2009-10-24 14:53:45

Accordo tra Angola e Congo sui rimpatri forzati


I governi di Angola e Repubblica Democratica del Congo hanno deciso di sospendere le massicce e reciproche espulsioni e i rimpatri forzati, impegnandosi inoltre a cooperare sul fronte della lotta contro l’immigrazione illegale e a garantire la sicurezza. La decisione – riporta l’agenzia Misna – è emersa durante una riunione alla presenza di una commissione mista di rappresentanti dei due Paesi, avvenuta in questi giorni a Kinshasa, che si è conclusa con l’impegno a ritrovarsi a Luanda a novembre. Preoccupano tuttavia le condizioni delle decine di migliaia di persone rimpatriate. In Angola, costretta a gestire il ritorno di circa 42.000 persone, l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Unhcr/Acnur) ha annunciato l’avvio di un piano di emergenza che prevede la consegna di tende e beni di prima necessità. La maggior parte dei profughi si trova in un campo chiamato “Madre Teresa”, collocato nella provincia dell'ex Zaire. Nella provincia sudoccidentale congolese del Bas-Congo sono invece almeno 18.000 i profughi rientrati negli ultimi due mesi, molti dei quali hanno anche denunciato maltrattamenti da parte di soldati angolani. Difficile comprendere le origini della crisi. Alcuni osservatori parlano di un contenzioso sul controllo di alcune aree ricche di risorse petrolifere, soprattutto a largo delle coste atlantiche. Non trascurabili però anche gli scopi politici, soprattutto in Angola, dove il governo da anni respinge i congolesi da zone dominate dall’opposizione. In questi giorni la notizia di un’incursione dei soldati angolani in territorio congolese, alla ricerca di presunti ribelli del Fronte per la liberazione dell’enclave di Cabinda, un movimento armato angolano. (E. B.)







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