2009-10-29 15:16:42

Iran pronto a cooperare sul nucleare, da Ahmadinejad aperture all'Occidente


Si profilano importanti passi nei negoziati tra Iran e comunità internazionale sulla controversa questione nucleare iraniana: il presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, ha dato il via libera allo scambio di combustibile e alla cooperazione con l’Occidente. Le autorità di Teheran hanno anche consegnato all’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) la risposta ufficiale alla proposta di arricchimento all’estero dell’uranio. Il servizio di Amedeo Lomonaco:RealAudioMP3

Nella risposta l’Iran chiede “importanti emendamenti tecnici ed economici”. Il rappresentante iraniano all’Aiea ha aggiunto che l’Iran chiede l’accoglimento dei cambiamenti richiesti prima di dar seguito all’accordo. Il combustibile nucleare, cioè l’uranio arricchito, è il nodo da sciogliere: se l’uranio viene arricchito al 5% può essere usato solo per fini civili. Se invece viene arricchito al 90% è utilizzabile per costruire una bomba atomica. L’Onu ha chiesto più volte all’Iran di fermare le attività di arricchimento. Si teme, infatti, che la Repubblica islamica voglia realizzare un ordigno nucleare. Per la comunità internazionale è prioritario poter monitorare tutte le fasi di arricchimento. Per questo, la bozza dell'agenzia dell’Onu prevede che l’Iran faccia arricchire il suo uranio in Russia. Il materiale fissile verrebbe poi trasformato in carburante nucleare in Francia e sarebbe destinato ad alimentare un reattore di un sito nucleare a sud di Teheran, dove vengono compiute ricerche mediche. Secondo fonti di stampa iraniana, l’Iran vuole fornire in modo graduale l’uranio da arricchire in Paesi terzi. L’Iran chiede inoltre “uno scambio simultaneo” con combustibile nucleare pronto per essere utilizzato a fini civili. E’ terminata infine la visita degli ispettori dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica presso l’impianto nucleare iraniano di Qom, rimasto segreto fino allo scorso mese. Gli ispettori hanno affermato che la visita è stata fruttuosa.

Pakistan
E’ di almeno 106 morti il bilancio delle vittime dell’attentato compiuto ieri in Pakistan, in un mercato di Peshawar. Le squadre di soccorso sono ancora impegnate a rimuovere le macerie. Nessun gruppo ha rivendicato l’attacco, ma si sospetta che si tratti di guerriglieri della regione tribale del Waziristan del sud. L’attentato è avvenuto poche ore dopo l'arrivo nel Paese del segretario di Stato americano Hillary Clinton, che ha espresso parole di apprezzamento per l’offensiva lanciata dall'esercito pachistano contro i talebani nel Waziristan del Sud. Il segretario di Stato americano ha anche aggiunto che i militanti talebani guadagnano terreno “lentamente ma in modo insidioso”. Si tratta di una battaglia – ha affermato Hillary Clinton – che deve essere vinta.

Stati Uniti
Segnali di ripresa per l'economia americana. Nel terzo trimestre dell'anno, il Pil registra una crescita del 3,5%. Si tratta del primo incremento del Pil dal secondo trimestre dell'anno scorso. Il dato è anche superiore alle stime degli analisti che avevano previsto un +3,2%. Anche dal mercato del lavoro statunitense giungono notizie confortanti: sono diminuite, infatti, le nuove richieste di sussidio alla disoccupazione.

Italia
“Il peggio della crisi finanziaria sembra sia alle nostre spalle e sia iniziata, sia pure lentamente, la ripresa”. Inizia con queste parole il messaggio inviato dal premier italiano Silvio Berlusconi al presidente dell'Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio Spa (Acri), Giuseppe Guzzetti, in occasione della 85.ma Giornata mondiale del risparmio. Nel documento Berlusconi elogia le banche per “il comportamento tenuto dal sistema bancario italiano che ha affrontato la crisi in condizioni migliori rispetto a quelle di altri Paesi”. Il governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, in occasione della celebrazione della Giornata, ha affermato che la recessione sta pesando sui profitti delle banche italiane. Secondo il governatore si intravede una ripresa solo nel 2011. Draghi esorta inoltre le banche a rafforzare il loro patrimonio, senza allentare la guardia, poiché la situazione resta esposta a fragilità.

Mozambico
Sono circa undici milioni gli elettori aventi diritto al voto, che si sono recati ieri alle urne per le elezioni generali in Mozambico. I tre candidati alla presidenza sono: Armando Guebuza, capo di Stato uscente e leader del partito di matrice socialista “Fronte per la Liberazione Nazionale del Mozambico” (Frelimo); Alfonso Dhlakama, storico leader della formazione conservatrice “Resistenza Nazionale del Mozambico” (Renamo) e Beira Daviz Simango del Movimento democratico del Mozambico (Mdm). Il servizio di Chiara Pileri:RealAudioMP3

Il presidente della Commissione nazionale elettorale (Cne), João Leopoldo Costa, ha espresso soddisfazione per il clima di generale correttezza e trasparenza, in cui si sono svolte le elezioni. Il sito del quotidiano del Mozambico ‘Notícias’ scrive che in base alle prime stime, l’affluenza alle urne sarà presumibilmente più elevata, rispetto al 2004, anche per il migliorato livello logistico. In Mozambico, al termine del conteggio dei voti, ogni seggio espone i risultati prima di inviarli alla Commissione nazionale elettorale e dispone di due giorni per eventuali verifiche. La legge elettorale prevede inoltre che i risultati definitivi siano pubblicati entro il 12 novembre. Accorato inoltre l’appello dell’arcivescovo di Maputo, mons. Francisco Chimoio, secondo il quale “andare a votare è un’opportunità per partecipare alla crescita e contribuire all’elezione di colui che avrà nelle mani il destino della nazione”. I vescovi del Mozambico, in una lettera pastorale pubblicata in vista delle elezioni locali del 2008, avevano rivolto un forte appello alla partecipazione elettorale e lo avevano ripetuto nel comunicato finale della loro Assemblea plenaria di aprile. Durante l’ultima campagna elettorale, i media locali hanno accusato il Frelimo di esercitare una forte influenza sulla commissione elettorale per escludere il Movimento democratico (Mdm) dal ballottaggio finale. Il Frelimo ha smentito categoricamente le accuse.

Kuwait
In Kuwait, il velo in Parlamento non è obbligatorio. E’ il verdetto della Corte Costituzionale dell’Emirato che costituisce per le donne un’importante vittoria. Un deputato islamista aveva denunciato l’illegittimità delle elezioni dei parlamentari che non indossano il velo durante l’attività politica. La Corte ha rigettato la denuncia affermando che la Costituzione garantisce la libertà personale senza discriminazioni di sesso e religione. (Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco)

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 302
 
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