2009-11-14 15:10:02

Giornata mondiale del diabete dedicata alla prevenzione


“Diventiamo più forti del diabete. Una dieta equilibrata e una regolare attività sportiva aiutano a prevenire i rischi del diabete”. Questo il tema per l’odierna Giornata mondiale del diabete indetta dall’Onu che mira a promuovere l’educazione e la prevenzione contro la ‘malattia del sangue dolce’. Alla Giornata aderiscono più di 160 Paesi. In 500 piazze delle principali città sono stati allestiti presidi per effettuare gratuitamente l'esame della glicemia. Ma sono utili iniziative come questa? Elianna Astorri lo ha chiesto al professor Salvatore Caputo, del Servizio di Diabetologia del Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma:RealAudioMP3

R. – Sono positive, anche perché sotto il concetto di prevenzione ed educazione – di cui si parla quest’anno – abbiamo tre potenziali cittadini interessati: non soltanto chi ha il diabete e non sa di averlo, che può con uno screening della glicemia occasionale scoprire di essere affetto dal diabete, ma nella valutazione che faranno questi medici e questi infermieri volontari si possono anche identificare le persone che sono ad alto rischio per sviluppare la patologia. Poi c’è un terzo obiettivo: chi ha già il diabete ed è ad alto rischio per sviluppare le complicanze del diabete. Quindi è un’opera di prevenzione a largo raggio.

 
D. – Cos’è il diabete e quanti tipi ne esistono?

 
R. – Facciamo riferimento a dei numeri: il “diabete tipo uno” e il “diabete tipo due”. Il tipo due riguarda circa il 90-95 per cento di tutte le forme. E' quella forma in cui produciamo ancora l’insulina, ma l’insulina non funziona bene. Al contrario, il cinque per cento legato al cosiddetto “diabete tipo uno” è una forma nella quale vengono distrutte le cellule che producono l’insulina per un’aggressione da parte del sistema immunitario dell’organismo. Certe differenze che si facevano un tempo fra le due forme, come conseguenza del fatto che la prevalenza della malattia aumenta, tendono a sfumare. Un tempo si diceva che il primo tipo si riscontra soltanto nei giovani mentre il tipo due soltanto nelle persone più adulte o anziane. Purtroppo, invece, le due forme stanno invadendo l’una il campo dell’altra e questo è particolarmente grave e importante per la comparsa di forme di diabete di tipo due in età pediatrica; è un fenomeno che 10-20 anni fa era assolutamente sconosciuto. Sta colpendo per primi gli Stati Uniti e questo è dovuto all’alta prevalenza dell’obesità infantile. Quindi non c’è prevenzione senza educazione. L’educazione deve partire nell’età scolare.

 
D. – Quali sono i sintomi? Possiamo riconoscerli da soli?

 
R. – Purtroppo c’è una lunga fase asintomatica, particolarmente nel diabete di tipo due, che precede la comparsa dei sintomi. Per questo il diabete è una malattia subdola: quando compaiono dei sintomi vuol dire che la malattia è già abbastanza avanti. La stragrande maggioranza delle persone affette da diabete però non ha assolutamente sintomi e quindi è solo attraverso il controllo della glicemia che si può fare la diagnosi.

 
D. – C’è una familiarità?

 
R. – Sì. La familiarità è indubbiamente la cosa più importante. Noti bene: la familiarità non è certezza di sviluppare il diabete, però è il fattore di rischio sicuramente più importante. Quali sono gli atri fattori di rischio? C'è lo stile di vita ed è importante sottolineare che non è solo il tipo di alimentazione: noi ci spostiamo e ci muoviamo, consumiamo energie nel corso della giornata per i nostri movimenti in una quantità assolutamente infima rispetto a quello che era il comportamento dei nostri nonni. Una terza componente dello stile di vita che non deve essere dimenticata è lo stress. Una vita molto stressante rende più rapido lo sviluppo di questa resistenza all’azione dell’insulina.

 
D. – C’è un valore preciso di glicemia da non superare?

 
R. – E’ il 126 di glicemia a digiuno. Fra diabete e normalità c’è una situazione intermedia, quindi non esiste soltanto il bianco e il nero. Sopra 126 si parla di diabete, ma una glicemia a digiuno normale è una glicemia sotto 100. Fra 100 e 126 si è in una situazione intermedia, che non è assolutamente ancora diabete ma che impone una modifica dello stile di vita. Quando si parla di modifica dello stile di vita, non stiamo parlando di andare a correre la maratona a New York. Ma già assicurarsi 30 minuti di passeggiata a ritmo sostenuto ogni giorno della settimana, riduce drasticamente l’incidenza del diabete. (Montaggio a cura di Maria Brigini)







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