La Corea del Sud ha offerto aiuti alimentari alla Corea del Nord, i primi in due anni
dall’elezione del presidente sud-coreano Lee Myung-bak. Le derrate consistono in 10
mila tonnellate di grano, insieme ad aiuti umanitari e generi di prima necessità per
bambini, madri e persone in difficoltà. Il materiale offerto da Seoul è ben lontano
dal soddisfare i bisogni del Nord, vittima di carestie cicliche. Funzionari sud-coreani
– in attesa di una risposta di accettazione dalla controparte nord-coreana – tengono a
precisare che il carico, annunciato ieri, non cambia la politica di Seoul verso Pyongyang:
un sostegno di ampia scala, resta sempre condizionato all’interruzione del programma
nucleare. “Non vi sono state ancora particolari risposte dal Nord”, spiega Lee Jong-joo,
portavoce del Ministero sud-coreano dell’unificazione. “Ma la Croce rossa – aggiunge
– crede che il Nord accetterà” gli aiuti. I predecessori di Lee Myung-bak, nell’ultima
decade, fornivano ogni anno circa 300 mila tonnellate di fertilizzanti e 500 mila
tonnellate di riso al Nord. Dal punto di vista politico hanno ottenuto solo piccoli
miglioramenti nei rapporti fra Nord e Sud, ma non lo stop alle attività nucleari.
La fornitura di aiuti di vasta scala è stata interrotta con l’ascesa alla presidenza
del conservatore Lee, che ha più volte ribadito l’intenzione di sostenere l’impoverita
economia nord-coreana, solo in cambio dell’interruzione del programma nucleare. Ogni
anno – ricorda Asia News - la Corea del Nord ha bisogno di almeno un milione di tonnellate
di cibo, che non è in grado di produrre all’interno del Paese. Politica militarista,
programmi agricoli non adeguati rendono drammatica la situazione nordcoreana. Per
questo Pyongyang fa affidamento sugli aiuti dall’estero per riuscire a sfamare i suoi
24 milioni di abitanti. Gli aiuti umanitari offerti da Seoul rappresentano un ulteriore
segnale del clima di distensione fra le due Coree, dopo mesi di scontri verbali ed
esperimenti militari nel Nord. (A.L.)