2009-11-27 14:30:01

Pace, giustizia e questioni etiche: la mediazione della Santa Sede nel mondo di oggi. Intervista con mons. Tomasi


Benedetto XVI riceverà in udienza, domani, i presidenti del Cile, Michelle Bachelet Jeria e dell’Argentina, Cristina Fernández de Kirchner, per celebrare il 25.mo del Trattato di Pace ad Amicizia tra i due Paesi, sei anni dopo la mediazione pontificia che sventò un conflitto tra i due Stati sudamericani. Alessandro Gisotti ha chiesto all’arcivescovo Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso l’Ufficio Onu di Ginevra, quale “valore aggiunto” può offrire la Chiesa per favorire la via del dialogo nel mondo di oggi:RealAudioMP3

R. – Il valore aggiunto che la Santa Sede porta è sostanzialmente una visione della persona umana che trascende i confini degli Stati ed i confini degli interessi e apre alla solidarietà e alla capacità di riconoscerci tutti come membri della stessa famiglia umana. Quindi, il messaggio di fraternità, il messaggio di solidarietà che viene proiettato dall’insegnamento della Dottrina sociale della Chiesa, dal comportamento delle Chiese, anche locali, che sempre cercano di trascendere se stesse per allargare il respiro a tutta la famiglia umana, è la fonte della credibilità della Chiesa e della Santa Sede nell’intervenire in situazioni difficili. Secondo me, c’è anche un altro aspetto che dobbiamo prendere in considerazione, di questa capacità di mediazione che la Santa Sede può dare, ed è il lavoro quotidiano che le nunziature fanno, il lavoro che si fa nel contesto internazionale. Il ruolo sostanziale della presenza della Santa Sede, dunque, è quello di difendere la dignità della persona umana. E’ un punto di partenza, una specie di piattaforma su cui si regge tutto l’impianto delle relazioni internazionali.

 
D. – Come sottolineava lei, la Chiesa è impegnata oggi in nuove “forme di mediazione”, se così si può dire, su temi fondamentali come la vita e la difesa della famiglia nei consessi internazionali e non solo; una sfida sempre più urgente per rendere ragione della visione cristiana dell’uomo …

 
R. – I punti di differenza e di contatto nel dibattito internazionale sono soprattutto su questi valori di fondo: come lei ha indicato, la famiglia, il diritto alla vita, la protezione della vita dal concepimento fino alla morte naturale. Ed è in questo contesto, in questa prospettiva, che diventa sempre più complicato e difficile fare entrare nella cultura pubblica la necessità di ritornare e riaffermare questi valori fondamentali che altrimenti fanno danno, al di là di una valutazione etica e morale, alla stessa società. E questo, quando al contempo le politiche non appoggiano la famiglia ma si orientano sempre più verso una considerazione dell’individuo chiuso in se stesso. C’è una visione della persona umana verso un estremo individualismo da una parte. Dall’altra, la difficoltà di fare emergere in questa nostra cultura che ci circonda, il valore innato della persona, una persona che non è più chiusa in se stessa ma aperta agli altri, alla famiglia, alla vita e alla relazione con Dio.

 
D. – In un tempo di globalizzazione – ci ricorda Benedetto XVI nella “Caritas in veritate” – è necessario anche e soprattutto promuovere uno sviluppo integrale della persona, come dei popoli. Anche su questo fronte c’è una capacità di proposta peculiare della Chiesa?

 
R. – Diventa quasi un ritornello, negli interventi che si cerca di fare nel contesto internazionale, di dire che se vogliamo veramente salvaguardare il benessere di tutti, quindi dei Paesi ricchi e dei Paesi poveri, delle varie categorie di persone, dei vari gruppi etnici, bisogna che ci rifacciamo ad un modo di capire lo sviluppo che non è limitato alla dimensione economica o alla dimensione tecnica, ma che include i valori fondamentali delle persone, come la spiritualità, il senso di creatività … Questa proposta che fa la Santa Sede non chiude ad una dimensione unica lo sviluppo, ma va al di là della tecnologia e dell’economia per dire che, se vogliamo portare il benessere, dobbiamo tener conto di quello che veramente fa scattare la capacità delle persone a impegnarsi, a essere responsabili. C’è una ricchezza, un patrimonio molto ricco non solo di idee, ma di esperienze e buone pratiche che abbiamo nella nostra tradizione cristiana, che possiamo mettere a servizio di tutta la famiglia umana e che è la strada per arrivare veramente a questo sviluppo integrale.







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