I vescovi argentini: dialogo e inclusione sociale per sconfiggere la violenza
“Occorre incoraggiare una cultura del dialogo, dell’incontro e della ricerca del consenso”.
Così si è espresso ieri il vescovo di Sant'Isidro, in Argentina, mons. Jorge Casaretto,
presidente della Commissione episcopale per la Pastorale sociale a proposito di diversi
atti di violenza sociale e politica che preoccupano l’intero Paese. L’auspicio del
presule è arrivato dopo l’aggressione assurda e gratuita al senatore dell’opposizione
Gerardo Morales, avvenuta in località Mar del Plata, dove già si erano registrate
alcune occupazioni violente da parte dei cosiddetti “piqueteros”. Si tratta, ha osservato
mons. Casaretto, “di fatti preoccupanti” che ci ricordano che “se c’è un metodo che
noi non dobbiamo usare mai è quello della violenza”. “Possiamo parlare su tutto e
cercare accordi su ogni tipo di conflitto” ha concluso il presule per poi commentare
la recente proposta della Commissione nazionale Giustizia e Pace che suggerisce l’istituzione
di un “introito minimo in favore dell’uguaglianza e dell’equità nell’infanzia”. Eduardo
Serrantes, presidente della Commissione ha precisato che in realtà è una proposta
molto articolata, con diverse iniziative al suo interno, che ha uno scopo principale
e fondamentale: favorire uguali opportunità nell’ambito dello sviluppo umano garantendo
a tutti, in particolare i più deboli, un minimo di sicurezza sociale. In concreto,
ad esempio, si propone alle autorità pubbliche di legiferare per garantire la parità
di diritto sull’assegno familiare affinché tutti i bambini e le bambine possano avere
questo beneficio indipendentemente da qualsiasi altra considerazione. Oggi, si è rilevato,
non è così perché esistono radicali differenze fra figli di ragazze madri, figli di
operai e contadini e figli di impiegati statali e del settore privato. Eduardo Serrantes
ha precisato che non si tratta di iniziative politiche, nel senso che possono essere
annoverate fra le proposte dei partiti, ma di iniziative che favoriscano il dibattito
in materia per arrivare poi ad una vera politica statale a prescindere dalla maggioranza
al governo. “La cosa fondamentale oggi è correggere al più presto le disuguaglianze
per adempiere non solo al dettato della Costituzione, ma anche agli impegni assunti
con la firma di Convenzioni internazionali sull’infanzia che l’Argentina ha ratificato”.
La Chiesa e le sue strutture impegnate nella pastorale sociale ritengono che si tratti
di un’iniziativa possibile e fattibile solo se tutte le parti accettano “un dialogo
maturo e istituzionale” con l’obiettivo di individuare le soluzioni migliori. La proposta
suggerisce una copertura finanziaria minima (180 pesos) a tutti, dalla nascita fino
ai 18 anni, e ciò consentirebbe “un’inclusione sociale” di almeno 6 milioni di bimbi
e adolescenti oggi completamente esclusi. Per la Commissione nazionale Giustizia e
Pace dell’episcopato argentino, il costo totale della proposta è di quasi 13.000 milioni
di pesos, finanziabili attraverso una ri-assegnazione dei fondi dell’attuale Programma
per le famiglie e con una decisione politica ed etica che assegni il 4,4% della legge
finanziaria, pari allo 0,9 del Pil, alla protezione e sostegno dell’infanzia senza
distinzioni. (A cura di Luis Badilla)