2009-11-04 15:44:52

La Chiesa ricorda San Carlo Borromeo, grande pastore e uomo di carità


La Chiesa celebra oggi la memoria di San Carlo Borromeo. Vescovo di Milano vissuto nel XVI secolo e creato cardinale a soli 22 anni, è esempio di pastore attento alle necessità della Chiesa e dei fedeli. A ricordarne la figura sarà questo pomeriggio a Milano il cardinale Dionigi Tettamanzi, che alle 17.30 presiederà al Duomo una celebrazione eucaristica. San Carlo Borromeo, compatrono della diocesi di Milano insieme a Sant’Ambrogio, è anche patrono degli scalabriniani per l’ardente carità e lo zelo che hanno caratterizzato il suo ministero facendo di lui un vero apostolo di Cristo. Ne traccia un profilo, al microfono di Tiziana Campisi, padre Livio Stella, vicario generale dei missionari di San Carlo, noti come scalabriniani:RealAudioMP3

R. – In lui era davvero vivo l’amore verso Dio, nella sua vita improntata all’ascetismo, alla preghiera, alla pratica delle virtù cristiane, ma era anche luminoso nel suo amore verso il prossimo, nell’uso che fece dei beni personali per soccorrere i poveri, i bisognosi, gli ammalati. I suoi biografi ne hanno esaltato la sollecitudine, l’assistenza durante il tempo della peste, la cura degli infermi, il soccorso ai più disagiati. Infatti, quando venne dichiarato santo nel 1610, il Papa Paolo V lo ha definito “padre dei poveri”. Il Beato Scalabrini ha contemplato in lui la testimonianza della santità e della carità tipiche del buon pastore che dà la vita per le pecore ed anche del buon samaritano che paga con i suoi soldi e mette in gioco la sua reputazione a servizio e beneficio del prossimo.

 
D. – Ci sono delle espressioni di San Carlo Borromeo che si possono ancora oggi ricordare particolarmente?

 
R. – Una delle frasi più belle di San Carlo è quando parlava ai suoi sacerdoti e diceva: “Predica prima di tutto con la vita e la santità, perché non succeda che essendo la tua condotta in contraddizione con la tua predica, tu perda ogni credibilità”. La figura di San Carlo è veramente una colonna nella Chiesa della controriforma, ha davvero messo in pratica il Concilio di Trento nella sua diocesi ed ha senz’altro lasciato l’esempio per tutti i pastori e i vescovi delle altre diocesi italiane.

 
D. – San Carlo Borromeo grande esempio di pastore. Ma ai laici cosa suggerisce in particolare?

 
R. – Chiamava i fedeli ai segni che sono i capisaldi della fede – per esempio la Croce, l’Eucaristia -. E’ lui che ha iniziato, nella sua diocesi, le 40 ore, che ha messo altari nei quartieri per ricordare al popolo che la fede dev’essere nella quotidianità della vita, nei momenti di ogni giorno e non solamente in alcuni momenti relegati nella Chiesa, nella Messa domenicale. E’ lui che ha iniziato, ad esempio, la pratica di suonare le campane al mattino, a mezzogiorno, la sera, per richiamare i fedeli a ricordarsi che c’è un Signore nella nostra vita che non possiamo tralasciare.

 
D. – Come guardate voi scalabriniani alla figura di San Carlo Borromeo?

 
R. – Come a un esempio di un cammino personale di fede verso i nostri fratelli e sorelle che sono in cammino nel mondo, come i migranti.







All the contents on this site are copyrighted ©.