Appello del Papa: la società non discrimini i non udenti. E l'umanità guarisca dalla
sordità dello spirito. Testo integrale del discorso
La società elimini le ingiustificabili discriminazioni subìte ancora oggi dai non
udenti: è l’appello lanciato da Benedetto XVI nell’odierna udienza ai partecipanti
alla XXIV Conferenza Internazionale organizzata dal Pontificio Consiglio per gli Operatori
Sanitari sul tema: Effatà! La persona sorda nella vita della Chiesa”. Ma “esiste –
ha aggiunto - un'altra forma di sordità da cui l'umanità deve guarire, anzi da cui
deve essere salvata: è la sordità dello spirito, che alza barriere sempre più alte
alla voce di Dio e del prossimo, specialmente al grido di aiuto degli ultimi e dei
sofferenti, e rinchiude l’uomo in un profondo e rovinoso egoismo”. Occorre allora
“vincere nell'uomo la solitudine e l'incomunicabilità create dall'egoismo, per dare
volto ad una ‘nuova umanità’, l'umanità dell'ascolto e della parola, del dialogo,
della comunicazione, della comunione con Dio. Un’umanità ‘buona’, come buona è tutta
la creazione di Dio; una umanità senza discriminazioni, senza esclusioni… così che
il mondo sia veramente e per tutti ‘campo di genuina fraternità’…”. Ecco il testo
integrale del discorso del Papa: Cari fratelli e
sorelle! Sono lieto di incontravi in occasione della XXIV Conferenza
Internazionale organizzata dal Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari su
un tema di grande rilevanza sociale ed ecclesiale: Effatà! La persona sorda nella
vita della Chiesa. Saluto il Presidente del Dicastero, l'Arcivescovo Zygmunt Zimowski,
e lo ringrazio per le sue cordiali parole. Il mio saluto si estende al Segretario
ed al nuovo Sotto-Segretario, ai Sacerdoti, ai Religiosi e ai Laici, agli Esperti
e a tutti i presenti. Desidero esprimere il mio apprezzamento e incoraggiamento per
il generoso impegno da voi profuso in questo importante settore della pastorale. Numerose,
infatti, e delicate sono le problematiche riguardanti le persone non udenti, che sono
state fatte oggetto di attenta riflessione in questi giorni. Si tratta di una realtà
articolata, che spazia dall'orizzonte sociologico a quello pedagogico, da quello medico
e psicologico a quello etico-spirituale e pastorale. Le relazioni degli specialisti,
lo scambio di esperienze tra chi opera nel settore, le testimonianze stesse di non
udenti, hanno offerto la possibilità di un’analisi approfondita della situazione e
di formulare proposte e indicazioni per un’attenzione sempre più adeguata a questi
nostri fratelli e sorelle. La parola “Effatà”,
posta all'inizio del titolo della Conferenza, richiama alla mente il noto episodio
del Vangelo di Marco (cfr 7,31-37), che costituisce un paradigma di come il Signore
opera verso le persone non udenti. Gesù prende in disparte un uomo sordo e muto e,
dopo aver compiuto alcuni gesti simbolici, alza gli occhi al Cielo e gli dice: “Effatà!”,
cioè: “Apriti!”. In quell’istante, riferisce l'evangelista, all'uomo fu restituito
l'udito, gli si sciolse la lingua e parlava correttamente. I gesti di Gesù sono colmi
di attenzione amorosa ed esprimono profonda compassione per l’uomo che gli sta davanti:
gli manifesta il suo interessamento concreto, lo toglie dalla confusione della folla,
gli fa sentire la sua vicinanza e comprensione mediante alcuni gesti densi di significato.
Gli pone le dita negli orecchi e con la saliva gli tocca la lingua. Lo invita poi
a volgere con Lui lo sguardo interiore, quello del cuore, verso il Padre celeste.
Infine, lo guarisce e lo restituisce alla sua famiglia, alla sua gente. E la folla,
stupita, non può che esclamare: “Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare
i muti!” (Mc 7,37). Col suo modo di agire, che
rivela l’amore di Dio Padre, Gesù non sana solo la sordità fisica, ma indica che esiste
un'altra forma di sordità da cui l'umanità deve guarire, anzi da cui deve essere salvata:
è la sordità dello spirito, che alza barriere sempre più alte alla voce di Dio e del
prossimo, specialmente al grido di aiuto degli ultimi e dei sofferenti, e rinchiude
l’uomo in un profondo e rovinoso egoismo. Come ho avuto modo di ricordare nell’omelia
della mia visita pastorale alla Diocesi di Viterbo, il 6 settembre scorso, “Possiamo
vedere in questo ‘segno’ l'ardente desiderio di Gesù di vincere nell'uomo la solitudine
e l'incomunicabilità create dall'egoismo, per dare volto ad una ‘nuova umanità’, l'umanità
dell'ascolto e della parola, del dialogo, della comunicazione, della comunione con
Dio. Un’umanità ‘buona’, come buona è tutta la creazione di Dio; una umanità senza
discriminazioni, senza esclusioni… così che il mondo sia veramente e per tutti ‘campo
di genuina fraternità’…” (L’Oss. Rom., 7-8 settembre 2009, pag. 6). Purtroppo
l’esperienza non sempre attesta gesti di solerte accoglienza, di convinta solidarietà
e di calorosa comunione verso le persone non udenti. Le numerose associazioni, nate
per tutelare e promuovere i loro diritti, evidenziano l’esistenza di una mai sopita
cultura segnata da pregiudizi e discriminazioni. Sono atteggiamenti deplorevoli e
ingiustificabili, perché contrari al rispetto per la dignità della persona non udente
e alla sua piena integrazione sociale. Molto più vaste, però, sono le iniziative promosse
da istituzioni e da associazioni, sia in campo ecclesiale che in quello civile, ispirate
ad un'autentica e generosa solidarietà, che hanno apportato un miglioramento delle
condizioni di vita di molte persone non udenti. A tale proposito, è significativo
ricordare che le prime scuole per l'istruzione e la formazione religiosa di questi
nostri fratelli e sorelle sono sorte in Europa, già nel settecento. Da allora sono
andate moltiplicandosi, nella Chiesa, opere caritative, sotto l'impulso di sacerdoti,
religiosi, religiose e laici, con lo scopo di offrire ai non udenti non solo una formazione,
ma anche un'assistenza integrale per la piena realizzazione di se stessi. Non è possibile,
però dimenticare la grave situazione in cui essi vivono ancora oggi nei Paesi in via
di sviluppo, sia per la mancanza di appropriate politiche e legislazioni, sia per
la difficoltà ad avere accesso alle cure sanitarie primarie; la sordità, infatti,
è spesso conseguenza di malattie facilmente curabili. Faccio appello, quindi, alle
autorità politiche e civili, nonché agli organismi internazionali, affinché offrano
il necessario sostegno per promuovere, anche in quei Paesi, il dovuto rispetto della
dignità e dei diritti delle persone non udenti, favorendo, con aiuti adeguati, la
loro piena integrazione sociale. La Chiesa, seguendo l'insegnamento e l'esempio del
suo divino Fondatore, continua ad accompagnare le diverse iniziative pastorali e sociali
a loro beneficio con amore e solidarietà, riservando speciale attenzione verso chi
soffre, nella consapevolezza che proprio nella sofferenza è nascosta una particolare
forza che avvicina interiormente l'uomo a Cristo, una grazia particolare. Cari
fratelli e sorelle non udenti, voi non siete solo destinatari dell'annunzio del messaggio
evangelico, ma ne siete, a pieno titolo, anche annunciatori, in forza del vostro Battesimo.
Vivete quindi ogni giorno da testimoni del Signore negli ambienti della vostra esistenza,
facendo conoscere Cristo e il suo Vangelo. In quest’Anno Sacerdotale pregate anche
per le vocazioni, perché il Signore susciti numerosi e buoni ministri per la crescita
delle comunità ecclesiali. Cari amici, vi ringrazio
per questo incontro e affido tutti voi qui presenti alla materna protezione di Maria
Madre dell'amore, Stella della speranza, Madonna del Silenzio. Con questi voti, vi
imparto di cuore la Benedizione Apostolica, che estendo alle vostre famiglie e a tutte
le associazioni che attivamente operano nel servizio dei non udenti.