Jozef Kowalczyk, nunzio apostolico in Polonia, ricorda la figura di Pio XI
“Servo fedele, prudente e buono”: così mons. Jozef Kowalczyk, nunzio apostolico in
Polonia, ha tratteggiato la figura di Papa Pio XI nell’omelia per la messa di stamani
celebrata nella Basilica parrocchiale di Desio, in provincia di Monza e Brianza. Una
funzione che cade in occasione del 90.mo anniversario della Consacrazione episcopale
di Achille Ratti, avvenuta a Varsavia il 28 ottobre 1919, e a ricordo dei 70 anni
dalla sua morte. Nel pomeriggio di ieri nel corso della presentazione del libro: “Achille
Ratti, il prete alpinista che diventò Papa” di Domenico Flavio Ronzoni, mons. Kowalczyk
lo aveva definito “vescovo polacco che considerava la Polonia la sua seconda patria”.
Il servizio di Benedetta Capelli:
E’ Benedetto
XVI a suggerire la riflessione di mons. Kowalczyk sulla figura di Achille Ratti, nunzio
in Polonia prima di diventare Papa Pio XI. A partire dalle caratteristiche del vescovo
– ricordate dal Santo Padre diverse settimane fa durante la consacrazione di alcuni
nuovi presuli – il nunzio ha rintracciato nella storia di Pio XI la fedeltà, la prudenza
e la bontà. “Un servo è fedele – ha detto mons. Kowalczyk – in quanto sa custodire
dei beni preziosi che non sono suoi: anzitutto la fede e gli insegnamenti di Gesù”.
In quel particolare momento storico, sul finire della prima Guerra Mondiale, egli
seppe affrontare i potenti della terra “mettendo la fedeltà a Cristo al di sopra di
ogni rispetto umano”. Altra virtù fondamentale fu la prudenza cioè “la capacità di
guidare l’azione secondo la retta ragione”; una caratteristica che servì per “i demoni,
serpenti e veleni” contro i quali egli si trovò a lottare: l’odio tra i popoli, il
dramma dell’oppressione che aveva impedito alla Polonia di vivere da nazione libera
e soprattutto il nazionalismo “che – ha continuato il nunzio – tendeva ad insinuarsi
anche nella vita religiosa e negli stessi uomini di Chiesa, con la tentazione di strumentalizzare
per i propri fini la fede cristiana”.
Veleni che
da Papa dovette affrontare in modo più tragico: il nazismo, il comunismo e il nazionalismo.
“Prudenza – ha aggiunto il presule – che non fu sinonimo di cautela o timore” ma “sguardo
lucido sulla realtà” e scelta oculata nei momenti in cui parlare e agire, “denunciando
con coraggio, davanti al mondo, i pericoli che correva l’uomo del suo tempo”. Infine
mons. Kowalczyk ha ricordato la bontà di mons. Ratti, simile a quella dei padri di
famiglia che sono burberi e allo stesso tempo completamente dedicati al bene delle
persone care. Dunque “egli realizzò in maniera singolare quell’ideale di vescovo tracciato
dalla grande riforma tridentina, incarnato da San Carlo Borromeo”, un’ideale, ricorda
il presule, che conobbe dall’infanzia nella Chiesa ambrosiana. Pio XI è quindi un
esempio al quale guardare perché testimonianza di risposta “con generosità e senza
paura” alla chiamata di amore di Dio.
Caratteristiche
che mons. Kowalczyk ha ritrovato nel lungo excursus storico sulla figura di Ratti
prima come visitatore apostolico e poi come nunzio in Polonia. Nel corso della sua
prolusione di ieri pomeriggio durante la presentazione del libro “Achille Ratti, il
prete alpinista che diventò Papa”, il presule ne ha sottolineato la competenza, la
padronanza del diritto canonico, la capacità di prendere decisioni rapide. A lui si
deve l’accelerazione del processo di riconoscimento formale dello stato polacco da
parte della Santa Sede e la promozione dell’ambasciata polacca a sede diplomatica
di prima classe così come la Nunziatura Apostolica a Varsavia. Di mons. Ratti, in
Polonia, si ricorda l’impegno nel promuovere la cultura accademica e la testimonianza
di coraggio quando restò nella capitale durante la guerra polacco-bolscevica. Da Papa
più volte rievocò il suo soggiorno in Polonia, definendosi “vescovo polacco” e lavorando
per il Concordato tra la Sede Apostolica e la Repubblica Polacca.