2009-10-31 15:05:40

Si chiude oggi il mese dedicato alla Madonna del Rosario


“Una catena dolce che ci unisce a Dio”: così viene definito il Rosario. E proprio a questa Preghiera mariana la Chiesa dedica l’intero mese di ottobre, che si chiude oggi. Ma come nasce la tradizione di questa dedicazione? Isabella Piro lo ha chiesto a padre Luigi Gambero, docente di Patristica mariana alla Pontificia Facoltà Teologica “Marianum”:RealAudioMP3

R. – Il 7 ottobre è la festa del Rosario. E’ una data che rimanda ad un evento di più di 400 anni fa, cioè la famosa battaglia di Lepanto, quando la flotta cristiana sconfisse la flotta turca che minacciava l’Europa. Proprio in quella circostanza il Papa, che era San Pio V, ha organizzato delle preghiere speciali, delle processioni con la recita del Rosario, e alla fine ha chiaramente attribuito la vittoria della flotta cristiana all’intervento della Vergine Maria. Da questa data del 7 ottobre si è estesa poi la pratica del Rosario a tutto il mese.
 
D. - Come evitare che la pratica del Rosario diventi soltanto una ripetizione meccanica di una preghiera?
 
R. – Il Rosario non è semplicemente una preghiera orale, ma è una meditazione, è la meditazione dei misteri della vita di Cristo e di Maria, che erano quindici fino a qualche tempo fa: i Misteri gaudiosi, dolorosi e gloriosi. Poi Giovanni Paolo II nella sua bella Lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae ha proposto di inserire altri cinque misteri per completare tutto il ciclo della vita di Cristo e di Maria. Infatti, c’era un vuoto, il vuoto della vita pubblica di Gesù: questo arco di tempo che va da quando Gesù ha lasciato la sua vita familiare di Nazareth fino alla Passione. Così adesso, attraverso questi 20 misteri, noi possiamo percorrere tutta la vita di Gesù e i vari eventi che l’hanno contrassegnata.
 
D. – Generalmente il Rosario viene battezzato come l’orazione dei semplici. Perché questa definizione? Cosa significa?
 
R. – Significa che si recitano delle preghiere che praticamente tutti sanno. Anche quelli che non hanno una grande cultura religiosa possono pregare. Queste preghiere sono il Padre Nostro, l’Avemaria e il Gloria al Padre. Direi che anche alle origini del Rosario l’intenzione appunto di aiutare i semplici è stata presente nella introduzione di questa pratica. Prima i monaci recitavano i 150 Salmi, poi negli stessi monasteri ci si è resi conto che non tutti i monaci erano in grado di leggere la Scrittura e allora si sono introdotte delle preghiere vocali. E poi chi ha inventato e ha iniziato a diffondere il Rosario, un domenicano francese, Alain de la Roche, nel XV secolo, si pensa che abbia sostituito i 150 Salmi con il cosiddetto Salterio della Beata Vergine Maria, che contempla appunto 150 Avemarie divise in quindici Misteri.
 
D. – L’affidamento a Maria, quindi, è implicito nella preghiera del Rosario...
 
R. – Certamente. Noi siamo stati affidati a Maria da Gesù stesso, ai piedi della Croce, quando noi eravamo rappresentati dall’apostolo Giovanni, al quale il Signore Crocifisso ha detto, prima rivolgendosi alla Madre “ecco tuo figlio” e poi all’Apostolo “ecco, tua madre”. La presenza di Maria ci porta a Gesù.







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