2009-10-26 15:09:19

Pakistan: l’impegno della Chiesa contro il fondamentalismo islamico


In Pakistan c’è una chiesa “giovane, vibrante e coraggiosa” che si oppone al tentativo di “completa islamizzazione della società” portato avanti da una frangia di fanatici per imporre una visione fondamentalista dell’islam e della religione. Il drammatico fenomeno della radicalizzazione della fede islamica in Pakistan emerge dalla testimonianza rilasciata ad AsiaNews da padre Theodore Mascarenhas, del Pontificio consiglio della cultura e delegato per l’Asia, l’Africa e l’Oceania, rientrato di recente da un soggiorno al Seminario maggiore di filosofia, a Lahore, dove ha avuto “l’opportunità di interagire con 55 studenti e il rettore, padre Khalid Yusaf. Secondo padre Mascarenhas esiste una minoranza che non rappresenta “la media della società pakistana”, ma cerca comunque di forzare la mano sulle autorità del Paese. Questo è testimoniato dalla “nazionalizzazione degli istituti educativi cristiani” operata da Zulfikar Ali Bhutto, ex presidente e primo ministro, poi sconfessata dal generale Musharraf, che ha “restituito le proprietà ai cristiani”. E ancora la “licenza per la vendita di alcolici”, che non si capisce se è “un segno di tolleranza” verso una fede diversa o un modo per “considerarli infedeli” e, per questo, perseguitarli. Tuttavia,  la forma maggiore di repressione verso la minoranza resta comunque la famigerata legge sulla blasfemia, norma del codice penale pakistano che sancisce il carcere a vita o la pena di morte per chi profana il Corano o dissacra il nome di Maometto. “La temuta legge sulla blasfemia – afferma il sacerdote – è una delle armi più potenti ed è usata non solo per questioni legate alla sfera religiosa ma è sfruttata da persone gelose per colpire i cristiani che si arricchiscono” grazie al loro lavoro e al commercio. Egli aggiunge che il presidente Zardari “ha promesso al Papa di abrogare la norma”, ma “nessuno crede che lo farà davvero”. Il rappresentante del Pontificio consiglio della cultura spiega che “il processo di islamizzazione comincia dalle scuole”, dove i libri di testo hanno cancellato le “visioni moderate” della religione per “rimpiazzarle” con elementi che fomentano “le divisioni confessionali”. Il Paese ha inoltre “deviato dalla visione laica sancita dal fondatore” Ali Jinnah ed esercita pressioni per “cambiare le culture delle minoranze”. In questo quadro preoccupante si staglia il messaggio di pace lanciato dalla Chiesa cattolica. “La nota più incoraggiante – spiega padre Mascarenhas – è che la Chiesa, i suoi leader e i fedeli sono ammirevoli. Vivono la loro fede con coraggio. Soffrono le difficoltà di ogni cittadino pakistano in un Paese oppresso dalla corruzione, dalla violenza, dal terrorismo”. “Voglio anche – aggiunge – esprimere una parola di apprezzamento per il nunzio apostolico, mons. Adolfo Tito Yllana, che possiede una conoscenza immensa del Paese, delle persone e della situazione socio-economica e culturale”. La sopravvivenza della cultura cristiana in Pakistan – un Paese in origine multiculturale, dove convivevano templi buddisti, chiese e templi zoroastriani – è dunque affidata a istituti e scuole, che fanno “un lavoro straordinario” per tutti gli studenti “senza distinzioni di credo religioso. Loro rappresentano il futuro della Chiesa in Pakistan – sottolinea infine il religioso - sulle orme tracciate dal patrono del seminario, San Francesco Saverio”. (M.G.)







All the contents on this site are copyrighted ©.