2009-10-22 16:07:21

Italia: discorso ai giovani di mons. Crociata sulla proposta cristiana


“La proposta cristiana non è una carezza illusoria, un discorso sentimentale, indulgentemente comprensivo, quasi complice di tante debolezze compiaciute. Essa è una proposta esigente non per costrizione o per dovere, ma per forza d’amore che brucia dall’interno, è la radicalità dell’annuncio cristiano”. A ricordarlo ai quasi 500 partecipanti al convegno nazionale della pastorale giovanile della Cei, che si è aperto stamattina a Metaponto e si concluderà il 25, è stato il segretario generale dei vescovi italiani, mons. Mariano Crociata. “Si ha l’impressione - ha detto mons. Crociata ripreso dall'agenzia Sir - di vivere in un tempo di tiepidezza, dove tutto, pare, privo di vigore, spiritualmente decadente, al quale si contrappone un certo fondamentalismo, anche nei nostri ambienti, che crede di colmare questo vuoto di verità con il fanatismo”. Per evitare questa deriva mons. Crociata ha ribadito “il valore della proposta cristiana che non è un vacuo accompagnamento ma proposta esigente, sana, motivante, capace di additare obiettivi forti ed orizzonti vasti”. Il dramma spirituale dei giovani, oggi, ha aggiunto il presule, “è quello delle grandi passioni che si estinguono dietro piccoli fuochi fatui. Serve, dunque, recuperare il fuoco di Gesù, quello che divora il male attraverso la donazione di sé. Gesù non è un fanatico o un esaltato ma è un fuoco che rinnova l’umanità”. Tuttavia, ha avvertito mons. Crociata, rivolgendosi ai presenti, “dobbiamo, noi educatori per primi, vivere secondo la grazia. Se non siamo capaci di questo le nostre parole saranno vane, inutili”. Dal canto suo il responsabile del Servizio nazionale Cei per la pastorale giovanile (Snpg), don Nicolò Anselmi, ha detto che “i giovani hanno ancora poco spazio nelle nostre Chiese, anche se possono offrire forza e slancio per cambiarle e rinnovarle. Lontano dal volere semplificare il ruolo della pastorale - ha spiegato don Anselmi - è necessario ricordare che ci sono giovani che lasciano le nostre comunità ecclesiali per andare lì dove sono apprezzati, valorizzati, accolti e ascoltati. La comunità ecclesiale quindi, deve dare loro fiducia e mettersi a servizio della loro crescita”. (R.P.)







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