Il Papa al Pontificio Istituto Biblico: la Sacra Scrittura, interpretata dalla Chiesa,
dia forza ai credenti per affrontare le sfide del mondo secolarizzato
Avvicinare la Bibbia alla vita del Popolo di Dio: è l’esortazione rivolta da Benedetto
XVI ai membri del Pontificio Istituto Biblico, ricevuti stamani in Vaticano in occasione
del centenario di fondazione. Il Papa, salutando il preposito generale della Compagnia
di Gesù, padre Adolfo Nicolàs, ha ringraziato i Padri gesuiti a cui l’Istituto è affidato
sin dalla nascita per volere di Pio X e che conta studenti provenienti da 60 nazioni
diverse. Nel suo intervento, Benedetto XVI si è soffermato sull’importanza della Costituzione
conciliare Dei Verbum, che ha dato rinnovato vigore agli studi biblici. L’indirizzo
d’omaggio è stato rivolto dal cardinale Zenon Grocholewski, prefetto della Congregazione
per l'Educazione Cattolica. Il servizio di Alessandro Gisotti:
“Un traguardo
e al tempo stesso un punto di partenza”: Benedetto XVI ha definito, così, il centenario
del Pontificio Istituto Biblico. Ha quindi esortato la comunità dei docenti e allievi
dell’istituzione universitaria a proseguire nel servizio di “avvicinare la Bibbia
alla vita del Popolo di Dio, perché sappia affrontare in maniera adeguata le inedite
sfide che i tempi moderni pongono alla nuova evangelizzazione”: “Comune
auspicio è che la Sacra Scrittura diventi in questo mondo secolarizzato non solo l’anima
della teologia, bensì pure la fonte della spiritualità e del vigore della fede di
tutti i credenti in Cristo”. Il Papa ha così auspicato
che il Pontificio Istituto Biblico continui a crescere come “centro ecclesiale di
studio di alta qualità nell’ambito della ricerca biblica, avvalendosi delle metodologie
critiche moderne” e “assicuri un’accurata formazione ai futuri professori della Sacra
Scrittura”. Né ha mancato di ricordare che la prestigiosa istituzione, nel corso dei
decenni, ha formato più di settemila professori di Sacra Scrittura. Ha poi messo l'accento
sull'attività dell'Istituto "tesa ad interpretare i testi biblici nello spirito nel
quale sono stati scritti ed aperta al dialogo con le altre discipline, con le diverse
culture e religioni". Benedetto XVI si è così soffermato sul contributo dato dal Concilio
Vaticano II all’accresciuto interesse per la Bibbia. In particolare, il Pontefice
si è riferito alla Costituzione dogmatica Dei Verbum, alla cui elaborazione,
ha ricordato, partecipò come teologo. Grazie a quel documento conciliare, ha ribadito,
“si è avvertita molto più l’importanza della Parola di Dio nella vita e nella missione
della Chiesa”: “Ciò ha favorito nelle comunità cristiane
un autentico rinnovamento spirituale e pastorale, che ha interessato soprattutto la
predicazione, la catechesi, lo studio della teologia, e il dialogo ecumenico. A questo
rinnovamento il vostro Pontificio Istituto ha dato un proprio significativo contributo
con la ricerca scientifica biblica, con l’insegnamento delle discipline bibliche e
la pubblicazione di qualificati studi e riviste specializzate”. La Dei Verbum, ha proseguito, ha “sottolineato
la legittimità e la necessità del metodo storico-critico”. Al tempo stesso, mantiene
“fermo” il carattere “teologico” dell’esegesi. E ciò, ha spiegato, perché “il presupposto
fondamentale sul quale riposa la comprensione teologica della Bibbia è l’unità della
Scrittura” ed a tale presupposto “corrisponde come cammino metodologico l’analogia
della fede, cioè la comprensione dei singoli testi a partire dall’insieme”: “Essendo
la Scrittura una cosa sola a partire dall’unico popolo di Dio, che ne è stato il portatore
attraverso la storia, conseguentemente leggere la Scrittura come un’unità significa
leggerla a partire dalla Chiesa come dal suo luogo vitale e ritenere la fede della
Chiesa come la vera chiave d’interpretazione”.
Se l’esegesi vuole
essere anche teologia, ha rilevato Benedetto XVI, “deve riconoscere che la fede della
Chiesa è quella forma di ‘sim-patia’ senza la quale la Bibbia resta un libro sigillato:
la Tradizione non chiude l’accesso alla Scrittura, ma piuttosto lo apre”: “D’altro
canto, spetta alla Chiesa, nei suoi organismi istituzionali, la parola decisiva nell’interpretazione
della Scrittura. È alla Chiesa, infatti, che è affidato l’ufficio di interpretare
autenticamente la parola di Dio scritta e trasmessa, esercitando la sua autorità nel
nome di Gesù Cristo”.