare e soprattutto per mostrare l’interesse
che la Chiesa ha nei confronti della particolare situazione nella quale si trovano
a vivere questi nostri fedeli, che sono sì fedeli, ma anche laici. Questo calarsi
nel territorio e quest’incarnare un problema che è sì di ordine pastorale, ma che
è anche di ordine civile e culturale, in un particolare contesto favorisce molto il
dialogo che vogliamo realizzare. D. – Potremmo parlare di un
atteggiamento missionario? R. – E’ la risposta all’“andate”
di Cristo, “andate e predicate”. Oggi c’è bisogno di aprire le nostre porte, di uscire,
di camminare per le strade; c’è bisogno veramente di un contatto diretto che non sia
soltanto aleatorio, ma che abbia anche nella fisicità di presenza un modo di esprimere
vicinanza, fratellanza, solidarietà e dialogo. Andare laddove vive l’umanità, laddove
vive l’uomo con i suoi problemi e con le sue difficoltà. D.
– Avete scelto dei luoghi simbolo della città: l’università, la fabbrica, i grandi
magazzini, un ospedale. Tutti luoghi, questi, in cui la Chiesa vuole portare la speranza
del Vangelo? R. – Che cosa dice oggi Cristo agli universitari?
Qual è la risposta che la Chiesa e il Signore possono dare a bambini e adulti che
stanno in ospedale? Qual è il senso oggi del lavoro in questa drammatica situazione?
E qual è l’anima che si deve avere in un ambiente come quello di un grande supermercato?
Noi vogliamo dire queste cose. Noi vogliamo portare l’annuncio di Cristo, cercando
di dare un’anima a questa realtà così difficile. D. – Da quando
è arcivescovo di Napoli lei ha sempre lavorato, dal punto di vista pastorale, con
impegno e sapendo di incontrare problemi sociali anche gravi, come quello della legalità,
ma sempre con la speranza. Il suo primo incontro del periodo d’Avvento l’ha avuto
con gli universitari, davvero lei vede nei giovani un futuro che riuscirà ad abbattere
i muri della illegalità, dell’ingiustizia, della violenza? R.
– Io credo che soprattutto nell’Università e in tutti quegli ambienti e quei luoghi
di formazione sono la base su cui costruire questa legalità. E’ vero che c’è tanta
illegalità, ma è altrettanto vero che c’è tantissima legalità e i giovani aspirano,
i giovani vogliono, i giovani desiderano che qualcuno li guidi e li accompagni in
questa loro aspirazione di vivere in una città normale, in una città legale, in una
città civile. C’è tanta richiesta, direi che c’è quasi una fame e una sete dei giovani
di poter – proprio iniziando da loro – ricostruire una nuova comunità, una nuova società,
una nuova città. (Montaggio a cura di Maria Brigini)