I vescovi Usa: i bambini meritano di essere procreati non "fatti"
“I bambini meritano di essere ‘procreati’, non fatti”. Lo scrivono i vescovi Usa in
un documento che sarà discusso all’assemblea generale di Baltimora a novembre. L’agenzia
Catholic News Service ha anticipato stralci di “Life-Giving Love in Age of Technology”,
“L’amore che dà la vita nell’era della tecnologia”, 22 pagine nel solco di un documento
pubblicato nel 2006, “Married Love and the Gift of Life”, “L’amore coniugale e il
Dono della Vita”. La tecnoscienza non può sostituirsi all’atto d’amore dei genitori,
mettono in chiaro i presuli. Le coppie che si trovano ad affrontare problemi imprevisti
di infertilità – con il dolore che ne consegue – si trovano davanti diverse opzioni
possibili per poter diventare genitori. Ma mentre alcune “rendono giustizia alla loro
dignità come individui e come coppia e alla piena dignità umana dei loro figli aiutandoli
nel loro atto matrimoniale genitoriale”, altre sono “moralmente inaccettabili” proprio
perché cercano di sostituirlo. “La sfida – scrivono – è diagnosticare e affrontare
questi problemi così che i corpi possano funzionare come dovrebbero, e in questo non
c’è alcun problema morale, niente di più di quelli che ci sono con altri trattamenti
medici che ristabiliscono la salute”. Sì quindi ai trattamenti ormonali, alla chirurgia
riparativa, ai trattamenti per combattere l’infertilità maschile e a tutti i trattamenti
ricostituenti, così come ovviamente alla pianificazione familiare basata su metodi
naturali per massimizzare le probabilità di concepire. E la rivalutazione dell’adozione
come opportunità di diventare genitori. Un rigoroso no, invece, alla donazione di
gameti (ovuli e sperma) - da parte di “donatori” che spesso sono pagati per il loro
servizio, quindi in realtà “venditori”-, alla maternità surrogata (il cosiddetto “utero
in affitto”), l’inseminazione artificiale, la fecondazione in vitro e la clonazione
umana. Nessun endorsement, invece, all’adozione di embrioni congelati, anche se rischiano
la distruzione, viste “le serie questioni morali” che solleva. Per sanare la piaga
degli embrioni abbandonati nei congelatori delle cliniche, invece, è necessario smetterla
con tutte quelle pratiche di fecondazione in vitro “che producono regolarmente una
quantità di esseri umani ‘in più’ o non desiderati”. Nell’introdurre il documento,
il presidente del comitato per le Attività pro-life della Conferenza episcopale americana,
il cardinale Justin Rigali di Philadelphia, ha detto che esiste una gran confusione
fra i cattolici laici rispetto alla dottrina della Chiesa sulle tecnologie riproduttive
umane: “Qualsiasi metodo per ‘fare bambini’ è considerato da molti come ‘pro-life’”.
Ma non è così. In più, ha spiegato il cardinale, l’accettazione morale diffusa delle
pratiche di fecondazione in vitro (Ivf) e il gran numero di embrioni avanzati hanno
contribuito a diffondere la convinzione generale che “gli embrioni umani siano meno
degli uomini e che andrebbero usati per la ricerca scientifica piuttosto che ‘sprecati’”.
(V.F.)