Al via il Prestito della Speranza promosso dai vescovi italiani
Parte nella diocesi di Torino, come in altre 140 diocesi italiane, l’iniziativa della
Conferenza episcopale italiana il “Prestito della Speranza”. Attraverso la raccolta
di offerte sollecitata in tutte le chiese, l’obiettivo era la creazione di un Fondo
per sostenere, attraverso un prestito, le famiglie particolarmente colpite dalla crisi
con la perdita del lavoro o del reddito. Prestito che consentirà a queste persone
di intraprendere piccoli percorsi auto-imprenditoriali o corsi di riqualificazione
per un reinserimento lavorativo. I particolari del progetto sono stati illustrati
stamane a Torino da Pierluigi Dovis, direttore della Caritas diocesana, che
in questa operazione è affiancata dalla fondazione don Mario Operti e dalla Commissione
regionale dell’Abi. Ma com’era andata la raccolta di fondi all’origine del progetto?
Adriana Masotti l’ha chiesto allo stesso dott. Dovis:
R.
– La raccolta che è stata fatta il 31 maggio scorso sta ancora afferendo al salvadanaio
centrale che la Conferenza episcopale italiana ha istituito. C’è stata una certa rispondenza
alla chiamata che verrà integrata con fondi propri della Conferenza episcopale italiana.
Bisogna, infatti, assolutamente raggiungere la quota di 30 milioni di euro per la
costruzione di un fondo di garanzia che sia in grado di coprire le spalle a circa
30 mila famiglie in difficoltà che potrebbero venire aiutate da questo progetto attraverso
un prestito erogato dagli istituti di credito che si sono convenzionati a questo progetto
per dare la possibilità alle famiglie di trovare una strada di uscita dalla crisi.
D.
– Dunque siamo arrivati alla seconda fase, alla concretizzazione dell’iniziativa che
sta partendo in alcune diocesi tra cui la vostra…
R.
– A Torino, il 27 ottobre, inizierà la fase operativa con l’ascolto delle prime persone
che sono state segnalate e che saranno poi in seguito segnalate dai nostri sensori
naturali che sono le parrocchie.
D. – Non si sa ancora
quante famiglie verranno aiutate?
R. – No. Possiamo
calcolare alcune migliaia di nuclei familiari. Non siamo in grado di dare numeri chiari
per un motivo molto semplice, perchè non si tratta di poveri “conclamati”, ma di
nuovi poveri, i poveri inclusi, che fino all’inizio o a metà del 2008 non avrebbero
mai pensato di cadere in una situazione di questo tipo. Dunque, sono situazioni che
fanno difficoltà ad emergere. Per il momento abbiamo dato il via a quello che è l’iter
per arrivare ad aiutare queste persone.
D. – Quando
prevedete che possano arrivare i primi prestiti per queste famiglie?
R.
- Io penso che le prime persone potranno ricevere, spero, un bel regalo di Natale...
D.
– Questa operazione, al di là dell’aiuto ad alcune migliaia di famiglie, servirà anche,
penso, alla Chiesa locale per venire a conoscenza della situazione delle persone…
Forse è una sfida anche pastorale…
R. – Sì, io spero
proprio che nascano nuove sensibilità da parte delle comunità parrocchiali, perché
la vita di carità per una comunità parrocchiale non è un abbellimento della vita consueta
di fede e della vita pastorale, ma è talmente dentro che se non c’è e se non si esprime
in forme mature, rischia di inficiare la stessa risposta di fede al mandato di sequela
che il Signore ci da.