Visita ad Limina Apostolorum. Discorso del Santo Padre Giovanni Paolo II ai Vescovi
del Lesotho
DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II AI VESCOVI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DEL LESOTHO
IN VISITA « AD LIMINA APOSTOLORUM » Martedì, 16 aprile 1996
Cari Fratelli
nell’Episcopato,
1. È con grande gioia che saluto voi, membri della Conferenza
Episcopale del Lesotho che, come l’Apostolo Paolo nei primi tempi della Chiesa, siete
venuti a visitare Pietro (cf. Gal 1, 18). La vostra visita ad Limina Apostolorum è
la concreta espressione dei vincoli che uniscono l’intera Chiesa di Dio in comunione
e discepolato, rendendoci tutti "uno in Cristo" (cf. Gal 1, 18). Nel salutarvi, includo
il clero, le donne e gli uomini religiosi e i laici delle vostre Diocesi. Nella gioia
piena del tempo pasquale dobbiamo elevare le nostri voci nella preghiera e nel rendimento
di grazie a Dio, perché "nella sua grande misericordia egli ci ha generati, mediante
la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva" (1Pt 1, 3).
Questa
speranza viva, questa fede, ci incoraggia a proclamare che "in nessun altro c’è salvezza;
non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale sia stabilito
che possiamo essere salvati" (At 4, 12). Ciò deve essere sempre alla base della nostra
predicazione e del nostro insegnamento mentre ci occupiamo del gregge di Cristo e
cerchiamo di portare a Lui nuovi discepoli. Il mio Predecessore, Paolo VI, espresse
questo concetto molto bene: "Non c’è vera evangelizzazione se il nome, l’insegnamento,
la vita, le promesse, il regno, il mistero di Gesù di Nazaret, Figlio di Dio, non
siano proclamati!" (Paolo VI, Evangelii nuntiandi, n. 22). La potenza dello Spirito
Santo ci sostiene mentre compiamo i nostri doveri. L’opera di evangelizzazione, una
volta iniziata, non deve venire interrotta. Le persone desiderano ovunque la dimensione
trascendente che la Buona Novella porta nella loro vita; le nuove generazioni attendono
l’annuncio del Vangelo.
2. La Chiesa ha il dovere di presentare il Vangelo
in modo che esso possa essere compreso e capito da tutte le persone indipendentemente
dalla loro formazione culturale. Per questo, ogni Chiesa particolare deve imparare
"ad esprimere il messaggio di Cristo ricorrendo ai concetti e alle lingue dei diversi
popoli" e allo stesso tempo promuovere uno "scambio vitale tra la Chiesa e le diverse
culture dei popoli" (Gaudium et spes, n. 44). Questa è l’inculturazione necessaria
"per un reale radicamento del Vangelo in Africa" (Giovanni Paolo II, Ecclesia in Africa,
n. 59). Si tratta di un duplice processo che implica "l’intima trasformazione degli
autentici valori culturali mediante l’integrazione nel cristianesimo e il radicamento
del cristianesimo nelle varie culture" (Giovanni Paolo II, Redemptoris missio, n.
52). Il vostro compito di Vescovi consiste nel vegliare su questo sforzo e nel garantire
la sua autenticità. In Africa, come ho avuto il privilegio di osservare personalmente
in numerose occasioni, fra le quali la mia ultima visita effettuata lo scorso anno,
esistono molti elementi nella vita dei popoli del continente che possono fungere da
canali per diffondere e far comprendere meglio il messaggio del Vangelo. Questi stessi
elementi, una volta permeati dello spirito del Vangelo, condurranno al mutamento di
situazioni e di circostanze che devono essere sanate. Tale contatto con l’abbondante
grazia di Cristo (cf. Rm 5, 17-20) è ciò che le persone del Lesotho desiderano e voi
siete chiamati a far sì che possano conseguirlo.
Sì, cari Fratelli nell’Episcopato!
"Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia" (Gv 1, 16). Questo
deve essere l’oggetto e la sostanza del vostro annuncio mentre ricordate costantemente
al vostro popolo che la nostra speranza è Gesù Cristo (cf. 1 Tm 1, 3; 4, 10). "Infatti
non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia compatire le nostre infermità" (Eb 4,
15). La compassione, il conforto e la pace di Cristo devono costituire il vostro fedele
e concreto messaggio agli abitanti del Lesotho, in particolare a coloro che affrontano
alcune delle situazioni più difficili alle quali avete fatto riferimento nelle vostre
relazioni ad Limina: i lavoratori migranti che sono costretti dalle condizioni economiche
a guadagnarsi da vivere lontano da casa, spesso per lunghi periodi di tempo; le donne
che devono allevare i propri figli da sole; i coniugi che devono affrontare la solitudine
causata dalla lunga assenza dell’altro; i figli rimasti senza le cure amorevoli di
uno dei genitori; gli operai e i lavoratori in genere che tornano a casa solo per
trovarvi più disoccupazione e maggiori difficoltà.
3. Sono consapevole del
fatto che nell’affrontare queste e altre situazioni operate a stretto contatto e in
cooperazione con altre comunità ecclesiali presenti nel vostro Paese, in particolare
nell’ambito del Consiglio Cristiano del Lesotho. Senza perdere di vista la meta ultima
del dialogo ecumenico che consiste nella ricerca della completa unità dei discepoli
di Cristo, c’è già molto spazio per un’azione congiunta volta a difendere la dignità
e la libertà umane, a servire il bene comune e a portare aiuto e conforto a chi ne
ha bisogno.
4. Nell’adempimento dei vostri doveri siete assistiti da sacerdoti,
consacrati "al fine di edificare il corpo di Cristo" (Ef 4, 12), che Dio vi ha dato
come collaboratori. Come "veri padri che eccellono per il loro spirito di carità e
di zelo verso tutti" (Christus Dominus, n. 16), i Vescovi dovrebbero incoraggiare
e sostenere i loro sacerdoti. Nulla può sostituire il ruolo personale che svolgete
nell’aiutarli a "ravvivare il dono di Dio che è in te per l’imposizione delle mie
mani" (2 Tm 1, 6). Sosteneteli mentre lottano per una costante conversione e cercate
di approfondire la loro identificazione con Cristo, il Sommo Sacerdote.
Ho
fiducia nel fatto che, nonostante tutte le vostre necessità, continuerete a dare priorità
alla formazione dei candidati al sacerdozio, in particolare per quanto riguarda quella
fede profonda e quella virtù cristiana che permetteranno loro di essere testimoni
credibili, nelle parole e nei fatti, della Buona Novella della Salvezza in Gesù Cristo.
Il Seminario Maggiore di Sant’Agostino è un elemento prezioso della Chiesa nel Lesotho.
Sono certo che il rettore, i direttori, gli insegnanti e gli studenti, che formano
"una famiglia tale" (Optatam totius, n. 5), faranno ogni sforzo per essere un’autentica
comunità di fede in "unità di spirito e di azione" (Ivi, n. 5). Non esitate a inviare
i vostri migliori sacerdoti a servire nel Seminario (Ivi, n. 5); in ogni aspetto della
vita del seminario, i candidati hanno bisogno di vedere la vera identità del sacerdote,
configurato a Cristo, il Buon Pastore, e chiamato a rendere l’amore del Signore presente
per tutti (cf. Giovanni Paolo II, Pastores dabo vobis, nn. 21-23).
5. Anche
le donne e gli uomini consacrati hanno particolarmente bisogno della vostra sollecitudine
pastorale. Incoraggiateli nel loro modo di vivere e nel loro sacrificio amorevole
affinché possano continuare ad essere araldi eccezionali del Vangelo. È in particolare
attraverso l’opera dei religiosi nel campo dell’istruzione e della sanità nel Regno
del Lesotho che la Chiesa è in grado di offrire un contributo significativo al miglioramento
della società. Raccomando a voi e vi chiedo di raccomandare ai vostri religiosi, l’Esortazione
Apostolica post-sinodale di recente pubblicazione Vita consecrata come strumento di
riflessione sulla vocazione specifica nella Chiesa: "dono prezioso e necessario anche
per il presente e per il futuro del Popolo di Dio, perché appartiene intimamente alla
sua vita, alla sua santità, alla sua missione" (Giovanni Paolo II, Vita consecrata,
n. 3).
Quando penso alla mia visita pastorale alla Chiesa nel Lesotho, mi
ricordo vivamente dei catechisti e dei responsabili laici che svolgono un ruolo così
determinante nel radicamento e nella diffusione della Chiesa in Africa (cf. Giovanni
Paolo II, Ecclesia in Africa, n. 91). Vorrei esprimere loro la mia stima e la mia
gratitudine. Che possano sempre trovare in voi l’aiuto necessario per conseguire una
formazione corretta e per giungere a una chiara consapevolezza del loro ruolo particolare
nella Chiesa e nella società.
Per quanto riguarda i laici, essi dovrebbero
venir rafforzati nella loro identità cattolica, affinché possano essere testimoni
convincenti di Cristo e della sua verità, nella famiglia, sul posto di lavoro e nella
società in generale. Ciò è vero soprattutto per quanto concerne la famiglia cristiana,
la "chiesa domestica". Non si dovrebbe risparmiare alcuno sforzo nel sostenere e tutelare
questa cellula primaria e vitale della società. Le coppie dei matrimoni misti hanno
bisogno di un’attenzione pastorale particolare affinché la fede non si indebolisca.
Nel compito di assicurare una rivitalizzazione della fede, le piccole comunità cristiane
possono essere particolarmente efficaci nel promuovere la conoscenza della Parola
di Dio e nel coinvolgere attivamente le persone nella vita parrocchiale e nel servizio
alla comunità. Esse sono utili nell’aiutare la Chiesa a soddisfare le necessità pastorali
dei giovani che devono sentire il sostegno della famiglia ecclesiale per affrontare
le sfide lanciate da nuovi modelli culturali. Se i giovani e le giovani verranno incoraggiati
a svolgere un ruolo più attivo nella vita della Chiesa, un numero maggiore di essi
sarà portato a rispondere alla grazia e alla chiamata di Cristo a seguirlo attraverso
la vocazione al sacerdozio e alla vita religiosa.
6. Lo scopo di tutti i vostri
sforzi pastorali è quel serio "approfondimento della fede" che è particolarmente necessario
oggi, dati i moderni fenomeni di "sradicamento familiare, di urbanizzazione, di disoccupazione,
come pure" le "molteplici seduzioni materialistiche" (Ecclesia in Africa, n. 76).
A questo proposito, l’insieme delle scuole cattoliche del Lesotho costituisce uno
dei vostri più grandi meriti e una delle vostre principali preoccupazioni. Incoraggio
i vostri sforzi per una migliore comprensione con il governo per superare le difficoltà
attuali del sistema scolastico del Lesotho. L’efficacia delle vostre scuole nel soddisfare
le necessità dei bambini della nazione dipende molto dalla loro capacità di conservare
una specifica identità cattolica. La presenza della Chiesa nell’ambito dell’istruzione,
così come in quello dei servizi sociali e della sanità, è l’espressione concreta dell’amore
cristiano, un amore che deve diffondersi per affrontare sempre nuove sfide. L’attuale
situazione socio-economica del vostro Paese sta creando difficoltà a quasi tutti i
settori della popolazione, rendendo quindi la carità e la solidarietà più necessarie
che mai. Un’autentica testimonianza di servizio spirituale e materiale è sempre la
prova della credibilità dei seguaci di Cristo.
7. All’approssimarsi del Grande
Giubileo dell’Anno 2000, l’intera Chiesa è chiamata a prepararsi per le grazie speciali
che tale commemorazione sicuramente porterà (cf. Giovanni Paolo II, Tertio Millennio
adveniente, n. 15). Per questo, vi incoraggio a considerare in quale misura potete
guidare il vostro popolo verso una più intensa esperienza della Chiesa come fraternità
cristiana, come unità vivente nella quale tutti i membri condividono i loro doni spirituali
e rendono visibilmente presente l’unica vita divina del Padre, del Figlio e dello
Spirito Santo. Vi chiedo di portare nelle vostre Diocesi i miei cordiali saluti e
di assicurarle delle mie preghiere e della mia sollecitudine. Affido i cattolici del
Lesotho all’amorevole intercessione di Maria e del vostro Beato Joseph Gérard e vi
imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica come pegno di forza e di pace nel nostro
Salvatore Risorto.