2009-11-10 15:34:02

Campagna di Asianews contro la legge sulla blasfemia in Pakistan


Introdotta nel 1986 dal dittatore Zia-ul-Haq, la norma sulla blasfemia in Pakistan punisce con il carcere a vita o la condanna a morte chi dissacra il Corano o ingiuria il nome di Maometto ed è divenuta un pretesto per colpire le minoranze religiose del Paese. Di questo si è parlato, ieri, nella Sala Marconi della nostra emittente, in una conferenza stampa moderata da padre Bernardo Cervellera, direttore dell’agenzia AsiaNews, promotrice di una campagna di sensibilizzazione perché questa legge sia abrogata. Per noi c’era Salvatore Sabatino: RealAudioMP3
 
Kasur, Korian, Gojra, Sialkot. Sono solo alcuni dei villaggi e città che in questi ultimi mesi hanno vissuto il terrore provocato dalla violenza cieca di alcuni gruppi integralisti islamici. Tutto questo a causa di una legge sulla blasfemia, che in Pakistan è entrata in vigore nell’86 e che in 23 anni ha portato alla pena di morte almeno 33 persone e alla messa in stato di accusa di quasi mille, tutte appartenenti a minoranze religiose. Una norma che non solo provoca divisioni interne, ma che non permette alle comunità non musulmane uno sviluppo sociale. Padre Bernardo Cervellera, direttore di AsiaNews:

 
“Viene frenato il loro contributo allo sviluppo del Paese, perché viene frenato l’impegno delle scuole, l’impegno dei centri sociali, l’impegno degli ospedali verso la popolazione pakistana. Questa legge di fatto distrugge la convivenza tra diverse comunità religiose in Pakistan e questo - secondo me - è un problema internazionale”.

 
Una situazione, questa, resa ancora più difficile dal momento storico che sta vivendo il Paese, vittima di una continua violenza di matrice talebana infiltrata dal vicino Afghanistan. La legge sulla blasfemia si alimenta, insomma, di estremismo portando il Pakistan in una situazione di forte tensione ed allontanando il principio laico che era alla base della sua fondazione. Ma la norma sulla blasfemia sta sollevando discussioni anche all’interno del Paese tanto da indurre il governo a promuovere un vertice con il Comitato parlamentare permanente. Un primo passo di mobilitazione sociale che ha, però, provocato la ferma risposta dei fondamentalisti islamici che chiedono punizioni contro chi combatte per abrogare questa norma. Come fare, dunque, per uscire da questa situazione e come fare a sensibilizzare la Comunità internazionale? Peter Jackob, segretario nazionale di Giustizia e Pace in Pakistan:

 
"Basically…
Fondamentalmente, non è semplice per il governo pakistano prendere una posizione forte e dare quindi una risposta per aiutare le minoranze religiose. Ma ha lerisorse ed anche la forza e deve riuscire ad agire”.







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