La libertà religiosa al centro della Conferenza promossa a Venezia dai Popolari europei
Come tutelare la libertà religiosa all’interno dell’Unione Europea. Con un serrato
dibattito su questo specifico tema si è conclusa a Venezia la Conferenza internazionale,
promossa dal gruppo parlamentare del Partito popolare europeo, dedicato al dialogo
con le Chiese cristiane e le altre istituzioni religiose. Il servizio del nostro inviato
Stefano Leszczynski.
I parlamentari
europei del Partito popolare europeo non hanno nascosto le preoccupazioni per la condizione
della libertà religiosa negli Stati membri dell’Unione europea. Un tema quello discusso
stamattina, presso il complesso storico dell’isola di San Servolo a Venezia, che ha
preso le mosse proprio da una valutazione sullo stato dei cristiani in varie parti
d’Europa. Ha poi coinvolto le altre istituzioni religiose e, in particolare, quelle
islamiche ed ebraiche. Dalla questione della sentenza sul Crocifisso nelle scuole,
ai temi etici nella vita pubblica, alla tutela della famiglia e della dignità dell’essere
umano sorgono sfide importanti per le comunità religiose ed i valori che esse esprimono.
Tra i neologismi più efficaci citati nel corso dei lavori è stato quello di ‘cristianofobia’,
termine coniato per indicare forme di intolleranza e discriminazione nei confronti
dei cristiani. Una realtà che sorprende, oggi, in un’Unione Europea fondata sul rispetto
dei diritti umani, ma che appare in tutta la sua forza in molte posizioni politiche.
Assai maggiore la preoccupazione dei parlamentari del Partito popolare europeo circa
le discriminazioni che i cristiani subiscono in Paesi candidati all’Unione, come la
Turchia e che tocca direttamente il doloroso nodo dell’ultimo muro europeo, quello
cipriota. Di qui è emersa al convegno di Venezia una serrata riflessione sugli ostacoli
che permangono nel dialogo interreligioso e che esercitano effetti nefasti anche a
livello di integrazione tra culture ormai radicate in Europa stessa. In quest’ambito
ha assunto particolare rilevanza il tema degli accordi tra Stato e confessioni o fedi
differenti e, soprattutto, quello dell’insegnamento della religione nelle scuole.
La fotografia scattata dai relatori sul rispetto dei valori comuni alle religioni
monoteiste ha mostrato chiaramente come per la costruzione di una vera casa comune
europea, oltre al dialogo, vada ribadita la necessità di una chiara tutela delle peculiari
identità di ciascuno. Sul rapporto tra diritti, dialogo e libertà
religiosa, il nostro inviato Stefano Leszczynski ha intervistato il rabbino
capo di Venezia, Elia Richetti:
R. – Il dialogo
è sempre un processo in continua evoluzione. Non si può pensare che si fermi ad un
certo punto. E, come tutte le cose in evoluzione, passa momenti in cui l’evoluzione
è maggiore o minore; ci può essere anche una piccola involuzione, di tanto in tanto.
Qui, si è manifestata una situazione storica tutto sommato abbastanza nuova. Perché?
Perché con le immigrazioni di persone che hanno non solo una loro identità religiosa,
ma anche una connotazione di tradizioni nazionali, si è creata questa situazione che
non si era creata precedentemente. Non si era creata quando – ad esempio – gli ebrei
erano in realtà cittadini dello stesso Paese delle maggioranze con le quali si doveva
man mano creare il dialogo. E quindi ci sono timori che nascono dalla poca conoscenza
delle rispettive tradizioni; questo secondo me è un processo assolutamente naturale.
Bisogna però riuscire, tramite la volontà del dialogo che deve essere reciproca, e
tramite la possibilità di fornire condizioni di vivibilità per tutti, a superare nel
tempo. D. – Un timore che rappresenta un po’ un’anomalia in
Europa. Soprattutto, si ha un po’ l’impressione che da parte dei cristiani ci sia
la sensazione di sentirsi un pò sotto assedio. Una sensazione che in passato era sconosciuta
in Europa. Abbiamo sentito un termine, un neologismo, come quello di “cristianofobia”
che fino a qualche anno fa non sarebbe stato immaginato … Per cui, se da un lato c’è
un confronto con le altre religioni, dall’altro lato c’è anche il confronto con un
laicismo interno portato all’estremo. Come si può interpretare questa situazione dei
cristiani … R. – Io credo che questo nasca a sua volta da vari
aspetti. Uno è che per la prima volta ci sono grossi numeri che si pongono non voglio
dire in contrasto, ma in una posizione assolutamente diversa rispetto a quella che
era quella di maggioranza, una maggioranza molto forte. Oggi c’è anche un altro aspetto:
c’è una crescita di posizioni molto variate che vanno da una semplice laicità, cioè
da un non prendere una posizione religiosa, al laicismo sfrenato che giunge all’emarginazione
di qualunque fenomeno religioso.(Montaggio a cura di Maria Brigini)