Pakistan: l’impegno della Chiesa contro il fondamentalismo islamico
In Pakistan c’è una chiesa “giovane, vibrante e coraggiosa” che si oppone al tentativo
di “completa islamizzazione della società” portato avanti da una frangia di fanatici
per imporre una visione fondamentalista dell’islam e della religione. Il drammatico
fenomeno della radicalizzazione della fede islamica in Pakistan emerge dalla testimonianza
rilasciata ad AsiaNews da padre Theodore Mascarenhas, del Pontificio consiglio della
cultura e delegato per l’Asia, l’Africa e l’Oceania, rientrato di recente da un soggiorno
al Seminario maggiore di filosofia, a Lahore, dove ha avuto “l’opportunità di interagire
con 55 studenti e il rettore, padre Khalid Yusaf. Secondo padre Mascarenhas esiste
una minoranza che non rappresenta “la media della società pakistana”, ma cerca comunque
di forzare la mano sulle autorità del Paese. Questo è testimoniato dalla “nazionalizzazione
degli istituti educativi cristiani” operata da Zulfikar Ali Bhutto, ex presidente
e primo ministro, poi sconfessata dal generale Musharraf, che ha “restituito le proprietà
ai cristiani”. E ancora la “licenza per la vendita di alcolici”, che non si capisce
se è “un segno di tolleranza” verso una fede diversa o un modo per “considerarli infedeli”
e, per questo, perseguitarli. Tuttavia, la forma maggiore di repressione verso la
minoranza resta comunque la famigerata legge sulla blasfemia, norma del codice penale
pakistano che sancisce il carcere a vita o la pena di morte per chi profana il Corano
o dissacra il nome di Maometto. “La temuta legge sulla blasfemia – afferma il sacerdote
– è una delle armi più potenti ed è usata non solo per questioni legate alla sfera
religiosa ma è sfruttata da persone gelose per colpire i cristiani che si arricchiscono”
grazie al loro lavoro e al commercio. Egli aggiunge che il presidente Zardari “ha
promesso al Papa di abrogare la norma”, ma “nessuno crede che lo farà davvero”. Il
rappresentante del Pontificio consiglio della cultura spiega che “il processo di islamizzazione
comincia dalle scuole”, dove i libri di testo hanno cancellato le “visioni moderate”
della religione per “rimpiazzarle” con elementi che fomentano “le divisioni confessionali”.
Il Paese ha inoltre “deviato dalla visione laica sancita dal fondatore” Ali Jinnah
ed esercita pressioni per “cambiare le culture delle minoranze”. In questo quadro
preoccupante si staglia il messaggio di pace lanciato dalla Chiesa cattolica. “La
nota più incoraggiante – spiega padre Mascarenhas – è che la Chiesa, i suoi leader
e i fedeli sono ammirevoli. Vivono la loro fede con coraggio. Soffrono le difficoltà
di ogni cittadino pakistano in un Paese oppresso dalla corruzione, dalla violenza,
dal terrorismo”. “Voglio anche – aggiunge – esprimere una parola di apprezzamento
per il nunzio apostolico, mons. Adolfo Tito Yllana, che possiede una conoscenza immensa
del Paese, delle persone e della situazione socio-economica e culturale”. La sopravvivenza
della cultura cristiana in Pakistan – un Paese in origine multiculturale, dove convivevano
templi buddisti, chiese e templi zoroastriani – è dunque affidata a istituti e scuole,
che fanno “un lavoro straordinario” per tutti gli studenti “senza distinzioni di credo
religioso. Loro rappresentano il futuro della Chiesa in Pakistan – sottolinea infine
il religioso - sulle orme tracciate dal patrono del seminario, San Francesco Saverio”.
(M.G.)