2009-11-10 15:24:52

Hrw denuncia: i cristiani tra le vittime del conflitto arabo-curdo in Iraq


Le minoranze etniche e religiose, in particolare quella cristiana, sono le vittime collaterali del conflitto tra arabi e curdi che si sta consumando nel nord dell’Iraq. A denunciarlo un rapporto di Human Rights Watch che chiede maggiore protezione per i 550 mila cristiani, ma anche per tante altre comunità religiose. Benedetta Capelli ne ha parlato con don Renato Sacco, consigliere nazionale di Pax Christi Italia: RealAudioMP3

R. - Io credo che l’analisi di questa situazione dell’Iraq sia sicuramente valida, anche se andrebbe fatta, prima di legarsi all’attualità, una premessa fondamentale che per i credenti è doverosa. Giovanni Paolo II aveva ammonito sulle conseguenze di una guerra: avventura senza ritorno. Quindi, quando c’è in ballo la lotta del potere, le minoranze pagano sempre il conto, soprattutto politico, più che religioso. Noi, come Pax Christi, siamo stati in Iraq con una delegazione internazionale a metà settembre e ci è stato detto che tutte le varie tragedie che vengono fatte pagare ai singoli e alle comunità cristiane sono soprattutto da leggere in chiave politica. Credo che anche noi, in Occidente, non dovremmo lasciarci travolgere da uno scontro religioso.

 
D. - Il Rapporto accusa le forze curde di ricorrere a detenzioni, arresti arbitrari, atti di intimidazione. Dalle notizie che avete è realmente così?

 
R. - Posso sicuramente dire che non possiamo difendere una parte per accusarne un’altra. Io credo sia molto probabile che gli arabi siano responsabili di violenze e che i curdi stessi lo siano. Quando noi eravamo là, in un villaggio in zona curda è stato fatto un attentato. Quindi, ci sono anche molte tensioni interne tra i curdi e molte tensioni con le minoranze. E’ molto probabile che tutti abbiano responsabilità. Chi ha un potere da difendere non va certo per il sottile.

 
D. - Com’è attualmente la situazione dei cristiani in Iraq?

 
R. - Qualcuno è anche ritornato, ma tanti sono usciti e tanti vorrebbero uscire. Le nostre visite, soprattutto nei villaggi dei profughi, ci hanno fatto vedere i volti di queste persone e ci hanno fatto anche ricordare le tante persone che hanno lasciato il Paese. E’ difficile quantificare, ma tanti davvero sono usciti. Qualche vescovo ci chiedeva anche di affermare esplicitamente: “Non dite ai governi occidentali di aiutare i cristiani ad uscire, altrimenti le nostre chiese saranno vuote; l’Iraq si impoverisce ed è una sconfitta per l’Iraq”. C’è molta preoccupazione anche da parte dei pastori per questo abbandono, peraltro più che giustificato: la paura è tanta e anche per chi ritorna - dopo aver sperimentato la fatica di essere straniero, magari in Occidente, o clandestino - vuol dire non avere la casa, non avere il lavoro e l’insicurezza aumenta. Qualcuno dice che va peggio, non meglio e quindi, chi può, sogna di lasciare questa terra di Abramo.







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