2009-11-18 15:39:31

Obama contro gli insediamenti israeliani a Gerusalemme Est


La decisione israeliana sugli insediamenti inasprisce i palestinesi “in un modo che potrebbe andare a finire molto pericolosamente”: è quanto ha detto oggi il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, in una intervista alla Fox News. Già ieri il portavoce della Casa Bianca aveva espresso costernazione e preoccupazione per il riavvio dei negoziati di pace. Anche il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, ha deplorato l'autorizzazione data ieri dalle autorità israeliane alla costruzione di 900 nuovi alloggi a Gerusalemme Est, insediamenti ritenuti dall’Onu illegali. La questione di Gerusalemme Est rappresenta uno dei principali punti di attrito tra israeliani e palestinesi. Lo spiega Giorgio Bernardelli, esperto di Medio Oriente, nell’intervista di Roberta Rizzo:RealAudioMP3

R. - Sono in linea di collisione da parecchio tempo. Netanyahu aveva in qualche modo accettato di frenare sugli insediamenti in Cisgiordania, mentre sulla questione di Gerusalemme Est non c’è mai stata da parte israeliana la spinta a seguire le richieste americane. Adesso siamo al momento della verità e bisogna capire se questa diversità di opinione evidente tra amministrazione Obama e governo israeliano sfocerà in qualcosa, oppure se rimarranno semplicemente due punti di vista diversi e si andrà avanti a costruire case a Gerusalemme Est, come succede da quarant’anni a questa parte.

D. - Dunque, si tratta di una battuta di arresto al processo di pace?

R. - La situazione, in questi giorni, è estremamente grave in Medio Oriente: sta davvero saltando il quadro delineato con il processo di pace iniziato a Oslo. Con tutto quanto è accaduto nelle ultime settimane - nel momento in cui Abu Mazen ha detto che non si sarebbe ricandidato alla presidenza dell’Autorità palestinese, e nel momento in cui, ormai da giorni, l’Autorità palestinese continua a dire di voler procedere con la proclamazione di uno Stato in maniera autonoma rispetto alla trattativa - il processo di pace è già finito. Siamo ormai di fronte a due alternative: o si blocca la costruzione delle case e si rimette in qualche modo in gioco la trattativa sugli insediamenti, riavviando il processo di pace, oppure andiamo verso gli atti unilaterali. Certo è che la comunità internazionale può dire all’Autorità palestinese che dichiarare unilateralmente la nascita di uno Stato è un passo azzardato. Ma devono anche offrirle una alternativa e l’unica alternativa è dimostrare che il processo negoziale può portare a qualche soluzione.







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