2009-11-23 12:38:32

Memoria di San Clemente. Il Papa: la Chiesa non è una struttura politica. Nessuna contrapposizione tra laici e gerarchia


La Chiesa celebra oggi San Clemente Romano, terzo Successore di Pietro, venerato fin dai primi secoli del Cristianesimo con il titolo di martire. A questo grande Padre della Chiesa, Benedetto XVI ha dedicato la catechesi dell’udienza generale del 7 marzo 2007. In particolare, il Papa si è soffermato sulla Lettera di San Clemente ai Corinti, un documento che offre una illuminante riflessione sull’identità della Chiesa e sul ruolo dei laici. Ripercorriamo la catechesi su San Clemente nel servizio di Alessandro Gisotti:RealAudioMP3
 
“Sotto Clemente, essendo sorto un contrasto non piccolo tra i fratelli di Corinto, la Chiesa di Roma” inviò loro “una lettera importantissima per riconciliarli nella pace” e “rinnovare la loro fede”: Benedetto XVI riprende le parole di Sant’Ireneo per sottolineare quanto sia stato importante questo intervento di Papa Clemente. Un documento in cui i fedeli sono esortati “all’umiltà e all’amore fraterno”. Una Lettera in cui, per la prima volta, compare il termine “laico” nella letteratura cristiana con la quale si indica “membro del popolo di Dio”. In questa Lettera, rileva il Pontefice, San Clemente sottolinea che le membra del Corpo di Cristo sono unite senza distinzione:

 
“La netta distinzione tra il «laico» e la gerarchia non significa per nulla una contrapposizione, ma soltanto questa connessione organica di un corpo, di un organismo, con le diverse funzioni. La Chiesa infatti non è luogo di confusione e di anarchia, dove uno può fare quello che vuole in ogni momento: ciascuno in questo organismo, con una struttura articolata, esercita il suo ministero secondo la vocazione ricevuta”.
 
Clemente, prosegue, “esplicita chiaramente la dottrina della successione apostolica”, evidenziando che “le norme che la regolano derivano in ultima analisi da Dio stesso”. Tutto procede “ordinatamente dalla volontà di Dio”, scrive San Clemente. E di qui, afferma Benedetto XVI, viene sottolineato che “la Chiesa ha una struttura sacramentale e non una struttura politica”:

 
“La Chiesa è soprattutto dono di Dio e non creatura nostra, e perciò questa struttura sacramentale non garantisce solo il comune ordinamento, ma anche questa precedenza del dono di Dio, del quale abbiamo tutti bisogno”.
 
La Lettera, ricorda ancora il Papa, si conclude con una preghiera per le istituzioni politiche. Così, “all’indomani della persecuzione, i cristiani, ben sapendo che sarebbero continuate le persecuzioni, non cessano di pregare per quelle stesse autorità che li avevano condannati ingiustamente”. Il motivo, constata Benedetto XVI “è anzitutto di ordine cristologico: bisogna pregare per i persecutori, come fece Gesù sulla croce”. Ma, aggiunge, “questa preghiera contiene anche un insegnamento che guida, lungo i secoli, l’atteggiamento dei cristiani dinanzi alla politica e allo Stato”:

 
“Pregando per le autorità, Clemente riconosce la legittimità delle istituzioni politiche nell’ordine stabilito da Dio; nello stesso tempo, egli manifesta la preoccupazione che le autorità siano docili a Dio e «esercitino il potere, che Dio ha dato loro, nella pace e nella mansuetudine con pietà» (61,2). Cesare non è tutto. Emerge un’altra sovranità, la cui origine ed essenza non sono di questo mondo, ma «di lassù»: è quella della Verità, che vanta anche nei confronti dello Stato il diritto di essere ascoltata”.







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