Il 24 gennaio elezioni generali nei Territori Palestinesi
Il presidente Abu Mazen ha ufficializzato la data delle prossime elezioni generali
palestinesi. Si voterà il 24 gennaio per la scelta del presidente e per il rinnovo
del Parlamento. Immediate le reazioni internazionali positive all’annuncio, mentre
i fondamentalisti di Hamas, che controllano la Striscia di Gaza, parlano di illegittimità
della decisione. All’orizzonte, dunque, il rischio di un nuovo scontro tra le due
anime palestinesi. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Giorgio Bernardelli,
esperto dell’area mediorientale:
R. – Il presidente
Abu Mazen ha voluto forzare ormai i tempi ma è più che comprensibile: questa trattativa
con Hamas va avanti ormai da anni! L’ultima si è svolta nelle scorse settimane ed
è naufragata. L’accordo che era previsto al Cairo nelle scorse settimane parlava di
elezioni a giugno. Essendo naufragato questo accordo, Abu Mazen gioca la carta istituzionale
di tenere le elezioni alla scadenza naturale, cosa che non è affatto gradita ad Hamas.
A questo punto Hamas ha davanti due strade: o ritorna al tavolo del negoziato e quindi
si riapre una possibilità di un rinvio delle elezioni, oppure le elezioni si tengono
a gennaio.
D. – Potremmo trovarci, a fronte delle
speranze internazionali della creazione di uno Stato palestinese autonomo, di fronte
a due Stati palestinesi, se i contrasti tra Hamas e Fatah dovessero diventare sempre
più gravi?
R. - Questo è l’esito più probabile. Hamas
non ha alcun interesse di arrivare ad un accordo reale con Fatah, e viceversa. Quindi
l’esito più probabile è che avremmo due elezioni il 24 di gennaio: da una parte, appunto,
quelle che si svolgeranno sotto l’egida del presidente dell’autorità palestinese Abu
Mazen, e dall’altra parte un’elezione guidata da Hamas autonomamente all’interno di
Gaza. Una situazione per cui verrà sancita di fatto la divisione tra la Cisgiordania
e Gaza con i due governi autonomi, che di fatto è già la situazione attuale.
D.
- Israele vive da protagonista - sia pure esterno - questa situazione: che cosa andrebbe
meglio a questo punto per lo Stato ebraico?
R. –
L’incubo del governo israeliano è sempre stato quello che questi famosi colloqui tra
Abu Mazen e Hamas andassero a buon fine e si arrivasse a un governo di unità nazionale
che avrebbe creato grossi problemi a Israele, per qualsiasi trattativa di qualsiasi
tipo. Insomma, alla fine chi ci perde davvero in questa situazione è Gaza che rimane
sempre più un buco nero, fuori dall’attenzione del mondo: questo è il vero dramma
di questa situazione. Dal punto di vista di Israele questo è lo scenario migliore,
perché ha la possibilità di ritrovare un interlocutore verosimilmente nella linea
della continuità rispetto a quanto accaduto finora con l’Autorità nazionale palestinese,
e di disinteressarsi in maniera assoluta di quello che succede a Gaza.