Iran pronto a cooperare sul nucleare, da Ahmadinejad aperture all'Occidente
Si profilano importanti passi nei negoziati tra Iran e comunità internazionale sulla
controversa questione nucleare iraniana: il presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad,
ha dato il via libera allo scambio di combustibile e alla cooperazione con l’Occidente.
Le autorità di Teheran hanno anche consegnato all’Agenzia internazionale per l’energia
atomica (Aiea) la risposta ufficiale alla proposta di arricchimento all’estero dell’uranio.
Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Nella risposta
l’Iran chiede “importanti emendamenti tecnici ed economici”. Il rappresentante iraniano
all’Aiea ha aggiunto che l’Iran chiede l’accoglimento dei cambiamenti richiesti prima
di dar seguito all’accordo. Il combustibile nucleare, cioè l’uranio arricchito, è
il nodo da sciogliere: se l’uranio viene arricchito al 5% può essere usato solo per
fini civili. Se invece viene arricchito al 90% è utilizzabile per costruire una bomba
atomica. L’Onu ha chiesto più volte all’Iran di fermare le attività di arricchimento.
Si teme, infatti, che la Repubblica islamica voglia realizzare un ordigno nucleare.
Per la comunità internazionale è prioritario poter monitorare tutte le fasi di arricchimento.
Per questo, la bozza dell'agenzia dell’Onu prevede che l’Iran faccia arricchire il
suo uranio in Russia. Il materiale fissile verrebbe poi trasformato in carburante
nucleare in Francia e sarebbe destinato ad alimentare un reattore di un sito nucleare
a sud di Teheran, dove vengono compiute ricerche mediche. Secondo fonti di stampa
iraniana, l’Iran vuole fornire in modo graduale l’uranio da arricchire in Paesi terzi.
L’Iran chiede inoltre “uno scambio simultaneo” con combustibile nucleare pronto per
essere utilizzato a fini civili. E’ terminata infine la visita degli ispettori dell’Agenzia
internazionale per l’energia atomica presso l’impianto nucleare iraniano di Qom, rimasto
segreto fino allo scorso mese. Gli ispettori hanno affermato che la visita è stata
fruttuosa.
Pakistan E’ di almeno 106 morti il bilancio delle
vittime dell’attentato compiuto ieri in Pakistan, in un mercato di Peshawar. Le squadre
di soccorso sono ancora impegnate a rimuovere le macerie. Nessun gruppo ha rivendicato
l’attacco, ma si sospetta che si tratti di guerriglieri della regione tribale del
Waziristan del sud. L’attentato è avvenuto poche ore dopo l'arrivo nel Paese del segretario
di Stato americano Hillary Clinton, che ha espresso parole di apprezzamento per l’offensiva
lanciata dall'esercito pachistano contro i talebani nel Waziristan del Sud. Il segretario
di Stato americano ha anche aggiunto che i militanti talebani guadagnano terreno “lentamente
ma in modo insidioso”. Si tratta di una battaglia – ha affermato Hillary Clinton –
che deve essere vinta.
Stati Uniti Segnali di ripresa per l'economia
americana. Nel terzo trimestre dell'anno, il Pil registra una crescita del 3,5%. Si
tratta del primo incremento del Pil dal secondo trimestre dell'anno scorso. Il dato è
anche superiore alle stime degli analisti che avevano previsto un +3,2%. Anche dal
mercato del lavoro statunitense giungono notizie confortanti: sono diminuite, infatti,
le nuove richieste di sussidio alla disoccupazione.
Italia “Il peggio
della crisi finanziaria sembra sia alle nostre spalle e sia iniziata, sia pure lentamente,
la ripresa”. Inizia con queste parole il messaggio inviato dal premier italiano Silvio
Berlusconi al presidente dell'Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio Spa
(Acri), Giuseppe Guzzetti, in occasione della 85.ma Giornata mondiale del risparmio.
Nel documento Berlusconi elogia le banche per “il comportamento tenuto dal sistema
bancario italiano che ha affrontato la crisi in condizioni migliori rispetto a quelle
di altri Paesi”. Il governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, in occasione della
celebrazione della Giornata, ha affermato che la recessione sta pesando sui profitti
delle banche italiane. Secondo il governatore si intravede una ripresa solo nel 2011.
Draghi esorta inoltre le banche a rafforzare il loro patrimonio, senza allentare la
guardia, poiché la situazione resta esposta a fragilità.
Mozambico Sono
circa undici milioni gli elettori aventi diritto al voto, che si sono recati ieri
alle urne per le elezioni generali in Mozambico. I tre candidati alla presidenza sono:
Armando Guebuza, capo di Stato uscente e leader del partito di matrice socialista
“Fronte per la Liberazione Nazionale del Mozambico” (Frelimo); Alfonso Dhlakama, storico
leader della formazione conservatrice “Resistenza Nazionale del Mozambico” (Renamo)
e Beira Daviz Simango del Movimento democratico del Mozambico (Mdm). Il servizio di
Chiara Pileri:
Il presidente
della Commissione nazionale elettorale (Cne), João Leopoldo Costa, ha espresso soddisfazione
per il clima di generale correttezza e trasparenza, in cui si sono svolte le elezioni.
Il sito del quotidiano del Mozambico ‘Notícias’ scrive che in base alle prime stime,
l’affluenza alle urne sarà presumibilmente più elevata, rispetto al 2004, anche per
il migliorato livello logistico. In Mozambico, al termine del conteggio dei voti,
ogni seggio espone i risultati prima di inviarli alla Commissione nazionale elettorale
e dispone di due giorni per eventuali verifiche. La legge elettorale prevede inoltre
che i risultati definitivi siano pubblicati entro il 12 novembre. Accorato inoltre
l’appello dell’arcivescovo di Maputo, mons. Francisco Chimoio, secondo il quale “andare
a votare è un’opportunità per partecipare alla crescita e contribuire all’elezione
di colui che avrà nelle mani il destino della nazione”. I vescovi del Mozambico, in
una lettera pastorale pubblicata in vista delle elezioni locali del 2008, avevano
rivolto un forte appello alla partecipazione elettorale e lo avevano ripetuto nel
comunicato finale della loro Assemblea plenaria di aprile. Durante l’ultima campagna
elettorale, i media locali hanno accusato il Frelimo di esercitare una forte influenza
sulla commissione elettorale per escludere il Movimento democratico (Mdm) dal ballottaggio
finale. Il Frelimo ha smentito categoricamente le accuse.
Kuwait In
Kuwait, il velo in Parlamento non è obbligatorio. E’ il verdetto della Corte Costituzionale
dell’Emirato che costituisce per le donne un’importante vittoria. Un deputato islamista
aveva denunciato l’illegittimità delle elezioni dei parlamentari che non indossano
il velo durante l’attività politica. La Corte ha rigettato la denuncia affermando
che la Costituzione garantisce la libertà personale senza discriminazioni di sesso
e religione. (Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco)
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 302 E'
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