2009-11-24 15:25:09

Ahmadinejad in Brasile assicura: ancora in tempo per un accordo sul nucleare


“Speriamo ancora di poter firmare un accordo con l'Aiea”, quello che prevede l'invio di uranio all'estero per l'arricchimento, ma non abbiamo molto più tempo per farlo”. È quanto ha detto oggi il presidente iraniano, Ahmadinejad, nel corso di una conferenza stampa congiunta con l'omologo brasiliano, Lula da Silva, nel suo viaggio in America Latina. Ahmadinejad ha alternato frasi concilianti ad altre dure e critiche all'Occidente. Ha ricordato che recentemente Teheran si era accordata con Usa e Russia per acquistare combustibili nucleari. A suo avviso, però, le trattative in tal senso si sono arenate di fronte alla “propaganda contro l’Iran”, con l’accusa di voler arricchire l'uranio al 25%. Sebbene il Paese abbia la tecnologia per farlo al 25%, - dice il presidente iraniano – al momento lo fa solo al 3,5% per tentare di rafforzare i rapporti con l'Occidente. Resta da dire che il presidente iraniano Ahmadinejad si è detto convinto che “l'era delle aggressioni militari è finita” e ha lasciato il posto all’epoca del dialogo e del pensiero. Ha aggiunto che Usa e Israele non hanno coraggio per fare attacchi.

Obama - Afghanistan
Il presidente statunitense, Barack Obama, annuncerà entro pochi giorni la propria decisione sull'eventuale invio di ulteriori truppe in Afghanistan, come richiesto dai vertici militari di Washington. A renderlo noto la Casa Bianca, citata dalla Cnn, al termine dell'incontro di ieri del presidente Usa con il gabinetto di guerra. Tre le opzioni allo studio: l’invio di ulteriori 40 mila militari, come sollecitato dal generale Stanley McChrystal, comandante in capo delle truppe americane in Afghanistan; 10 mila soldati, come chiesto dal vicepresidente Joe Biden; tra i 20 mila e i 35 mila uomini, come auspicato dal segretario alla Difesa, Robert Gates, e dal segretario di Stato, Hillary Clinton. Quale dunque l’opzione più realizzabile? Giada Aquilino lo ha chiesto a Paolo Quercia, coordinatore ricerche di politica internazionale della Fondazione "Fare Futuro":RealAudioMP3

R. – L’ipotesi che prevarrà, secondo le notizie trapelate, sarà l’aumento di circa 30 mila soldati. Ricordiamo che, aggiungendo 30 mila ai circa 70 mila americani già presenti sul territorio afghano, i militari di Washington raggiungerebbero quasi lo stesso numero di soldati che aveva l’Armata rossa dell’Unione Sovietica nel momento di maggiore impegno in Afghanistan. A questi si aggiungono anche i soldati della Nato, che sono altri 36 mila, più le forze afghane locali. Quindi è un impegno considerevole. Gli strateghi militari sono divisi: se per controllare l’Afghanistan sia necessario avere un numero così elevato di soldati o non. Sicuramente, è una strategia con cui si cerca di chiudere la partita afghana per avvicinare un disimpegno.
 
D. – Sul terreno afghano, però, la situazione rimane drammatica: questo è l’anno con più vittime per gli Stati Uniti dall’inizio della guerra nel 2001. Cosa è mancato finora?
 
R. – Penso che il numero dei soldati sia stato un falso problema. È mancata una precisa strategia. Gli americani, nel 2001, sono stati coinvolti in una missione che era puramente di caccia ai terroristi ritenuti responsabili degli attentati dell’11 settembre. Piano piano, sono rimasti un po' intrappolati in questo scenario. Quello che non è stato ben sviluppato è se gli americani, con i propri alleati, stanno lì per costruire un nuovo Stato, efficiente e capace di controllare il proprio territorio, o se sono lì per presidiare un territorio vitale e intervenire in caso della creazione di pericoli legati al terrorismo, anche internazionale, soprattutto legato alla zona di confine tra Afghanistan e Pakistan.
 
Usa - India
Il presidente Usa, Barack Obama, riceve oggi alla Casa Bianca il premier indiano Manmohan Singh, ma a causa del maltempo la cerimonia dell'arrivo è stata spostata dal South Lawn alla East Room della residenza presidenziale. L'arrivo di Singh alla Casa Bianca, per la prima visita di Stato della presidenza Obama, è previsto per le 9.15 ora di Washington. Il presidente americano e il premier indiano faranno una conferenza stampa congiunta alle 11.35, le 17.35 in Italia.

Londra - Iraq
Si apre oggi a Londra l'inchiesta pubblica sul coinvolgimento della Gran Bretagna nella guerra all'Iraq. L'inchiesta, presieduta da Sir John Chilcot, prende in esame tutto il periodo dal 2001 al 2009. Un rapporto sulle sue conclusioni non uscirà prima delle prossime elezioni, nella tarda primavera prossima. Tra le persone che testimonieranno c'è l'ex premier Tony Blair.

Nato - Afghanistan
Un convoglio di autobotti della Nato in viaggio verso l'Afghanistan è stato attaccato e incendiato ieri sera da sconosciuti nel distretto pachistano di Jafarabad, in una zona di frontiera fra le province di Sindh e del Balochistan. Lo riferisce Geo Tv. L'operazione non ha causato alcuna vittima. Negli ultimi mesi, almeno 60 veicoli della Nato sono stati danneggiati dagli estremisti islamici in varie zone del Balochistan, con la morte di almeno tre autisti. L'emittente, citando fonti della polizia, ha precisato che un commando di circa otto persone ha attaccato le autobotti con armi da fuoco, provocando alcune forti esplosioni ed un incendio che è stato poi controllato dai vigili del fuoco.

Medio Oriente
Tre palestinesi sono rimasti feriti oggi in seguito a un raid compiuto dall'aviazione israeliana nella Striscia di Gaza, la parte di territorio palestinese controllata dagli islamico-radicali di Hamas, in risposta al nuovo lancio di un razzo Qassam dalla Striscia verso Israele avvenuto ieri sera. Nei giorni scorsi, Hamas ha ribadito - a nome suo e delle altre principali fazioni attive nella Striscia - la tregua di fatto nel lancio di razzi e colpi di mortaio contro Israele in vigore dalla fine della devastante operazione militare israeliana "Piombo Fuso" dell'inverno scorso, salvo in caso di incursioni. Un cessate il fuoco violato peraltro da episodiche eccezioni ed evidentemente non accettato da tutti i gruppi. Il tentativo di Hamas di evitare innalzamenti della tensione si lega anche al rilancio delle trattative per il possibile rilascio del soldato israeliano Ghilad Shalit (ostaggio nella Striscia di Gaza dal giugno 2006) in cambio di centinaia di palestinesi detenuti nelle carceri israeliane. Per lo scambio sembra restino problemi. Da parte sua, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu fa sapere che lo scambio di prigionieri tra Israele e Hamas non è stato ancora approvato e potrebbe anche non avvenire.

Giordania - elezioni
Il parlamento di Amman, in Giordania, è stato sciolto questa mattina. La Giordania si avvia verso le elezioni anticipate. Il re Abdullah II, per il momento, non ha fornito una spiegazione ufficiale della sua decisione e non ha ancora fissato la data per le prossime elezioni politiche. L'attuale parlamento, formato da 110 deputati, è stato eletto nel novembre del 2007 con una legge elettorale che, secondo l'opposizione, è stata elaborata per favorire i candidati filo-governativi. Nel frattempo i ventisette detenuti giordani in sciopero della fame nelle carceri israeliane, per chiedere al Parlamento di abolire la condanna a vita, sono in serio pericolo di salute: lo denuncia il Comitato nazionale giordano per i prigionieri in Israele. Un altro caso simile è quello del leader di Hamas, Abdallah Barghuthi, condannato a 67 ergastoli in Israele.

Filippine - massacro Mindanao
Il presidente delle Filippine, Gloria Arroyo, ha decretato lo stato di emergenza in una parte del sud dell'arcipelago in seguito al massacro avvenuto, ieri, sull'isola di Mindanao in seguito ad un tentativo di un sequestro di massa. Le vittime facevano parte di un gruppo di una cinquantina di persone, giornalisti e seguaci di un leader politico locale, che voleva presentare la sua candidatura a governatore provinciale. Il servizio di Stefano Leszczynski:RealAudioMP3

È salito a 46 morti il drammatico bilancio del massacro avvenuto ieri sull’isola di Mindanao, nelle Filippine, in seguito al maxisquestro di un gruppo di esponenti politici e giornalisti da parte di decine di uomini armati. Particolarmente cruenti i dettagli che emergono dalle indagini: i cadaveri delle vittime, tra cui almeno 14 donne - ha riferito la polizia locale - sono crivellati da colpi di arma da fuoco e le donne del gruppo sono state violentate prima di essere uccise. Le violenze sembrano essere legate alle rivalità politiche tra i candidati prima delle elezioni per il posto di governatore, in programma il prossimo anno. Le vittime dell'agguato erano tutte collegate ad Esmael Mangudadatu, vicesindaco di una città vicina al luogo del massacro ma in procinto di candidarsi alla guida della provincia. Gli investigatori puntano compatti il dito contro la famiglia di Datu Andal Ampatuan, governatore di Maguindanao da tre mandati e intenzionato a lasciare l'incarico in eredità al figlio. Gli Ampatuan e i Mangudadatu si spartivano il potere nella regione dagli anni Ottanta, ognuno nei rispettivi feudi comunali. La tensione era però salita negli ultimi mesi, quando l'ultimo rampollo della dinastia Mangudadatu aveva “invaso” il campo rivale puntando appunto alla carica di governatore. Le autorità di Manila hanno condannato la strage, aprendo subito un'inchiesta sull'accaduto e il presidente Gloria Macapagal-Arroyo - che in passato si è appoggiata a entrambi i clan per raccogliere il voto locale - ha dichiarato lo stato d’emergenza nella regione. Preoccupazione per la situazione è stata espressa dall'Unione nazionale dei giornalisti - che denuncia la morte di ben 12 reporter coinvolti nella carneficina. E proprio in vista delle elezioni nazionali e amministrative del prossimo maggio, che rinnoveranno oltre 17mila cariche nell'arcipelago, il timore di molti osservatori è che gli spunti per i regolamenti di conti si moltiplichino.
 
Russia - inchiesta
Il leader del Cremlino, Dmitri Medvedev, ha incaricato il ministro della Giustizia e il procuratore generale di aprire un'inchiesta sulle circostanze delle morte in prigione dell'avvocato Serghiei Magnitsky, 37 anni, accusato di complicità in evasione fiscale da parte del fondo di investimento russo Hermitage Capital, ma anche testimone chiave in un processo contro dirigenti del ministero dell'Interno per una presunta appropriazione indebita di 230 milioni di dollari. Lo ha reso noto il Cremlino tramite la portavoce Natalia Timakova.

Cina - condanne a morte
Sono state eseguite in Cina le condanne a morte di due persone accusate della produzione e la distribuzione di latte in polvere contaminato destinato ai neonati. Almeno sei bambini sono morti e altri 300mila si sono ammalati l'anno scorso dopo aver consumato latte in polvere contaminato con la melamina, una sostanza tossica utilizzata per la fabbricazione di resine plastiche, che era stata aggiunta per far sembrare il prodotto più proteico. Le condanne eseguite sono quelle di Zhang Yujun, accusato di "aver messo in pericolo la salute pubblica" producendo e vendendo 600 tonnellate di latte in polvere contaminato, e Geng Jinping, accusato di averne venduto 900 tonnellate. Il governo cinese è però intenzionato a non permettere le proteste dei cittadini: ai primi di novembre la polizia ha arrestato un padre che stava organizzando online un gruppo di genitori intenzionati ad ottenere un risarcimento per i danni causati dal latte alla salute dei loro figli.

Strage Mumbai - processo
Finisce fra due giorni, ad un anno esatto dalla fine dell'assedio di Mumbai, l'istruttoria del processo contro i terroristi accusati di essere coinvolti negli attentati della capitale economica indiana del novembre scorso, nei quali morirono oltre 170 persone. “Abbiamo ascoltato 265 testimoni, ne mancano ancora una decina - ha dichiarato il procuratore della Repubblica, Ujjwal Nikam - dovremmo terminare il 26 novembre, proprio un anno dopo gli attacchi”. Le testimonianze di altre trecento persone saranno invece prodotte in giudizio attraverso verbali. Il procuratore ha infatti reso noto che non saranno ascoltati personalmente trattandosi per lo più di parenti di vittime, medici che hanno soccorso i feriti. Il processo ha avuto inizio l'8 maggio scorso. Alla sbarra ci sono il terrorista pachistano Ajmal Kasab, accusato di omicidio plurimo, l'unico sopravvissuto del commando di dieci che assediò Mumbai, e gli indiani Faheem Ansari e Sabauddin Ahmed, che rispondono invece di cospirazione, accusati di aver aiutato Kasab e gli altri. Dopo la chiusura di questa fase, toccherà agli avvocati della difesa esercitare il proprio diritto di ascoltare ed interrogare i testimoni.

Thailandia
L'ex primo ministro thailandese, Samak Sundaravej, destituito dalla Corte costituzionale nel settembre dello scorso anno, è morto questa mattina a causa di un cancro al fegato a 74 anni. Lo hanno annunciato i familiari. Samak guidò il Partito del potere del popolo (Ppp) alla vittoria delle legislative lo scorso gennaio, prime elezioni dopo il colpo di Stato del settembre 2006. A settembre è stato costretto a dimettersi dopo essere stato riconosciuto colpevole di aver accettato un compenso economico da un'azienda produttrice di programmi televisivi di cucina, la "Face Media", comparendo tra l'altro come "buongustaio" in uno di questi programmi. Al suo posto è salito al governo Somchai Wongsawat. Ad ottobre Samak - stando alle rivelazioni della stampa - avrebbe subito un intervento nell'ospedale di Bangkok per l'asportazione di un tumore al fegato. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Chiara Pileri) 
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 328
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