2009-11-20 15:17:04

La libertà religiosa al centro della Conferenza promossa a Venezia dai Popolari europei


Come tutelare la libertà religiosa all’interno dell’Unione Europea. Con un serrato dibattito su questo specifico tema si è conclusa a Venezia la Conferenza internazionale, promossa dal gruppo parlamentare del Partito popolare europeo, dedicato al dialogo con le Chiese cristiane e le altre istituzioni religiose. Il servizio del nostro inviato Stefano Leszczynski.RealAudioMP3

I parlamentari europei del Partito popolare europeo non hanno nascosto le preoccupazioni per la condizione della libertà religiosa negli Stati membri dell’Unione europea. Un tema quello discusso stamattina, presso il complesso storico dell’isola di San Servolo a Venezia, che ha preso le mosse proprio da una valutazione sullo stato dei cristiani in varie parti d’Europa. Ha poi coinvolto le altre istituzioni religiose e, in particolare, quelle islamiche ed ebraiche. Dalla questione della sentenza sul Crocifisso nelle scuole, ai temi etici nella vita pubblica, alla tutela della famiglia e della dignità dell’essere umano sorgono sfide importanti per le comunità religiose ed i valori che esse esprimono. Tra i neologismi più efficaci citati nel corso dei lavori è stato quello di ‘cristianofobia’, termine coniato per indicare forme di intolleranza e discriminazione nei confronti dei cristiani. Una realtà che sorprende, oggi, in un’Unione Europea fondata sul rispetto dei diritti umani, ma che appare in tutta la sua forza in molte posizioni politiche. Assai maggiore la preoccupazione dei parlamentari del Partito popolare europeo circa le discriminazioni che i cristiani subiscono in Paesi candidati all’Unione, come la Turchia e che tocca direttamente il doloroso nodo dell’ultimo muro europeo, quello cipriota. Di qui è emersa al convegno di Venezia una serrata riflessione sugli ostacoli che permangono nel dialogo interreligioso e che esercitano effetti nefasti anche a livello di integrazione tra culture ormai radicate in Europa stessa. In quest’ambito ha assunto particolare rilevanza il tema degli accordi tra Stato e confessioni o fedi differenti e, soprattutto, quello dell’insegnamento della religione nelle scuole. La fotografia scattata dai relatori sul rispetto dei valori comuni alle religioni monoteiste ha mostrato chiaramente come per la costruzione di una vera casa comune europea, oltre al dialogo, vada ribadita la necessità di una chiara tutela delle peculiari identità di ciascuno.
 
Sul rapporto tra diritti, dialogo e libertà religiosa, il nostro inviato Stefano Leszczynski ha intervistato il rabbino capo di Venezia, Elia Richetti:RealAudioMP3

R. – Il dialogo è sempre un processo in continua evoluzione. Non si può pensare che si fermi ad un certo punto. E, come tutte le cose in evoluzione, passa momenti in cui l’evoluzione è maggiore o minore; ci può essere anche una piccola involuzione, di tanto in tanto. Qui, si è manifestata una situazione storica tutto sommato abbastanza nuova. Perché? Perché con le immigrazioni di persone che hanno non solo una loro identità religiosa, ma anche una connotazione di tradizioni nazionali, si è creata questa situazione che non si era creata precedentemente. Non si era creata quando – ad esempio – gli ebrei erano in realtà cittadini dello stesso Paese delle maggioranze con le quali si doveva man mano creare il dialogo. E quindi ci sono timori che nascono dalla poca conoscenza delle rispettive tradizioni; questo secondo me è un processo assolutamente naturale. Bisogna però riuscire, tramite la volontà del dialogo che deve essere reciproca, e tramite la possibilità di fornire condizioni di vivibilità per tutti, a superare nel tempo.
 
D. – Un timore che rappresenta un po’ un’anomalia in Europa. Soprattutto, si ha un po’ l’impressione che da parte dei cristiani ci sia la sensazione di sentirsi un pò sotto assedio. Una sensazione che in passato era sconosciuta in Europa. Abbiamo sentito un termine, un neologismo, come quello di “cristianofobia” che fino a qualche anno fa non sarebbe stato immaginato … Per cui, se da un lato c’è un confronto con le altre religioni, dall’altro lato c’è anche il confronto con un laicismo interno portato all’estremo. Come si può interpretare questa situazione dei cristiani …
 
R. – Io credo che questo nasca a sua volta da vari aspetti. Uno è che per la prima volta ci sono grossi numeri che si pongono non voglio dire in contrasto, ma in una posizione assolutamente diversa rispetto a quella che era quella di maggioranza, una maggioranza molto forte. Oggi c’è anche un altro aspetto: c’è una crescita di posizioni molto variate che vanno da una semplice laicità, cioè da un non prendere una posizione religiosa, al laicismo sfrenato che giunge all’emarginazione di qualunque fenomeno religioso.(Montaggio a cura di Maria Brigini)







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