2009-10-24 15:34:12

L'Africa raccontata in "Octava Dies", settimanale del Centro Televisivo Vaticano, di sabato 17 ottobre


Da Octava Dies, settimanale del Centro Televisivo Vaticano, di sabato 17 ottobre: RealAudioMP3

Il Sinodo dei Vescovi per l’Africa si avvia alla conclusione: i padri sinodali sono impegnati nella discussione nei “Circoli minori”, e affrontano problemi come quello della povertà causata dalla corruzione e dalle politiche delle multinazionali. Le voci raccolte da Luca Collodi.

Giustizia ed ecologia per l’Africa
di Luca Collodi

Con la relazione che raccoglie le indicazioni dei padri sinodali, la Relatio post disceptationem, si è conclusa la prima parte dei lavori del Sinodo dei Vescovi per l’Africa, in corso in Vaticano dal 4 ottobre scorso. Inizia ora la discussione nei “Circoli Minori”, sul dramma dei migranti, il ruolo di sacerdoti e catechisti e la presenza del fondamentalismo islamico in Africa. Nel dibattito dei Circoli minori, i padri sinodali affrontano anche i problemi della povertà causate spesso dalle “politiche delle multinazionali” e dei loro “complici locali”. Con noi mons. mons. Lucius Iwejuru Ugorji
vescovo di Umuahia, in Nigeria.

mons. Lucius Iwejuru Ugorji
vescovo di Umuahia, Nigeria (in inglese)
Nella regione ci sono multinazionali che cercano il petrolio degradando a tal punto l’ambiente che pescatori e contadini non riescono più a lavorare. Il problema è diventato oggi molto importante per la Nigeria. Ci sono proteste, anche violente, per una maggiore responsabilità delle multinazionali del petrolio nei confronti dell’economia e dei lavoratori locali per favorire lo sviluppo. Talvolta, gruppi di manifestanti, rapiscono le persone per ottenere un riscatto che, naturalmente, ha una dimensione criminale. La soluzione del problema sta in una maggiore responsabilità sociale di chi viene in Nigeria per il petrolio, aiutando a costruire strade, ospedali, scuole in modo che la gente maturi un senso di appartenenza.

Il problema ambientale preoccupa anche i vescovi della Tanzanìa, con ripercussioni sull’economia locale e sulla popolazione già provata dalla povertà. Ce ne parla mons. Ruwa’chi.

mons. Tadeus Ruwa’chi
Presidente Conferenza Episcopale Tanzania
Quest’anno la pioggia non è stata sufficiente anche nelle zone dove, normalmente, si riesce ad avere piogge normali con la possibilità di una raccolta che sostiene la vita. La gran parte del Paese e anche i Paesi vicini, come il Kenia, hanno sperimentato una carenza di pioggia. Una popolazione già provata, povera, cade in una miseria sempre più profonda, trovandosi nella condizione di ricorrere ad una assistenza fissa. E questo non libera una persona verso un cammino di sviluppo. Quando si parla di giustizia e di pace si deve pensare anche all’ambiente perché il rapporto con l’ambiente, che è l’habitat dell’uomo, è un rapporto che quando viene minacciato, minaccia la pace.

Il tema delle migrazioni è invece al centro della vita della chiesa cattolica in Libia, che conta due vescovi, una quindicina di sacerdoti e un’ottantina di religiose che lavorano in centri sociali di aiuto alla popolazione. Con noi, mons. Martinelli, Vicario a Tripoli.

Mons. Giovanni Innocenzo Martinelli
Vicario apostolico a Tripoli
Le autorità sono disponibili nei nostri confronti soprattutto per il servizio ai cristiani in tutte le parti della Libia, anche nelle prigioni dove andiamo e nei centri di raccolta dove sono tutti questi immigrati che non riescono a passare il Mediterraneo e sono portati nei centri di raccolta.

Ma come si vive nei centri che ospitano i migranti in Libia ? Mons. Martinelli.

In genere c’è un clima buono. Quelli che noi abbiamo visitato e dove incontriamo i migranti, abitualmente, sono buoni. Certamente i libici non sono specialisti nel gestire tutta questa massa di gente. Io più volte ho sottolineto che non è sufficiente rigettarli. E’ anche importante aiutare i libici a gestire queste presenze di immigrati. Ci sono tanti aspetti positivi per la pace, la povertà e la giustizia. La Libia sta lavorando in questo senso e il leader libico è intervenuto più volte per portare la pace in Africa in diversi conflitti.


All’Africa è stato dedicato anche il rosario del Papa con gli universitari degli atenei romani, un intenso incontro di preghiera in collegamento via satellite con nove città del continente. Ce ne parla Barbara Castelli.

Una preghiera per l’Africa
di Barbara Castelli

Una straordinaria staffetta di preghiera, intonata con e per l’Africa. Sabato scorso, in aula Paolo VI, migliaia di giovani universitari si sono dati appuntamento per la veglia mariana con Benedetto XVI, in occasione della II Assemblea speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi. Un incontro che è andato oltre i confini di Città del Vaticano e che grazie alle moderne tecniche di telecomunicazione ha permesso a nove Paesi del vasto continente di essere collegati via satellite: Egitto, Kenya, Sudan, Madagascar, Sud Africa, Nigeria, Repubblica Democratica del Congo, Mozambico e Burkina Faso.

BENEDETTO XVI
“Cari universitari di Roma e dell’Africa, vi chiedo di essere nella Chiesa e nella società operatori della carità intellettuale, necessaria per affrontare le grandi sfide della storia contemporanea. Siate nelle Università sinceri e appassionati cercatori della verità, costruendo comunità accademiche di alto livello intellettuale, dove è possibile esercitare e godere di quella razionalità aperta e ampia, che apre la strada all’incontro con Dio”.

Il Papa ha ricordato come meditando i misteri del Rosario si possa scrutare il “vero volto di Dio, che in Gesù Cristo ci rivela la sua presenza nella vita di ogni popolo”. Una presenza costante che deve ispirare soprattutto i giovani a costruire ponti di riconciliazione, giustizia e pace. Ecco le testimoniane di alcuni di loro.

Onitsha – Nigeria (Inserto in inglese)
“Quando tra i gruppi di una nazione i rapporti si infrangono, il dia¬logo e la riconciliazione sono le strade obbligatorie da percorrere per giungere alla pace. Soltanto un dialogo sincero e aperto alle legittime rivendicazioni di tutte le parti, cui l’Università può ap¬portare un contributo significativo, consentirà di costruire un edifi¬cio di autentica giustizia in cui tutti potranno adoperarsi per il vero bene della patria e del loro popolo”.

Ouagadougou – Burkina Faso (Inserto in francese)
“La giustizia comprende numerose sfaccettature e molte¬plici realtà, ma l’obiettivo rimane lo stesso: lo sradicamento della cultura della morte e la promozione della vita nella piena dignità di ogni persona umana, al fine di garantire l’introduzione di una pace duratura”.

Roma – Italia (Inserto in portoghese)
“Solo chi ha provato il dolore di un dente sa quello che significa. Solo chi ha già vissuto momenti di guerra, sa quanto sia necessaria la pace. Io, come giovane del Mozambico, so come la guerra distrugge tutto: la speranza, il sorriso, il futuro, i sogni, l’economia. La guerra genera dolore, disperazione, lacrime senza fine”.

BENEDETTO XVI
“Il Dio di Gesù Cristo cammina con l’uomo: e grazie a Lui è possibile costruire la civiltà dell’amore”.







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