Aperta in Vaticano la plenaria delle Comunicazioni sociali. Mons. Celli: allo studio
un nuovo documento pastorale che sostituisca l'"Aetatis Novae"
La Chiesa sta studiando una nuova Istruzione Pastorale nel campo delle comunicazioni
sociali, che dovrebbe sostituire l’Aetatis Novae, pubblicata nel 1992. Lo ha
sottolineato questa mattina il presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni
Sociali, l’arcivescovo Claudio Maria Celli, che ha inaugurato in Vaticano la plenaria
del dicastero. Il presule ha messo in risalto la priorità pastorale nel campo dei
media: quella della formazione alla comunicazione, a tutti i livelli della gerarchia.
Il servizio Alessandro De Carolis:
L’evoluzione
della tecnologia mediatica, e con essa l’evoluzione dei contenuti che la tecnologia
stimola od origina, chiede alla Chiesa un aggiornamento ormai ritenuto inderogabile
delle proprie linee pastorali, tuttora ancorate all’Istruzione Pastorale Aetatis
Novae che il Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali firmò 17 anni fa
sotto la guida dell’allora presidente, mons. John Patrick Foley. Ringraziando proprio
il suo predecessore all’inizio della sua prima plenaria aperta in veste di massimo
responsabile, l’attuale presidente, mons. Celli, ha riferito che “una prima bozza
di un’eventuale Istruzione Apostolica” è stata sottoposta dal dicastero vaticano a
“vari periti accademici dell’arte della comunicazione”, mentre - ha soggiunto - dall’attuale
plenaria dovrebbero emergere “prospettive pastorali per il futuro”. Prospettive, ha
osservato per un verso mons. Celli, che abbracciano un orizzonte molto vasto, al punto
che volutamente l’assemblea in corso in Vaticano non ha un tema particolare ma va
considerata una collegiale presa d’atto “dell’attuale situazione nel campo dei media”.
Per la Chiesa, ha affermato il presule, la sfida spazia dal dialogo con quella che
Benedetto XVI ha definito “cultura digitale” al confronto con quelle realtà dove i
media non sono così preponderanti nel contesto socioeconomico, e dove è ad esempio
ancora la carta stampata a svolgere un ruolo primario nella comunicazione.
Con
un resoconto a volo d’aquila, mons. Celli ha ricordato nel suo intervento i numerosi
incontri, simposi e seminari internazionali che lo hanno impegnato alla guida del
Pontificio Consiglio negli oltre due anni intercorsi dalla sua nomina a presidente,
avvenuta nel luglio 2007. In quella occasione, ha detto mons. Celli, il Papa gli manifestò
quali fossero i suoi desideri nel campo della comunicazione. Campo che il presidente
del dicastero pontificio ha sintetizzato in alcuni punti, come l’attenzione al mondo
accademico e alle radio cattoliche, ma soprattutto l’importanza della formazione alla
comunicazione di tutto il clero e del mondo religioso. Soffermandosi sui criteri di
scelta dei temi riguardanti l'annuale Giornata delle comunicazioni sociali, mons.
Celli ha tra l'altro evidenziato il “grande successo” ottenuto dal sito web “pope2you”,
operante dallo scorso maggio. Dopo 15 giorni, gli accessi sono stati contati in 5
milioni e a tutt’oggi, ha riferito, si è creato un gruppo di 30-40 mila giovani per
i quali sono allo studio migliorie grafiche e di contenuto del sito. Guardando al
futuro, infine, mons. Celli ha detto che, dopo il Congresso sulle TV cattoliche del
2006 e dopo quelli sulle università e le radio cattoliche, degli anni successivi,
“mi sembra giunto il momento - ha concluso - di rivolgere uno sguardo attento alla
stampa cattolica al mondo Internet”, facendo tesoro delle esperienze già accumulate
da molte diocesi in entrambi i settori.
Al microfono
della collega della sezione inglese, Philippa Hitchen, l'arcivescovo Claudio
Maria Celli entra nel merito degli argomenti che impegneranno da oggi i partecipanti
alla plenaria:
R. - L’Assemblea
non ha un suo tema specifico, perché il tema di fondo sarà quello di studiare insieme,
per cercare di capire in maniera sempre più approfondita la problematica creata dalle
nuove tecnologie del mondo di oggi e le nuove tecnologie stanno creando una nuova
cultura, quella che noi chiamiamo una cultura digitale. E la grande sfida che la Chiesa
deve affrontare oggi non è quella di acquisire mezzi più potenti di trasmissione,
ma quella di essere capace di dialogare con questa nuova cultura. Il nostro sogno
è che in questo villaggio globale, creato dalle nuove tecnologie, la Chiesa e i discepoli
di Gesù possano avere la loro tenda, la Sua tenda, la tenda di Gesù, perché l’attenzione
sarà rivolta agli uomini e alle donne, a tutti coloro che passano per le strade del
mondo. Così, riscopriremo che la missione della Chiesa è sempre la medesima: annunciare
la Parola di Gesù, la Parola che salva, la Parola di vita, rendere Gesù presente nel
mondo degli uomini di oggi. Oggi, questi grandi social network sono punto di incontro
per centinaia di milioni di persone.
D. - Quindi,
in che modo la Chiesa può rispondere alle sfide poste da queste nuove tecnologie?
R.
- Io credo che una delle sfide della Chiesa di oggi sia come essere presente in questo
mondo, che è vero che è un mondo virtuale, ma che è anche vero che è di uomini e donne
reali. Io non penso che i mezzi di comunicazione siano l’unica azione pastorale della
Chiesa, ma certamente nell’azione pastorale della Chiesa questi mezzi giocano un ruolo
importantissimo.(Montaggio a cura di Maria Brigini)