Benedetto XVI all'Angelus: Cristo è un Re che domina con l'amore e la speranza, senza
imporsi ma rispettando la libertà dell'uomo
La regalità di Cristo non è quella dei grandi del mondo, ma è il potere di sconfiggere
il male e la morte e di “accendere la speranza” anche nel cuore più indurito. Benedetto
XVI ha spiegato così oggi, all’Angelus di mezzogiorno, il significato dell’ultima
festa che chiude l’anno liturgico, dedicata a Cristo Re dell’Universo. Il Papa ha
anche ricordato la Beatificazione di Suor Marie-Alphonsine Danil Ghattas, celebrata
stamattina a Nazareth, e ha ringraziato per il loro servizio di preghiera le suore
di clausura, in particolare le comunità avvicendatesi nel piccolo Monastero in Vaticano.
Il servizio di Alessandro De Carolis:
Nell’ultima
domenica di ogni anno prima dell’inizio dell’Avvento, per ogni fedele si ripete l’occasione
di riflettere sul segno della regalità di Cristo, diametralmente opposto a ciò che
la storia ha sedimentato, del concetto di re, nella cultura di ogni latitudine. Rispetto
a quello di un monarca della terra,in che cosa consiste - si è chiesto
Benedetto XVI davanti alla folla in Piazza San Pietro - il “potere” di Gesù Cristo
Re? Tale potere, ha riaffermato:
“… non è quello
dei re e dei grandi di questo mondo; è il potere divino di dare la vita eterna, di
liberare dal male, di sconfiggere il dominio della morte. È il potere dell’Amore,
che sa ricavare il bene dal male, intenerire un cuore indurito, portare pace nel conflitto
più aspro, accendere la speranza nel buio più fitto. Questo Regno della Grazia non
si impone mai, e rispetta sempre la nostra libertà”. Pur
recente come istituzione, la solennità di Cristo Re, ha spiegato il Papa, ha tuttavia
“profonde radici bibliche e teologiche”:
“Il titolo
di ‘re’, riferito a Gesù, è molto importante nei Vangeli e permette di dare una lettura
completa della sua figura e della sua missione di salvezza. Si può notare a questo
proposito una progressione: si parte dall’espressione 're d’Israele' e si giunge a
quella di re universale, Signore del cosmo e della storia, dunque molto al di là delle
attese dello stesso popolo ebraico”.
Davanti
alla grandezza di questa regalità - al paradosso del suo segno, la Croce - ad ogni
coscienza si rende allora “necessaria”, ha proseguito Benedetto XVI, una “scelta:
chi voglio seguire? Dio o il maligno? La verità o la menzogna?”:
“Scegliere
per Cristo non garantisce il successo secondo i criteri del mondo, ma assicura quella
pace e quella gioia che solo Lui può dare. Lo dimostra, in ogni epoca, l’esperienza
di tanti uomini e donne che, in nome di Cristo, in nome della verità e della giustizia,
hanno saputo opporsi alle lusinghe dei poteri terreni con le loro diverse maschere,
sino a sigillare con il martirio questa loro fedeltà”. E
una di queste donne straordinarie è stata citata dopo la preghiera dell’Angelus, e
prima dei saluti in cinque lingue, quando il Pontefice ha ricordato l’importante cerimonia
svoltasi questa mattina a Nazareth, durante la quale è stata beatificata Suor Marie-Alphonsine
Danil Ghattas, religiosa dell’Ottocento. A lei, ha riconosciuto il Papa, “va il merito”
di aver fondato “una Congregazione formata solo da donne del posto, con lo scopo dell’insegnamento
religioso, per vincere l’analfabetismo ed elevare le condizioni della donna di quel
tempo nella terra dove Gesù stesso ne esaltò la dignità”. Ed ha aggiunto:
“La
Beatificazione di questa così significativa figura di donna è di particolare conforto
per la comunità cattolica in Terra Santa ed è un invito ad affidarsi sempre, con ferma
speranza, alla Divina Provvidenza e alla materna protezione di Maria”. Benedetto
XVI, infine, ha parlato anche della memoria liturgica di ieri, dedicata alla Presentazione
della Beata Vergine Maria al Tempio. Ricordando la contestuale celebrazione della
Giornata pro orantibus, in favore delle comunità religiose di clausura, il
Papa ha concluso invitando tutti a sostenerle nelle loro necessità e rivolgendo un
pubblico ringraziamento in particolare alle monache che si sono avvicendate, ha detto,
nel piccolo Monastero in Vaticano: Clarisse, Carmelitane, Benedettine e, da poco,
Visitandine. “La vostra preghiera, care sorelle, è molto preziosa per il mio ministero”.