Filippine: esercito e Fronte islamico Moro insieme per liberare padre Sinnott
"Non possiamo ancora parlare di trattative dirette, ma vi sono passi avanti nei contatti
con i rapitori" di padre Michael Sinnott, il missionario irlandese rapito lo scorso
11 ottobre a Pagadian. E' quanto afferma all'agenzia Fides padre Gilbert Hingone,
vicario generale e portavoce della diocesi di Pagadian. Tra le novità si deve inoltre
registrare il consenso, da parte dell’esercito filippino, alla collaborazione con
il Fronte islamico Moro per arrivare alla liberazione del sacerdote. La decisione
è conseguente all’accordo tra governo e ribelli sulla protezione dei civili, firmato
ieri in Malaysia. La speranza - spiega padre Hingone - è che la mediazione offerta
dal Fronte islamico Moro abbia successo. I militanti di questo gruppo – rende poi
noto l’agenzia AsiaNews – saranno inseriti nell’unità di crisi di Zamboanga del Sur.
Affiancheranno esercito, polizia e membri della Chiesa nelle operazioni di ricerca.
La loro mediazione potrebbe risultare determinante. Sembra infatti che i rapitori
siano ex membri del Fronte islamico Moro. Il superiore regionale della comunità di
San Colombano, padre Patrick O’Donoghue, riferisce intanto alla Misna che “ovunque
siano nel mondo, tutti i missionari della Congregazione pregano oggi per la liberazione
di padre Sinnott”. “A loro – aggiunge padre Patrick O’Donoghue – si uniscono gli amici
e tutte le persone di buona volontà, di qualunque nazionalità e di qualunque religione”.
Fonti locali rivelano, infine, che sono critiche le condizioni di salute di padre
Sinnott. A preoccupare sono lo stato di malnutrizione e la mancanza di cure adeguate.
Il missionario colombano, 79.enne, lo scorso mese di luglio è stato operato al cuore.
(A.L.)