2009-11-13 14:19:16

Mons. Celli alle autorità cubane: più libertà per la Chiesa. Washington cambi politica sull'embargo


L'arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, è appena rientrato da un viaggio a Cuba: il presule, dal 4 all’8 novembre scorsi, ha incontrato la comunità cattolica cubana e le autorità locali. Al centro dei colloqui, il ruolo della Chiesa nei media dell’isola caraibica. Philippa Hitchen lo ha intervistato:RealAudioMP3

R. – E’ stato un momento molto interessante e ricco. Mi è sembrato che siano stati momenti, quelli passati con i vescovi e con gli operatori della comunicazione sociale, di intensa comunione ecclesiale. E’ innegabile che sentissero profondamente il significato della presenza della persona del Santo Padre. E’ stata una bellissima esperienza, anche con tutti i responsabili laici delle comunicazioni delle varie diocesi, i quali mi hanno messo al corrente di quelle che sono le loro difficoltà, ma anche di ciò che riescono a fare, nonostante le difficoltà: come con pochi mezzi riescano a fare grandi cose. Io dicevo sorridendo che è proprio, ancora una volta, la moltiplicazione dei pochi pani e dei pochi pesci.

 
D. – Quindi, il problema è soprattutto mancanza di fondi, problemi economici o anche problemi di restrizioni a livello del governo?

 
R. – No, sono soprattutto problematiche legate alle restrizioni. Lei pensi ad esempio che dopo la visita del Santo Padre, Giovanni Paolo II, nel ’98, le autorità hanno concesso ai vescovi di potere accedere alle radio locali unicamente tre volte all’anno durante 15 minuti. E quindi il vescovo - che non ha diritto di poter avere in diocesi una radio cattolica - può parlare alla radio locale unicamente 45 minuti in un anno. E per questo motivo dicevo alle autorità governative competenti che sarebbe bello che alla Chiesa fosse permesso un accesso normale ai media.

 
D. – E la risposta del governo?

 
R. – Mi han detto che ci penseranno. Perché - vede - quello che io dicevo alle autorità è semplicemente questo: la Chiesa ha il messaggio del Vangelo, un messaggio profondamente umano per il bene e lo sviluppo della comunità. Facevo loro notare che il popolo cubano nella sua maggioranza è un popolo cristiano cattolico e che quindi avrebbe apprezzato il fatto che il vescovo potesse accedere alla radio e potesse rivolgere dei messaggi di profonda ispirazione umana e cristiana.

 
D. – Sono passati più di dieci anni, come diceva, dalla visita di Giovanni Paolo II e un anno dalla visita del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone. Ci sono stati dei progressi per la Chiesa?

 
R. – Il clima che si respira nei rapporti tra la Chiesa e le autorità mi è sembrato leggermente migliorato, ma ancora ci sono grandi passi da fare. La Chiesa nella sua azione è continuamente controllata e per ogni cosa deve avere il permesso delle autorità. Mi è sembrato, però, di percepire che c’è un rapporto più disteso.

 
D. – Le pressioni esterne possono aiutare in questo senso o no?

 
R. – Io ritengo che ci possano essere degli aiuti, che possano essere esercitati anche da altri. Ma penso che i gesti di buona volontà debbano essere fatti da ambo le parti. Nella società si vedono le difficoltà create dall’attuale blocco in atto. Mi diceva una signora in maniera molto sentita che l’angoscia di una madre di famiglia è vedere cosa poter dare da mangiare in giornata ai propri cari.

 
D. – Quindi, i problemi di povertà stanno aumentando...

 
R. – I problemi ci sono, si notano, sono vissuti con grande dignità, ma con la consapevolezza che i problemi esistono e incidono profondamente. Lei ricorderà che la Santa Sede varie volte è intervenuta su questo tema del “bloqueo”, come si dice in spagnolo. Quindi, questo problema esiste, si sente, è percepito, ed ha innegabilmente influenza negativa sulla vita della popolazione. Questo è innegabile.

 
D. – Quindi, anche lei spera in un cambiamento di politica da parte dell’amministrazione Obama?

 
R. – Io mi auguro che questo possa avvenire, perché, innegabilmente, è la popolazione quella che ne risente maggiormente.







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