Si chiude oggi il mese dedicato alla Madonna del Rosario
“Una catena dolce che ci unisce a Dio”: così viene definito il Rosario. E proprio
a questa Preghiera mariana la Chiesa dedica l’intero mese di ottobre, che si chiude
oggi. Ma come nasce la tradizione di questa dedicazione? Isabella Piro lo ha
chiesto a padre Luigi Gambero, docente di Patristica mariana alla Pontificia
Facoltà Teologica “Marianum”:
R. – Il 7
ottobre è la festa del Rosario. E’ una data che rimanda ad un evento di più di 400
anni fa, cioè la famosa battaglia di Lepanto, quando la flotta cristiana sconfisse
la flotta turca che minacciava l’Europa. Proprio in quella circostanza il Papa, che
era San Pio V, ha organizzato delle preghiere speciali, delle processioni con la recita
del Rosario, e alla fine ha chiaramente attribuito la vittoria della flotta cristiana
all’intervento della Vergine Maria. Da questa data del 7 ottobre si è estesa poi la
pratica del Rosario a tutto il mese. D. - Come evitare che
la pratica del Rosario diventi soltanto una ripetizione meccanica di una preghiera? R.
– Il Rosario non è semplicemente una preghiera orale, ma è una meditazione, è la meditazione
dei misteri della vita di Cristo e di Maria, che erano quindici fino a qualche tempo
fa: i Misteri gaudiosi, dolorosi e gloriosi. Poi Giovanni Paolo II nella sua bella
Lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae ha proposto di inserire altri cinque misteri
per completare tutto il ciclo della vita di Cristo e di Maria. Infatti, c’era un vuoto,
il vuoto della vita pubblica di Gesù: questo arco di tempo che va da quando Gesù ha
lasciato la sua vita familiare di Nazareth fino alla Passione. Così adesso, attraverso
questi 20 misteri, noi possiamo percorrere tutta la vita di Gesù e i vari eventi che
l’hanno contrassegnata. D. – Generalmente il Rosario viene battezzato
come l’orazione dei semplici. Perché questa definizione? Cosa significa? R.
– Significa che si recitano delle preghiere che praticamente tutti sanno. Anche quelli
che non hanno una grande cultura religiosa possono pregare. Queste preghiere sono
il Padre Nostro, l’Avemaria e il Gloria al Padre. Direi che anche alle origini del
Rosario l’intenzione appunto di aiutare i semplici è stata presente nella introduzione
di questa pratica. Prima i monaci recitavano i 150 Salmi, poi negli stessi monasteri
ci si è resi conto che non tutti i monaci erano in grado di leggere la Scrittura e
allora si sono introdotte delle preghiere vocali. E poi chi ha inventato e ha iniziato
a diffondere il Rosario, un domenicano francese, Alain de la Roche, nel XV secolo,
si pensa che abbia sostituito i 150 Salmi con il cosiddetto Salterio della Beata Vergine
Maria, che contempla appunto 150 Avemarie divise in quindici Misteri. D.
– L’affidamento a Maria, quindi, è implicito nella preghiera del Rosario... R.
– Certamente. Noi siamo stati affidati a Maria da Gesù stesso, ai piedi della Croce,
quando noi eravamo rappresentati dall’apostolo Giovanni, al quale il Signore Crocifisso
ha detto, prima rivolgendosi alla Madre “ecco tuo figlio” e poi all’Apostolo “ecco,
tua madre”. La presenza di Maria ci porta a Gesù.