Cattedra del Dialogo in Milano con il cardinale Tettamanzi
Nell’ambito della “Cattedra del Dialogo”, forum di approfondimento sui fenomeni e
le crisi del nostro tempo promosso dall’arcidiocesi di Milano, si è svolta ieri sera
la conversazione del cardinale Dionigi Tettamanzi e della prof.ssa Gabriella Caramore
sul tema “Dialogo come ethos: nell’esperienza dei cristiani”. Da Milano, il servizio
di Fabio Brenna:
Un dialogo
che diventa costume di vita ed anche una consuetudine del vivere ecclesiale è indispensabile,
ma molto difficoltoso oggi. Secondo l’arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi
Tettamanzi, il dialogo è un valore anche per la comunità cristiana, senza
il quale non c’è vita religiosa e sociale. Dopo aver ricordato come sia abbastanza
recente la prima Enciclica che pone l’esigenza del dialogo fra Chiesa e mondo, l’“Ecclesiam
Suam” di Paolo VI, il cardinale Tettamanzi ha rilevato la tendenza al rallentamento,
finanche un rifiuto del dialogo. Eppure non si può rinunciare a questa impresa, ha
sottolineato il porporato, perché è il Vangelo, il dialogo trinitario che è in Dio,
la dimensione escatologica dell’identità cristiana che ci porta oltre le semplici
appartenenze sociologiche o culturali. Dialogare è frutto di ascolto e parola:
“Senza
questo ascolto, io penso che sia impossibile parlare e offrire una parola significativa,
una parola che tenti di essere una risposta secondo verità e con amore al problema
che la situazione di volta in volta mi presenta. Ma questo ascolto e questa parola
hanno bisogno, mi pare, non solo di una grande pazienza quando uno cerca di conoscere
la realtà e di dare, poi, alla realtà la giusta risposta; ma c’è bisogno di lungimiranza,
c’è bisogno di guardare al domani”.
Dobbiamo accettare
che non esistiamo solo noi, ha quindi detto il cardinale, ed attraverso un rigoroso
confronto delle differenze, evitiamo atteggiamenti di ingenuo irenismo:
“La
Chiesa cattolica non poche volte nella storia passata e a noi vicina, si è ripiegata
su se stessa e quindi di fatto è stata lenta, è stata tardiva ad aprirsi con relazioni
positive con il mondo. E, consapevole della delicatezza e della complessità di questa
apertura, Montini esortava ad affrontare l’argomento del dialogo senza rimandi e senza
titubanze”.
Il cardinale Tettamanzi ha infine invitato
a distinguere fra dialogo e annuncio. Gesù non indottrinava e non faceva proselitismo,
ha concluso l’arcivescovo, ma piuttosto, attraverso l’ascolto dell’altro entrava in
una relazione profonda, e la conversione arrivava da Dio.