Mons. Migliore all'Onu: no ai pregiudizi sull'Africa, più giustizia nelle relazioni
commerciali
“Le condizioni di commercio internazionale devono conformarsi alle necessità e alle
sfide economiche che l’Africa vive”. Sono parole di mons. Celestino Migliore, osservatore
permanente della Santa Sede all’Onu, intervenuto alla 64.ma sessione dell’Assemblea
generale delle Nazioni Unite su una “Nuova Partnership Economica per lo Sviluppo dell’Africa”.
Il servizio di Fausta Speranza:
Mons. Migliore
ha parole di apprezzamento per un impegno a favore dello sviluppo di una nuova cooperazione
economica, ma chiarisce subito che innanzitutto “vanno eliminati i pregiudizi: “una
volta per tutte”, dice. L’Africa non è solo corruzione, colpi di Stato, conflitti
regionali. L’Africa ha espresso ed esprime anche “grande capacità di gestire i processi
di transizione all’indipendenza o la ricostruzione dopo conflitti”. Inoltre contribuisce
con personale qualificato al lavoro degli organismi internazionali o alla vita scientifica,
accademica, intellettuale. “L’Africa – dice mons. Migliore - ha saputo offrire alla
comunità internazionale esempi e valori degni di ammirazione e oggi può offrire anche
segni di realizzazione di molte delle sue speranze”. Questo non va dimenticato – raccomanda
mons. Migliore – se no si resta nell’ambito dell’assistenzialismo senza voler contribuire
a dare atto alle “reali potenzialità del continente africano”. Quello che ci vuole
– chiarisce – è “una solidarietà fattiva”, per risolvere i problemi che certamente
non mancano. Primo fra tutti il livello drammatico di povertà: la maggior parte dei
Paesi africani è molto lontana dall’obiettivo che si vorrebbe raggiungere entro il
2015: dimezzare la povertà di quanti vivono con meno di un dollaro al giorno. Mons.
Migliore, dunque, raccomanda alcune scelte importanti per i Paesi più industrializzati:
investire in Africa, sostenere programmi di diversificazione in campo agricolo e in
generale programmi di diversificazione delle economie, rivedere le condizioni del
commercio internazionale. Questo significa innanzitutto creare opportunità per i prodotti
africani. Inoltre, mons. Migliore chiede di puntare al ruolo attivo che l’Unione Africana
può assicurare nella cooperazione con gli organismi internazionali. Perché il G20
significhi davvero apertura a nuovi equilibri internazionali; perché sia un “forte
punto di riferimento per l’economia mondiale” ma senza creare nuove esclusioni per
i Paesi più piccoli.