Libano: sì di Hezbollah al governo di unità nazionale
A cinque mesi dalle elezioni legislative libanesi, è stato raggiunto l'accordo per
la formazione di un ''governo di unità nazionale'', dopo che nella notte l'opposizione,
guidata dal movimento sciita filo iraniano Hezbollah, ha confermato l'intesa raggiunta
con la maggioranza, capeggiata dal premier incaricato Saad Hariri. L'annuncio dell'opposizione
è arrivato al termine di una riunione tra i principali leader del fronte guidato da
Hezbollah e nel quale figurano, tra gli altri, il presidente sciita del Parlamento
Nabih Berri vicino alla Siria, e l'ex generale maronita Michel Aoun, leader cristiano
alleato del movimento armato anti-israeliano. Sull’importanza di questo accordo Stefano
Leszczynski ha intervistato Camille Eid, giornalista libanese ed esperto
di Medio Oriente.
R. – E’ molto
importante, ma c’è molto da meditare, da riflettere su questa questione, perché se
tutte le volte che dobbiamo formare un governo in Libano, dopo nuove elezioni, dobbiamo
metterci più di cinque mesi, vuol dire che c’è qualche problema. Sta a noi capire
se il problema è nel sistema politico, impostato 20 anni fa oppure nella classe politica
attuale. La maggioranza era chiaramente indicata, in base a queste elezioni, ma la
sola maggioranza non ha potuto formare un governo con i soli suoi partiti, insistendo
sulla necessità di formare un governo di unità nazionale per portare avanti le sorti
dello Stato.
D. – E’ la ripartizione dei dicasteri
che sembra essere il nodo chiave della formazione di questo esecutivo...
R.
– L’opposizione ha insistito nel mantenere nelle sue mani il dicastero delle Telecomunicazioni
e agli altri per accontentarli ha dovuto cambiare alcuni dicasteri. Ma è soprattutto
quelle delle Telecomunicazioni che nasconde alcuni interessi.
D.
– Un governo con Hezbollah che mantiene comunque una buona capacità di propaganda,
quanto può essere preoccupante a livello regionale...
R.
– Israele aveva aveva ammonito il Libano a non includere Hezbollah nella formazione
del governo. Però Hezbollah fa ormai parte di questa compagine da diversi anni.
D.
– Nell’eventualità che finalmente si arrivasse alla formazione di un governo, quindi
fosse risolta la parte della crisi istituzionale, quali sono le priorità politiche
che un governo libanese dovrebbe affrontare subito?
R.
– Questo è il nodo nazionale che si presenterà adesso. Se nelle prossime ore vedremo
un nuovo governo, vuol dire che bisognerà arrivare a buttare giù un programma di questo
governo e ci sarà ancora da litigare, perché la maggioranza insiste nel non fare allusioni
al diritto di Hezbollah di mantenere le armi, per esempio - quindi, questo è un nodo
cruciale – mentre ovviamente l’opposizione insiste dal canto suo sul mantenere questo
diritto, che deve essere scritto nero su bianco. Questo dimostra che il Libano sta
diventando sempre più ingovernabile e che i nodi non sono comunque solamente interni,
ma che ci sono delle parole d’ordine che quando arrivano dall’estero – e questo estero
può essere Teheran, Damasco, Riad o Parigi – quando c’è qualcuno che dà questa parola
d’ordine, le cose si sciolgono e le strade si aprono.